azione.ch
 



Non c'è energia sufficiente per l'IA

/ 02/09/2024
Aldo Grasso

Il futuro sarà dell’Intelligenza Artificiale (IA). Lo dicono in molti: studiosi, istituzioni, industrie. Fra i maggiori benefici dell’IA, i più degni di nota sono sicuramente la velocità e il conseguente risparmio di tempo soprattutto nello svolgere delle mansioni che non prevendono né il guizzo né l’ingegno ma la semplice, tediante e meticolosa ripetizione di un processo. Ma la velocità e il risparmio di tempo non sono gli unici vantaggi dell’intelligenza artificiale.

I sistemi di IA possono apprendere e migliorarsi nel tempo attraverso l’analisi di grandi quantità di dati e l’esperienza acquisita, portando a miglioramenti costanti nelle prestazioni. L’IA può effettuare analisi complesse e fornire risultati accurati e precisi, riducendo al minimo gli errori umani e migliorando la qualità delle decisioni (il settore della Sanità è quello che ne trarrebbe maggiori vantaggi). L’IA può elaborare grandi quantità di dati in tempi molto brevi, consentendo analisi rapide e supportando decisioni immediate basate sui dati. L’IA favorisce l’innovazione in vari settori, contribuendo allo sviluppo di nuove tecnologie, prodotti e servizi che possono migliorare la vita delle persone e stimolare la crescita economica.

Non tutto, però, è rosa e fiori. L’uso diffuso dell’IA può comportare rischi per la sicurezza dei dati, specialmente se non gestito in modo appropriato, con il rischio di violazioni della privacy e accessi non autorizzati (fake news e furti d’identità). I suoi algoritmi possono incorporare i pregiudizi presenti nei dati su cui vengono addestrati, portando a discriminazioni e disparità in base a razza, genere, età e altre caratteristiche. Gli algoritmi di IA spesso operano in modo complesso e non sempre è possibile comprendere completamente le decisioni che prendono, sollevando preoccupazioni riguardo alla trasparenza e all’accountability.

Ma il vero problema che l’IA dovrà risolvere è un altro: dove reperire tutta quell’energia che brucia in quantità mastodontiche? Sulla rivista «Il Mulino», ha sollevato il problema il prof. Pierluigi Cantucci che insegna Fisica matematica all’Università di Bologna: «Circa cinque anni fa, quando l’Intelligenza artificiale ci aveva già impressionati con il riconoscimento delle immagini, le traduzioni di testi e altre sue meraviglie, i più accreditati think thank di ricerca e analisi avevano previsto che, coi dati di crescita osservati, nel 2050 questa tecnologia avrebbe consumato la metà dell’energia che abbiamo a disposizione. Quella previsione, lontana e con grandi margini di incertezza, era stata frettolosamente ignorata, esorcizzata e liquidata con indifferenza… Da allora OpenAI, la società proprietaria della chat e le altre in concorrenza stanno crescendo a ritmi impressionanti. Con un bacino attuale di centinaia di milioni di utenti, gli investitori si mettono in fila per salire in quel treno».

Secondo quanto dichiarato dalle stesse aziende, nel 2023 Microsoft e Google hanno consumato, rispettivamente, 24 e 25 TWh (una lampadina consuma 100 watt circa. Un solo terawatt potrebbe alimentarne 10 miliardi contemporaneamente). Un Paese come l’Italia lo scorso anno ha consumato circa 300 TWh per soddisfare il fabbisogno energetico di più di 60 milioni di cittadini. Per dare un altro ordine di grandezza, la Nigeria – che ha quasi 220 milioni di abitanti – nel 2023 ha consumato 32 TWh.

Questi livelli si spiegano con gli enormi calcoli a cui sono sottoposti i data center sparsi in giro per il mondo che, tutti insieme, secondo l’Agenzia internazionale per l’energia consumano circa 460 TWh (nel 2022), cifra destinata ad arrivare fino a mille entro il 2026. Ma si comprendono soprattutto con gli sforzi (energetici e non) che si sono moltiplicati per l’incredibile sviluppo in questi anni dell’intelligenza artificiale generativa, fortemente energivora, in particolare nelle fasi d’addestramento.

Sperare che fonti energetiche alternative possano soddisfare questo grande bisogno di energia è pura utopia. Anche per questo da più parti ci si sta muovendo per individuare nuove fonti di energia, guardando innanzitutto a quella nucleare. Microsoft, ad esempio, ha stretto una partnership con Helion, che entro il 2028 dovrebbe iniziare a produrre energia tramite fusione nucleare.

Come osserva il prof. Cantucci, «il concatenarsi di singole azioni fatte in buona fede, razionali e moralmente accettabili può talvolta condurre a risultati che nel loro insieme risultano dannosi. È stato così con gli effetti dell’inquinamento e del cambiamento climatico indotti dalla prima rivoluzione industriale. Dovremmo imparare dai nostri errori, trarne un insegnamento prezioso e agire di conseguenza con la rivoluzione in corso costruendo insieme le regole giuste, quelle alte, senza imporre vincoli che imbrigliano le azioni concrete e la crescita e diventano inutili nel poco tempo che impiega la tecnologia a diventare obsoleta».