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Leggerezza, una parola contesa

/ 16/09/2024
Lina Bertola

Non solo nelle nostre relazioni personali, anche nella sfera pubblica e istituzionale siamo sempre più spesso confrontati con comportamenti inopportuni, inadeguati, riprovevoli, spesso sul filo della legalità. Laddove è necessario, la giustizia fa la sua parte mentre la cosiddetta opinione pubblica, il buon senso comune, tra sorpresa, sconforto e indignazione, spesso si appella alla leggerezza di azioni che confliggono con il ruolo e con le relative aspettative nei confronti dei protagonisti.

«È stata una leggerezza, ha agito con troppa leggerezza, queste cose capitano quando prevale la leggerezza». Non so dire se l’arrière pensée di queste valutazioni abbia un sottofondo giustificativo e tenda a voler relativizzare l’accaduto. Quello che appare chiaro è che in questo contesto la parola leggerezza esprime un significato decisamente negativo: esprime superficialità, faciloneria, negligenza, tutti atteggiamenti che confliggono con il senso di responsabilità e sono all’origine di comportamenti sbagliati, inaccettabili, finanche illegali.

Se scorriamo i dizionari, accanto alla «leggerezza di una piuma» o di un «passo leggero» troviamo in bella evidenza proprio il significato, figurato, di mancanza di controllo nel comportamento, dovuta appunto a negligenza, faciloneria e frivola noncuranza. Insomma, mancanza e inadeguatezza rispetto a valori condivisi e alla correttezza dell’agire che ne discende. Mi chiedo tuttavia se leggerezza sia davvero la parola giusta per indicare le possibili ragioni di tanti, troppi comportamenti inadeguati che attraversano allegramente il tessuto relazionale, sia nella sfera privata sia in quella pubblica. Me lo chiedo soprattutto ripensando alla prima delle Lezioni americane di Italo Calvino, custodita in un’opera preziosa pubblicata postuma nel 1988 e dedicata appunto alla leggerezza.

Calvino ripercorre secoli di poesia, con sguardo sapiente, a sua volta leggero, per cogliervi il fil rouge della leggerezza, intesa però come valore e non come difetto. In queste pagine straordinarie la parola si riveste infatti di una qualità dell’esistenza totalmente altra rispetto all’uso negativo che spesso colora i nostri discorsi quotidiani quando raccontiamo di trasgressioni e infrazioni, più o meno gravi, ai valori e alle regole condivise della convivenza. È proprio così, le parole forti della vita sono sempre in movimento, a volte artefici, a volte prigioniere di sguardi diversi nel nominare ciò che accade del mondo.

Ecco che allora, in un rovesciamento di prospettiva, la leggerezza può offrirsi a noi come levità, come un vero e proprio antidoto a quella pesantezza del vivere che a tutti è dato di conoscere e di sperimentare: un antidoto, per dirla con Calvino, all’«inerzia e opacità del mondo».

La sua esplorazione, meravigliosa e meravigliata, inizia dalla figura di Perseo che sconfisse Medusa volando con sandali alati, sostenuto dai venti e dalle nuvole, gentile fino alla fine verso quell’essere mostruoso e tremendo. Attraverso le parole di Ovidio, Lucrezio, Cavalcanti, Emily Dickinson e altri ancora, siamo accompagnati ad ammirare infine la luna di Leopardi, capace di comunicare intensamente una sensazione di levità, di silenzioso e calmo incantesimo: «Leopardi, nel suo ininterrotto ragionamento sull’insostenibile peso del vivere, dà alla felicità irraggiungibile immagini di leggerezza: gli uccelli, una voce femminile che canta da una finestra, la trasparenza dell’aria, e soprattutto la luna». Secondo Calvino, Leopardi compie il miracolo di togliere ogni peso alle parole (e, aggiungo, alla vita che raccontano) fino a farle assomigliare alla luce lunare, fino a proiettarne la luce, anche quella della sua assenza.

Da queste pagine intense la leggerezza ci viene incontro come valore grande, come postura dell’esistenza che ciascuno di noi custodisce dentro di sé, anche quando rimanga silenziosa sullo sfondo del nostro panorama esistenziale. Quanto siamo lontani dal significato di superficialità con cui troppo spesso la identifichiamo!

Questa leggerezza del vivere interpella il poeta che abita in ciascuno di noi, con grazia e delicatezza. Offre uno sguardo rinnovato sulla realtà: non è mai una fuga, ma è solo il desiderio di stare al mondo cercando di prendere le distanze da pensieri già pensati. È una leggerezza pensosa, è apertura al possibile, al non ancora visto, all’inatteso, e soprattutto è attenzione a quell’invisibile leggero che sempre si manifesta nello sguardo poetico sulla vita e che abita dentro ogni cosa.