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Basta che non debba pagarlo io!
Angelo Rossi
Quando, più di trent’anni fa, insegnavo management pubblico, solevo uscire con gli studenti a fare un test, direttamente dalla strada, sulle opinioni degli elettori-contribuenti riguardo la spesa pubblica e il modo in cui la si doveva finanziare. Indipendentemente da dove ci trovavamo – in un villaggio del Gros de Vaud o in una cittadina sulle rive del lago Lemano – il comportamento degli elettori-contribuenti era abbastanza uguale: una larghissima maggioranza era d’accordo che il Comune nel quale abitavano aumentasse la spesa per questo o quello scopo; una altrettanto larghissima maggioranza non voleva però essere chiamata a finanziare questi aumenti. Interrogati sul cosa si dovesse fare, le risposte erano praticamente solo due: gli aumenti li paghi il Cantone, o si incrementi il debito pubblico. Insomma: tutti sono per un aumento della spesa degli enti pubblici a patto che non siano chiamati a finanziarlo o a rinunciare a prestazioni di cui già godono.
Questo comportamento continua ad essere di attualità. Non solo, ma nel corso delle ultime settimane, sembra addirittura aver contagiato i partiti presenti nel nostro Parlamento nazionale. Sono due le discussioni che mi inducono a pensarlo. La prima concerne naturalmente il finanziamento della tredicesima dell’AVS. I nostri politici potrebbero scegliere tra un aumento dei contributi che vengono prelevati sui salari delle persone che lavorano, un aumento del carico fiscale per certe categorie di popolazione (per esempio incrementando l’IVA), una riduzione di altre poste della spesa della Confederazione, o un aumento dell’indebitamento dell’AVS o della Confederazione, dei Cantoni e dei Comuni.
Ovviamente è possibile anche trovare una formula che combini in un qualche modo queste misure. Sappiamo ora che il Consiglio federale avrebbe deciso di proporre di finanziare la tredicesima dell’AVS aumentando i tassi di imposizione dell’IVA. L’IVA è un’imposta indiretta che, in ultima analisi, viene pagata dai consumatori. Come dire che i pensionati, acquistando beni e servizi, si finanzieranno, quasi senza accorgersene, una parte della loro tredicesima. Sembra che questa sia la soluzione che più facilmente potrebbe passare lo scoglio di una votazione popolare. Staremo a vedere! La seconda discussione concerne la spesa per la difesa. Al contrario della tredicesima per l’AVS in questo caso non esiste una decisione dell’elettorato di aumentare la spesa per il nostro esercito.
Esiste comunque, a livello parlamentare una larga maggioranza di deputati che, non solo approvano, ma reputano indispensabile tale aumento. Stiamo parlando in questo caso di qualcosa come 4 miliardi di franchi in più per la difesa, da spendere nei prossimi 4 anni (posto che gli strateghi del nostro esercito siano in grado di farlo). Il problema è dove andare a trovarli. In questo caso, almeno per il momento, sembra che si escluda la possibilità di finanziare l’aumento della spesa con un aumento delle imposte (dirette o indirette che siano).
Le alternative in discussione sono da un lato la possibilità di effettuare risparmi sulla spesa corrente della Confederazione. Parliamo però di miliardi e sappiamo quindi che sarà difficile trovarli senza sacrificare, parzialmente o totalmente, prestazioni che sono sempre molto visibili a livello di campagne elettorali come, per esempio, quelle per la politica sociale. Anche in questo caso ci sarebbe stata la possibilità di aggiungere qualche percento all’IVA. Ma qualcosa sembra non aver funzionato nelle discussioni tra i partiti, per cui ecco che la ministra responsabile del dossier è ritornata, a metà agosto, ad avanzare una sua vecchia proposta: quella di creare un fondo per finanziare l’aumento di spesa previsto. Ma questa proposta era già stata bocciata dal Consiglio federale prima di partire per le vacanze estive.
Così, alla commissione per la sicurezza del Consiglio nazionale, nella sua seduta di metà agosto, non è restato che rifiutare il progetto. Siamo in una situazione di stallo politico, avverte più di un commentatore, dalla quale non si può uscire che facendo appello all’elettorato. Tenendo presente l’esperienza di cui riferivo all’inizio, possiamo anticipare come una votazione del genere andrà a finire. Per un aumento significativo della spesa per la difesa nazionale esiste sì un largo consenso; ma l’unica proposta di finanziamento che potrebbe raccogliere una maggioranza in votazione popolare sarà purtroppo quella di aumentare ulteriormente il debito pubblico.