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Storie d’eccellenza italiana

/ 24/06/2024
Bruno Gambarotta

Storie d’ingegno e d’eccellenza è una ricerca per ora inedita sull’emigrazione da Fobello e Cervatto nell’Ottocento verso Torino, Europa e Oltreoceano. Fobello (1100 ab.) e Cervatto (200 ab.) sono due piccole comunità della Valsesia, distanti 10 chilometri l’una dall’altra. Gli autori sono Riccardo Cerri e Federica Giacobino.

Scavando negli archivi pubblici e privati, compresi i testamenti olografi, hanno praticato la cosiddetta «microstoria». Troviamo saghe famigliari in grado di generare narrazioni avvincenti come I Buddenbrook di Thomas Mann. Fra le dinastie più note troviamo i Lancia con origini rintracciabili a partire dal 1550. Qui partiamo da Giuseppe Lancia, aiutati da un’autobiografia incompiuta e inedita. Giuseppe nasce il 20 novembre 1822 e nel 1836 (all’età di 14 anni) inventa una macchina per triturare e insaccare la carne. Si trasferisce a Torino dove apre una fabbrica per inscatolarla: è la sua passione dominante. Siamo nel 1846, Giuseppe ha 24 anni, se vivesse oggi sarebbe ancora a carico dei genitori. Per un colpo di fortuna quelle scatolette di carne occupano una quota preponderante nelle forniture militari nella campagna di Crimea. Si parla di un milione di scatole, preparate in soli 75 giorni, imbarcate sulle navi insieme ai contingenti militari. Si tratta in gran parte di «bue arrosto e di salamini». Non manca il «brodo concentrato in tavolette da destinare agli ospedali» e di «scatole di pollo con l’aggiunta del burro di Milano».

Stipulata la pace, i rappresentanti dei governi belligeranti (inglese, francese, russo e italiano) organizzano una degustazione dei prodotti conservati di diversa origine, realizzati per servire come alimenti. Ci sono altri fornitori in gara con Giuseppe e bisogna stilare una classifica. Dobbiamo immaginare questi alti generali seduti attorno a un tavolo, tovagliolo attorno al collo per non sporcare le medaglie, mentre aprono scatolette su scatolette, ovviamente anonime, ne degustano il contenuto e danno i voti. Risultato: «Ad unanimità fu dichiarato che la nostra carne in conserva era migliore di tutte le altre che si erano gustate».

Giuseppe, infaticabile, continua a registrare un brevetto dopo l’altro fra cui un sistema per la cottura della carne in forni sottovuoto. Giuseppe decide di impiantare un nuovo e più grande stabilimento a Bologna, ovvero «all’estero» (siamo solo nel 1856). Com’era prevedibile, sull’impresa piovono premi dalle varie Esposizioni d’Industria e Belle Arti. 1858: medaglia d’argento per «un assortimento di alimenti conservati come erbe per minestra, tartufi bianchi e neri ed al naturale, latte concentrato ed in tavolette, burro fresco messo in conserva, ecc. ecc». Nel 1871 Giuseppe tenta l’avventura in Argentina. Impianta uno stabilimento a Buenos Aires ma incappa in un periodo di siccità: lo chiude, regala la carne ai poveri e ritorna in Italia. È un uomo capace di fare i conti. Il 7 settembre 1876 sposa Anna Maria Orgiazzi, più giovane di 26 anni. Nascono 5 figli, una ragazza muore 15enne per difterite. Tre figli hanno propensione per lo studio. La famiglia va ad abitare a Torino, in uno stabile al 9 di corso Vittorio Emanuele II. Giuseppe affitta i locali del cortile ai quattro fratelli Ceirano (figli di un orologiaio di Cuneo). Siamo nel 1887 e il piccolo Vincenzo, nato nel 1881, ha solo 6 anni. I fratelli Ceirano iniziano la loro attività fabbricando e vendendo biciclette che chiamano Welleyes per vellicare l’esterofilia dei clienti. Dal 1898 (in un cortile!) producono una piccola vetturetta, denominata ancora Welleyes, da 3,5 Cv, con un motore a 2 cilindri, progettato e brevettato dall’ingegner Aristide Faccioli.

Immaginiamoci quel ragazzino che, invece di stare chino sui libri, trascorre ore e ore affacciato alla finestra, incantato da quello spettacolo. Giuseppe vede nel figlio rinnovarsi la sua passione per la meccanica e permette che vada a lavorare dai Ceriano. Come meccanico ma con un contratto da contabile, per salvare le apparenze, visto che proviene da una famiglia benestante. È una storia che ci fa pensare ai garage della Silicon Valley, che hanno visto la nascita di leggendarie start-up. La Ceirano poco più tardi viene rilevata con tutti i dipendenti dalla Fiat, nata l’11 luglio 1899. Vincenzo ci lavora anche come pilota nelle prime gare. Nel 1906 si licenzia per dare vita alla sua fabbrica con il socio Claudio Fogolin. Ha solo 25 anni e suo padre non esita a vendere lo stabile per finanziare l’impresa. Nasce così la mitica Lancia, rivale per decenni della Fiat.