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Come in un Fast Food: all You Can Fly!

/ 26/08/2024
Claudio Visentin

Volare non è mai stato così sicuro. Una ricerca del Massachusetts Institute of Technology (MIT) mostra che a livello globale nel periodo 2018-2022 il tasso di mortalità è sceso a un decesso ogni 13,7 milioni di passeggeri. La sicurezza è quasi raddoppiata rispetto al periodo 2008-2017, ed è infinitamente superiore se paragonata al 1968-1977, quando si registrava un decesso ogni 350mila imbarchi.

Forse anche per questa sensazione di sicurezza, l’esperienza del volo diventa sempre più banale, tanto che si propongono formule di acquisto ispirate ai Fast Food: All You Can Fly! Per esempio la compagnia ungherese Wizz Air ha recentemente messo sul mercato un biglietto che consente voli illimitati per un anno, a partire dalla fine di settembre, al costo di soli 499 euro.

La notizia ha destato parecchio interesse, anche se non è proprio una novità. Ben sette compagnie infatti offrono qualcosa di simile (la statunitense Frontier Airlines con più convinzione attraverso il programma GoWild!). Inoltre ci sono illustri precedenti: per esempio, negli anni Ottanta, American Airlines propose un biglietto per volare per sempre in prima classe al costo di 250mila dollari (quasi un milione ai valori odierni). Pagando altri 150mila dollari era inoltre possibile estendere l’offerta a un accompagnatore. Nonostante l’apparenza, si rivelò presto un cattivo affare, tanto che nel 1990 il prezzo fu elevato a 600mila dollari, a un milione nel 1993; e l’anno dopo American Airlines ritirò la proposta. Banalmente, il prezzo era troppo basso, a livelli quasi ridicoli: con un centinaio di voli soltanto i passeggeri recuperavano l’investimento iniziale.

L’agente di borsa Steven Rothstein è andato ben oltre: nell’arco di 25 anni ha prenotato mille voli di prima classe per New York, cinquecento per San Francisco, Los Angeles, Londra e altre centinaia per destinazioni come Tokyo, Hong Kong e Sydney. In totale ha percorso più di 30 milioni di miglia, equivalenti a 60 viaggi di andata e ritorno sulla Luna. A sua volta un altro acquirente del famoso biglietto, il consulente di marketing Jacques Vroom, ha volato oltre due milioni di miglia l’anno, con motivazioni spesso futili: seguire le trasferte della sua squadra di football, pranzare con un amico in Francia senza neppure pernottare, a volte solo per una ricerca scolastica della figlia.

Entrambi hanno perso poi il biglietto per aver abusato dei loro privilegi: la prenotazione del posto a fianco per un accompagnatore fittizio, solo per averlo libero; voli prenotati senza poi presentarsi all’imbarco per accumulare punti premio e altri vantaggi come frequent flyer; soprattutto la rivendita a estranei di biglietti personali. E alla fine il fallimento di American Airlines (il grande rischio di chi compra questi biglietti) ha messo fine alle loro rivendicazioni legali.

Con maggior moderazione e miglior fortuna ha invece continuato a volare Tom Stuker, settantenne del New Jersey, che nel 1990 acquistò un biglietto simile di United Airlines, pagandolo 290mila dollari. Stuker vola in media 225 giorni all’anno e nel 2019 ha contato 373 decolli in 365 giorni. In questo caso la compagnia aerea, non potendo sbarazzarsi di lui, lo ha trasformato in un testimonial, servito e riverito.

Anche se viene spesso presentato come un eroe dei consumatori, Stoker mi è sempre sembrato una figura triste, un moderno Sisifo la cui vita è rimasta incatenata a quell’acquisto di tanti anni fa e al timore ossessivo di non sfruttare abbastanza il privilegio acquisito. Stoker è atterrato in cento Paesi diversi, ma forse non ne ha mai visto veramente nessuno, con la mente sempre rivolta al prossimo volo. Senza contare che chi lo invidia non si sofferma mai sulle conseguenze ambientali del suo perenne movimento senza scopo. Ad ogni modo quel tempo è finito per sempre.

Come hanno scoperto presto i molti interessati, i nuovi biglietti di Wizz Air hanno infinite limitazioni: i voli possono essere prenotati solo entro tre giorni dalla partenza, solo per l’andata, senza posto assegnato, solo con bagaglio a mano, pagando una tariffa fissa per ciascuno di dieci euro. Alla fine va bene solo per chi ha un’agenda estremamente flessibile, lavora da remoto e viaggia solo. Meglio così, dopo tutto. Quel che sembrava un colpo di genio del marketing è forse solo una pericolosa tentazione proveniente da un’altra epoca della nostra storia.