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Una sconfitta per l’estrema destra francese

/ 15/07/2024
Aldo Cazzullo

Nessuno si aspettava che il Nuovo fronte popolare si affermasse come la prima forza politica in Francia, ma si poteva prevedere che Le Pen e Bardella non avrebbero sfondato al secondo turno delle elezioni legislative. Più che una vittoria della sinistra, si tratta di una secca sconfitta dell’estrema destra. La cultura politica francese è molto diversa da quella italiana. Se è mai esistito, in Italia il fronte repubblicano è crollato nel 1994, quando Berlusconi si alleò con i postfascisti del Movimento sociale e con i separatisti della Lega. In Francia fa più paura l’estrema destra che l’estrema sinistra, perché lì la sinistra l’hanno vissuta. Mitterrand nel 1981 ha portato al governo i comunisti, 8 anni prima che cadesse il Muro di Berlino, e rimase all’Eliseo per 14 anni. Poi i francesi hanno avuto per 5 anni Jospin primo ministro, infine Hollande presidente per altri 5 anni; mentre in Italia un Governo interamente di sinistra non c’è mai stato. Domenica 7 luglio, in Francia, si è visto che i moderati hanno votato per la sinistra, compresi i candidati più radicali de La France insoumise, e viceversa. Una saldatura del voto moderato e di sinistra che in Italia non c’è mai stata.

Marine Le Pen non è più radicale della presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni. Le Pen ha fatto ritirare al secondo turno una candidata di cui era stata diffusa una foto goliardica con un cappello nazista. In Italia chi si è fatto fotografare vestito da nazista è al Governo. Naturalmente non si vota su questo, si vota sull’economia. Però se la sinistra ha scelto di chiamarsi con un nome da anni 30, appunto Nouveau front populaire, un motivo ci sarà. Bisogna ricordare che i francesi sono caratterizzati da una sorta di ipocrisia nazionale: il racconto della vittoria nella Seconda guerra mondiale, omettendo che loro in realtà davanti a Hitler hanno ceduto, che un largo pezzo della loro classe dirigente si è piegata. C’è stato un eroe nazionale, Charles De Gaulle, che quasi da solo ha salvato la dignità nazionale. Lo stesso Jean-Marie Le Pen ha sempre detto di non considerarsi un erede di Vichy, ha raccontato che a 16 anni lui avrebbe voluto andare con i partigiani. Il discorso nostalgico si concentra più sull’Algeria francese, sull’impero perduto, sull’insofferenza verso l’egemonia tedesca e l’ipertrofia burocratica di Bruxelles. Ma la condanna del fascismo c’è; in Italia no. In Italia la destra è anti-antifascista. Resta comunque un dato: Marine Le Pen, per quanto battuta, è al massimo storico.

A spingerla in alto sono stati i temi dell’immigrazione, dell’Europa, dell’impoverimento del ceto medio. L’intuizione di Le Pen è stata che il confronto non è più quello tra destra e sinistra, ma tra il sopra e il sotto, tra i benestanti e chi è in difficoltà. Ma non è bastato. La maggioranza dei francesi ha capito che l’estrema destra non è la soluzione, che lucra sulle sofferenze della povera gente ma finirebbe per aggravarle. Su questo si giocheranno le prossime presidenziali. Ora nascerà in Parlamento un Governo composto dai macroniani, dai socialisti e da qualche repubblicano. Resta da capire chi sarà il candidato di questa maggioranza fra tre anni. Serve individuare una figura che prenda un voto in più di Mélenchon al primo turno e uno in più di Marine Le Pen al secondo turno. Nella consapevolezza che sia Mélenchon sia Le Pen punteranno a rimanere all’opposizione, per poter capitalizzare al massimo lo scontento popolare. In Italia si è guardato al Nuovo fronte popolare con grande entusiasmo. Ma in questo modo la sinistra prepara una sconfitta storica alle prossime politiche. Ovviamente, l’alleanza contro la destra avrà bisogno anche di una forza di centro, che dia rappresentanza ai sindaci, alle forze civiche, ai cattolici, ai tanti italiani che oggi non si riconoscono in un partito. Ma non si tratta solo di aggiungere una gamba a un tavolino traballante. Si tratta di individuare un programma, un linguaggio che non solo non spaventi il ceto medio, ma lo rappresenti, lo protegga, gli dia una prospettiva.

Il voto inglese, dove hanno vinto i laburisti, e quello francese confermano una novità: per la prima volta da molti anni i giovani guardano con interesse a sinistra. Cercano diritti e valori in linea con il loro stile di vita, che non è «Dio, patria e famiglia». Cercano opportunità e sicurezze. Un’istruzione dignitosa, un lavoro pagato decentemente, trasporti efficienti, un vero sistema sanitario pubblico e una risposta concreta al cambio climatico.