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Intelligenza o meccanica?
Alessandro Zanoli
È stato pubblicato negli scorsi giorni il programma della nuova edizione del Premio Moebius di Lugano. Il 4 e 5 ottobre prossimi nell’Auditorium dell’USI di Lugano si discuterà, con un gruppo di specialisti scelti con competenza da Alessio Petralli, di «IA e Salute, IA e Clima, IA ed Educazione, IA e Lavoro, IA e Turismo, IA ed Economia». La riflessione attorno a questa nuova tecnologia è tanto più necessaria quanto più lo strumento si sta facendo largo nella nostra quotidianità. Che lo si voglia o no, e al di là di tutte le reticenze che, come utilizzatori medi di informatica e di tecnologia si possano manifestare, le applicazioni dell’IA sono ormai innumerevoli.
In un articolo che ci è capitato di leggere negli scorsi giorni si pubblicizzava ad esempio una nuova serie di prodotti informatici che, grazie alle capacità dell’IA, potevano aiutare giovani imprenditori ad aprire nuove attività economiche. Il pacchetto proposto era in grado di realizzare autonomamente il sito web dell’azienda, di creare l’interfaccia necessaria per iniziare un’attività di e-commerce, ma oltre a questo offriva il necessario strumento contabile per gestire le pratiche amministrative, per programmare la propria attività di promozione e, chissà, forse anche organizzare le pulizie degli spazi commerciali. Certamente un grande aiuto per molti giovani in procinto di portare sul mercato le proprie aspirazioni. Ma… chi conosce un po’ il settore del commercio e dell’attività imprenditoriale in proprio, sa bene quanto agli aspetti tecnologici vada affiancata necessariamente anche una capacità di relazione, di contatto umano, nelle contrattazioni e nella gestione dei rapporti con la clientela, cose che difficilmente una macchina (nonostante tutta la sua gentilezza, come dicevamo tempo fa) sembra in grado di gestire.
Al di là di ciò, comunque, il punto che ci sembra importante da tenere in considerazione riguarda l’affidabilità della tecnologia in sé. A nostro modesto parere è proprio la denominazione dello strumento informatico a richiedere una revisione. Pensandoci bene ci si ostina a chiamare «intelligenza» un processo informatico che non ha alla sua base assolutamente nulla di intelligente. Anzi. Se abbiamo ben capito, l’IA funziona sulla base di associazioni casuali, probabilistiche, di concetti, senza una vera capacità di elaborazione e di valutazione del significato di quanto viene proposto in risposta all’utente. Sarebbe il caso di parlare, probabilmente, di «risposta meccanica» o meglio di «automatismo informatico», e sarebbe più appropriato definirla «produzione automatica di contenuti», cosa che con l’intelligenza non ha proprio nulla a che fare. Detto con un paradosso, l’IA, per quanto è dato di sapere, funziona grazie a un procedimento (per quanto complesso e sofisticato) di gigantesco «copia-incolla».
La nostra perplessità, comunque, deriva anche da altre esperienze, per quanto minime e circoscritte. Continuando a investigare sulle capacità dialogiche dell’IA, da tempo abbiamo iniziato una serie di colloqui con ChatGPT. Per chiarire, bisogna osservare che ne utilizziamo la versione gratuita, che sicuramente è quella meno performante. In diverse occasioni abbiamo potuto comunque renderci conto che la fama di onniscienza dello strumento è abbastanza usurpata. In almeno tre occasioni, discutendo di letteratura, abbiamo colto in castagna il simpatico attrezzo, il quale, né più né meno di uno scolaretto impreparato, ci ha ammannito delle castronerie completamente inventate. Nel primo caso ha dato per morto da anni un celebre e simpatico scrittore italiano che conosciamo molto bene e con cui siamo stati felicemente a pranzo qualche tempo fa. In un altro momento ha sciorinato una bibliografia completamente falsa e campata in aria (da rimanerci a bocca aperta, una cosa veramente incredibile) per un famoso autore ticinese del secolo scorso. A questo punto la domanda è: «Ma chi controlla la qualità del lavoro dell’IA?». Lo deve fare un umano? Allora siamo daccapo, siamo ai piedi della scala. E noi speriamo che quegli strumenti per giovani imprenditori siano stati ben progettati e comunque inviteremmo gli umani a stare ben attenti a quello che la macchina suggerisce. Il copia-incolla gioca anche brutti scherzi.