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Il ruggito del «leoncino» Bardella

/ 01/07/2024
Paola Peduzzi

Jordan Bardella è il «leoncino» del Rassemblement National, lo chiama così la madre del partito dell’estrema destra di Francia, Marine Le Pen, che ha notato anni fa il giovane ambizioso e malleabile che sgomitava per un ruolo di peso. Da allora Le Pen non ha avuto occhi che per lui, giovane vivace che meglio di tutti poteva incarnare la de-diabolizzazione del partito, quel lungo processo di risposizionamento in cui Le Pen si è impegnata mentre tentava di diventare presidente, per due volte, entrambe fallimentari.

La storia di Bardella riassume sia il desiderio del Rassemblement National di presentarsi come un partito di destra finalmente votabile, senza gli spigoli antisemiti e sulfurei che lo avevano sempre caratterizzato, sia quelle imperfezioni che fanno dire: non sarà tutto un trucco? Ventotto anni, famiglia di immigrati – italiani e con una bisnonna da parte di padre algerina – vita nella banlieue alle porte di Parigi, quella delle proteste, della violenza e dell’estremismo, figlio unico cresciuto dalla madre, la sua adorata Laura, Bardella ama raccontarsi come un ragazzo che ha vissuto il disagio delle periferie e poi ha trovato riscatto nella politica e nel partito – unico secondo lui – che può cambiare la Francia a favore dei più deboli, il Rassemblement National. «Sono entrato in politica a 17 anni – dice – a causa di tutto quello che ho sperimentato nell’adolescenza. L’ho fatto per impedire che questa diventasse la norma per tutta la Francia. Quel che succede lì non è normale». Molti giornalisti sono andati sulle tracce del giovane prodigio e hanno scoperto che il padre, Olivier, si è separato dalla moglie quando Jordan era piccolo, ma è un imprenditore abbastanza benestante (ha una compagnia di distribuzione di bibite) che non è andato a vivere molto lontano e ha permesso al figlio di frequentare scuole private (e cattoliche) della classe media. Un’insegnante del liceo frequentato da Bardella ha detto al «Monde»: «Penso che lui si sia guardato attorno, nel mondo politico, e abbia individuato il posto in cui c’erano maggiori possibilità di fare carriera». Prima di essere notato da Le Pen, Bardella si è fidanzato con la figlia di uno dei pezzi grossi dell’allora Front National, Frederick Chatillon.

Bardella ha lasciato l’università dove studiava Geografia per mettersi a disposizione del partito: è stato assistente parlamentare, portavoce, direttore dell’ala giovanile, consigliere regionale. Poi arriva l’occasione dalla detestata Europa: nel 2019 è capolista del Rassemblement National alle europee e viene eletto. Si candida anche alle regionali del 2021, non vince, ma Le Pen, che sta preparando la campagna presidenziale del 2022, lo nomina vicepresidente e, al Congresso di quello stesso anno, presidente. È il primo presidente del partito a non fare di cognome Le Pen. Il Congresso si tenne un paio di mesi dopo la seconda sconfitta di Le Pen. A contendersi la guida del partito c’era da un lato Bardella il giovane, il volto nuovo che però era molto attaccato alla tradizione del partito e considerava la de-diabolizzazione come una mezza bugia; dall’altra Louis Aliot, storico dirigente sin dagli anni Novanta, ben più aperto alla normalizzazione del Rassemblement di quanto lo fosse Bardella. Ma Marine aveva già deciso: voleva un erede giovanissimo, gli avrebbe poi insegnato lei la strategia.

C’era già stato un guru nella storia di Bardella, come racconta Pierre Stephan Fort, giornalista francese e autore del libro sull’astro nascente del lepeinismo dal titolo Le Grand Remplançant: si tratta di Pascal Humeau, che era un giornalista abbastanza conosciuto e che poi si è trasformato in spin doctor. È a lui che Le Pen si rivolge dicendogli: formami Jordan Bardella, che allora aveva 22 anni. Humeau dice di aver formato il giovane lepenista da zero, di avergli insegnato tutto, non soltanto come porsi dal punto di vista della comunicazione, ma anche che cosa leggere, come informarsi, come parlare in pubblico: dalla descrizione esce un esperimento a tavolino, il prodotto di un sapiente lavoro di formazione modellato sull’idea che il Rassemblement National dovesse diventare finalmente presentabile. È anche per questa ragione che resta il dubbio sull’autenticità sia del riposizionamento lepenista sia sulla leadership di Bardella. Intanto Humeau e il suo studente non si parlano più, il giovane presidente del Rassemblement National potrebbe diventare primo ministro di Francia se il partito dovesse vincere con un grande consenso le legislative dopo il secondo turno del 7 luglio, ed è popolarissimo. Dicono che sia un grandissimo comunicatore.