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La sbrisolona della terza età

/ 06/08/2024
Bruno Gambarotta

Se per disgrazia dovessi morire, se proprio non potessi farne a meno, vorrei che l’evento si verificasse a Mantova, durante il Festival della Letteratura. Morire soffocato da un boccone di Sbrisolona e poi vedere l’effetto che fa. Subito si aprirebbe un bel dibattito fra gli organizzatori.

Già mi sembra di sentirli: un gruppo di amici propone di sospendere il festival in segno di lutto, altri, in buona fede sono contrari: «Siamo sicuri che lui per primo non vorrebbe». La discussione si allarga: «Fate in fretta voi a proporre: sospendiamo il Festival. Chi glielo dice a Jonathan Coe, a David Sedaris, a Olga Tokarczuk, a Valérie Perrin, a Mircea Cărtărescu che hanno percorso migliaia di chilometri per niente? E soprattutto chi glielo spiega a questi grandi scrittori di fama mondiale chi era Bruno Gambarotta?»

«Diamo uno sguardo a Google».

«Già fatto. C’è scritto che lui, in una recita estiva di Madama Butterfly ha ricoperto il ruolo del principe Yamadori perché il tenore aveva perso il treno. Non ha cantato, ma si è espresso a gesti, una soluzione molto apprezzata dal critico di una tivù locale. Inoltre, nel mondo del cinema è ricordato per la sua superba interpretazione del ruolo di Dio Onnipotente in un film dei fratelli Vanzina. Purtroppo, per ottenere il visto di censura, la sequenza è stata tagliata».

«C’è anche scritto che lui, nei primi anni del festival, ha promosso il “Movimento di Liberazione dalla Sbrisolona”».

«È stato un errore giovanile, una reazione al fatto che un vigile l’aveva multato perché l’aveva sorpreso a lasciare Mantova senza avere con sé la sbrisolona d’ordinanza».

«Non è un curriculum sufficiente per giustificare la sospensione del festival».

«Si potrebbe ritardare di dieci minuti l’inizio delle conferenze»

«E il pubblico, che è già in attesa, cosa fa nel frattempo?»

«Potremmo distribuire pezzi di sbrisolona».

«Dopo quello che è successo chi avrebbe il coraggio di mangiarla?»

«Se non la mangiano peggio per loro. La portino a casa dai bambini dicendo loro, ve la manda Gambarotta. Per un singolo evento non possiamo sospendere la produzione di un prodotto che qui chiamano dolce e che rappresenta nel mondo la città di Mantova».

«Se almeno fra i tanti sponsor ci fosse un’impresa di pompe funebri…»

«Fra gli scrittori che devono ancora parlare ce n’è un paio che lui amava molto e che erano suoi amici. Si potrebbe, con il loro permesso, collocare sul palco, di fianco alla postazione, il catafalco, in una muta ma significativa presenza».

«Non è male come idea. Per sdrammatizzare distribuiamo fra il pubblico dei dadolini di mortadella, ciascuno con il suo stuzzicadenti infilato per portarlo alla bocca senza sporcarsi le mani».

«Però la mortadella mette sete. Un bicchiere di vino lo vedrei bene, propongo un bianco di Custoza».

«Gambarotta però preferiva i rossi. Per il Lambrusco di Mantova aveva un’autentica venerazione.»

«Sta a vedere che siccome lui amava il nostro Lambrusco noi dobbiamo imporlo a tutti. È più democratico farli scegliere, bianco di Custoza o Lambrusco di Mantova.»

«E una scaglia di grana no? Il grana valorizza il vino, ne esalta i sapori».

«Dunque, ricapitoliamo. Quei due o tre scrittori che hanno avuto la disgrazia di essere amati da Gambarotta dovranno svolgere il loro intervento avendo a fianco sulla predella il catafalco del loro amico e parlare davanti a un pubblico che degusta mortadella e grana e beve Custoza o Lambrusco».

Fin qui gli amici. Ma non posso pretendere che tutti quelli che lavorano gratuitamente per questo festival che non ha eguali in Italia siano miei amici. Ci saranno anche quelli che prendono le distanze: «Anche lui, però. Non era più un bambino... L’avete visto al rinfresco dell’inaugurazione? Ha spazzolato via tutto, anche i fiori che decoravano il centro tavola. Si è giustificato dicendo che credeva fossero di pasta di mandorle. Stattene a casa, se sei a rischio di sbrisolona, dai spazio ai giovani!»

Una proposta metterà tutti d’accordo: «Diamo il suo nome a un nuovo tipo di sbrisolona, una variante morbida, composta di budino e panna cotta, la Sbrisolona della Terza Età».