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Vibes

/ 16/09/2024
Simona Ravizza

«Non vogliamo intorno gente che emani vibes negative», sono le Parole dei figli che mi sento dire l’altra sera alla proposta di invitare dei colleghi a cena. Mai sorella e fratello vanno tanto d’accordo come quando ci sono da bocciare delle mie idee! Alla domanda su cosa voglia dire vibes la risposta è ancora più irriverente: «È intuitivo – dice la 15enne Clotilde –. Tutti possiamo percepire un’atmosfera più o meno positiva da qualcuno o da qualcosa». In effetti la traduzione dall’inglese di una delle parole più utilizzate dai ragazzi della Gen Z è atmosfera, che va di pari passo con reazione emotiva. Le vibes sono le sensazioni: to have good vibes è avere sensazioni piacevoli; I don’t like the vibes sta per non mi piacciono le sensazioni, per esempio, che dà questo posto. In altre parole: una persona, una situazione, un luogo possono fare percepire delle vibrazioni: sentimenti ed emozioni che i nostri figli declinano in mille contesti. Ci sono le vibes che arrivano dalla partenza per le vacanze o dai viaggi; legate al benessere personale (sia esso fisico, emotivo o mentale) che possono essere trasmesse dall’esercizio fisico, dal mangiare cibi più sani, persino dallo stretching; diffuse da una persona incontrata per la prima volta; e non possono mancare quelle che generano ansia, tensione, imbarazzo, disagio; meglio l’atmosfera – c’è anche quella – romantica! Una giornata di felicità trascorsa con le persone che ami diventa vibe.

È il 1966 quando un brano dei Beach Boys, considerati una delle band più influenti nella storia della musica, s’intitola Good Vibrations: «Adoro i vestiti colorati che indossa. E il modo in cui la luce del sole gioca sui suoi capelli. Sento il suono di una parola gentile. Nel vento che solleva il suo profumo nell’aria sto captando buone vibrazioni». Nel 1970 lo dice John Lennon: «Emani cattive vibrazioni». E nel 1970 The Boss Bruce Springsteen in New York City Serenade canta: «Hey vibes amico!». E la lista può continuare. Ai giorni nostri la musica è un’altra. In Good Vibes il rapper MamboLosco la mette giù così: «Ehi, solo good vibes, no bad vibes. Tasche piene di soldi, io e la mia thottie. Non andiamo più al McDrive. No bad vibes, no bad vibes. Sto al ristorante ma non ho fame, ordino lo stesso. Alla fine mangio solo un po’ di pane. Alla fine è trap, che ci devo fare. Alla fine è real, non posso mentire. Se non dico questo, cosa devo dire?». E in Vibes Young Signorino, altro rapper: «Mi servirebbe quasi il Ventolin per l’asma. A volte non mi fa manco respirare quest’ansia». Tant’è.

Il vibe check, come riporta il Cambridge Dictionary, è un atto volto a scoprire come si sente qualcuno o come ti fa sentire, qual è l’umore in un particolare luogo o situazione: «Un controllo delle vibrazioni è un modo per misurare l’umore di qualcuno – si legge –. Soprattutto se sta emettendo vibrazioni negative» . Mi ripropongo d’ora in avanti di fare un vibe check con l’adolescente che ringhia prima di rivolgerle la parola! Del resto, sempre il Cambridge Dictionary, riporta tra i suggerimenti: è possibile iniziare la frase non dicendo ai tuoi amici «come stai?» ma andare, invece, con «vibe check?». Spirito dei tempi. Per il prestigioso quotidiano inglese «The Guardian», vibe è la parola più abusata della nostra epoca! Nell’estate 2022 Suraj Patel, avvocato 38enne, già nello staff di Obama, in quel momento in corsa per il Congresso Usa, appende un manifesto per le strade di New York durante le primarie democratiche della città: c’è una foto di lui, camicia azzurra e cravatta, tutt’intorno dei fiori stilizzati, nessun simbolo di partito, a campeggiare è semplicemente la frase change the vibes, cambia le vibrazioni. Sui social Patel spiega così la scelta: «Penso davvero che incapsuli lo stato d’animo del pubblico in questo momento. Non abbiamo bisogno di ulteriore disfattismo. Abbiamo bisogno di guerrieri felici che siano a favore dell’abbondanza, della democrazia e delle vibrazioni».

Il cruciverba del «New York Times» inserisce vibes tra le parole da indovinare: «Valutazione emotiva di ciò che ci circonda, in gergo». E c’è chi sostiene che, ci piaccia o meno, parte della contagiosità delle vibrazioni è che tutti a un certo punto sembrano capire che cosa significhino. E voi l’avete capito?