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Il mistero Simenon

/ 06/08/2024
Aldo Grasso

«Ho sempre avuto voglia di scrivere romanzi, come d’altronde tanta altra gente. C’è, si può dire, quasi un terzo dei giovani che si dicono che un giorno scriveranno per lo meno un romanzo. Ma per me era quasi una ricerca di me stesso. Ovvero, ciò che chiamo la ricerca dell’uomo è la ricerca di me stesso, dato che sono un uomo come gli altri. È proprio scrivendo romanzi che avevo l’impressione di avvicinarmi all’uomo. Perché, per creare il personaggio di un romanzo, bisogna entrare completamente nei suoi panni. Parlo del romanzo del subconscio. Perché classifico i romanzi in due categorie: ci sono i romanzi scritti con intelligenza, sensibilità, poesia ecc.; e ci sono i romanzi scritti con il subconscio, letteralmente». 

Il brano è tratto dal libro Conversazioni con Simenon. A dialogare con Georges Simenon è Francis Lacassin, giornalista ed editor francese che nel 1969 incontrò l’autore per una lunga intervista sulla sua produzione letteraria, e non solo. All’epoca Simenon aveva smesso di scrivere romanzi.

Più passa il tempo, più cresce la stima letteraria per George Simenon. Non è solo l’autore di gialli, del commissario Maigret: ormai molti suoi libri sono considerati alta letteratura, una delle produzioni più prodigiose del secolo scorso: Adelphi ha appena tradotto in italiano La porta, un’ implacabile discesa nella mente di un uomo dominato dalle sue ossessioni.

Simenon non accettava di essere chiamato «uomo di lettere» e non amava la critica dei chierici. Non ha mai fatto parte di nessun circolo letterario. Certo, aveva le sue preferenze: Stevenson, Gogol’, Maupassant, gli scrittori americani della lost generation. Era ossessionato dal denaro, il solo mezzo che gli consentiva di vivere come desiderava, decidendo lui stesso nei minimi dettagli dei suoi appetiti materiali e spirituali.

Quando ci si occupa di Simenon, la prima cosa che colpisce sono i numeri. Impressionanti. Il suo travolgente lavoro ha generato più di 450 opere di narrativa (75 le inchieste del commissario Maigret) con oltre 117 romanzi di altro genere, 180 romanzi scritti con 37 pseudonimi prima di diventare il mitico Simenon, e infiniti articoli. Tradotti in circa 70 lingue e in oltre 40 Paesi si conta che i suoi libri abbiano venduto più di 700 milioni di copie e dato vita a moltissime versioni cinematografiche (60 solo le più importanti). Simenon amava, benché negasse, questa immagine di sé eccezionale, fuori dalla norma nella professione e nel privato. Se no, non avrebbe tanto insistito sulle diecimila e più donne possedute. Il più illustre dei suoi estimatori, nonché suo affezionato amico André Gide, si estasiava all’idea di tanto grandi prodezze – letterarie e non – e diceva di lui «il mistero Simenon».

Un autore estremamente prolifico, notoriamente uno scrittore di getto, ma la rapidità creativa ha un prezzo psicologico e fisico. Essere «in trance», governati dallo sforzo inventivo, determina un consumo di energie intellettuali e non solo. I libri di Simenon sono generalmente brevi (in una continua gara con sé stesso arriva a scriverli in 7 giorni), frutto di questa vena creativa irrefrenabile ma anche bulimica.

Lo scrittore confessa ancora a Lacassin: «D’altronde scrivevo in uno stato di trance. Non dimentichi che finivo un capitolo di venti pagine in circa due ore, e che dopo avevo perso ottocento grammi. Abbiamo fatto l’esperimento con Teresa (la sua ultima fedele compagna, ndr): lei pesava i vestiti che avevo prima di darmeli. Perché avevo dei vestiti che mi servivano solo per scrivere, era quasi una superstizione: due camicie sportive, una rossa e una scura a quadrettoni. Le avevo comprate a New York, e da allora ho sempre scritto tutti i miei romanzi con quelle camicie. Pesavano ottocento grammi in più dopo ogni seduta. Ottocento grammi persi con la traspirazione».

Nel 2003, a cento anni dalla nascita (era nato a Liegi nel 1903) i suoi romanzi sono entrati nella Pléiade, la più prestigiosa collana editoriale francese consacrandolo ufficialmente come grande scrittore.

La famiglia, suo tema ricorrente, è chiave sociologica privilegiata per osservare i movimenti e le mutazioni della società e Simenon, nel suo più vasto orizzonte d’indagine incentrato sui «destini» umani, ritorna spesso sulle sue dinamiche, sia nei romanzi con protagonista il commissario Maigret sia nei suoi romans-romans, sempre con la sua precisione ficcante e il suo sublime sguardo disincantato.