azione.ch
 



Domande sotto la pioggia

/ 08/04/2024
Claudio Visentin

«È Pasqua, piove. Che cosa ne pensa?» mi hanno chiesto qualche giorno fa. Di primo acchito non ho saputo rispondere. La pioggia è un fatto: se piove, piove e non c’è molto da dire. Il mio interlocutore allora ha precisato meglio: cosa comporta questa Pasqua piovosa per il turismo e gli alberghi? Questa volta sapevo la risposta, ma mi sembrava abbastanza ovvia: un danno. E infatti le cancellazioni sono arrivate puntuali, con un tasso d’occupazione medio in netto calo (indicativamente di un terzo rispetto ai due anni precedenti secondo l’Osservatorio del turismo USI).

Peccato, naturalmente, ma sono gli inconvenienti del mestiere, più probabili quando la Pasqua è precoce. E pazienza se il «Blick», con poca eleganza, ci ha ricamato sopra. Certo, il nostro turismo dipende molto dal bel tempo, ma del resto l’immagine tradizionale del cantone da almeno un secolo è quella del «salotto soleggiato» (Sonnenstube) della Confederazione. E se con la direzione di Marco Solari a Ticino Turismo (1972) la dimensione culturale ha preso un nuovo rilievo («Ticino terra d’artisti»), nessuno si è mai sognato di mettere veramente in discussione l’attrattiva del clima. Quindi la nostra dipendenza dalle previsioni meteo non dovrebbe stupire. Non siamo neanche un’eccezione; da tempo sulla riviera romagnola (per fare solo un esempio) i turisti prenotano il fine settimana con poco anticipo e solo se le previsioni sono favorevoli.

Poi la prospettiva è ancora cambiata, quando file interminabili di auto sono comparse al portale nord del Gottardo. Dunque un poco di maltempo non era bastato a raffreddare l’amore dei nostri connazionali di lingua tedesca? Ma il sollievo è durato poco, il tempo di veder scivolare sulla nostra autostrada lunghe colonne dirette verso Como e l’Italia. Delusione. Anche a Como pioveva parecchio, dunque perché mai i turisti in quel caso avevano invece confermato i loro progetti? Chiaro, il costo della vita in Italia è minore, ma Como non è certo una meta economica. E così la domanda iniziale è stata riformulata: cosa ci manca, rispetto all’Italia?

Un giornalista del nostro «Corriere» ha stilato un elenco di attività per i giorni di pioggia, con punte di involontaria poesia – «Una passeggiata alla Swissminiatur di Melide è un’esperienza emozionante anche con l’ombrello» – per poi consigliare, quasi inevitabilmente, terme, spazi giochi per bambini, ristoranti, shopping e naturalmente i musei, che in Ticino non mancano. Ma l’idea che i turisti viaggino per visitare i musei appartiene al passato. Secondo la maggior parte degli esperti, i turisti culturali in senso stretto, cioè i tradizionali visitatori di monumenti e musei, sono soltanto il 10-15 per cento del totale. Molti altri cercano, sì, cultura, ma in forme più moderne e coinvolgenti. Inoltre il turismo è fatto anche di aspetti intangibili – cordialità, informalità, allegria – e senza dubbio l’Italia ne è meglio provvista. Senza contare che molti aspetti della vita quotidiana anche poco graditi ai residenti – animazione, improvvisazione, ritardi – possono risultare un divertente diversivo per chi soggiorna solo per un lungo fine di settimana.

I pensieri dei giorni di pioggia sembrano indicare un diverso futuro turistico per le città ticinesi (per le valli è un altro discorso). Potrebbero essere, e in parte già sono, la meta perfetta per un turismo di pensionati, distribuito lungo tutto l’anno, sul modello di Paesi come Portogallo, Grecia, Tunisia. Nel 2050 oltre due miliardi di persone avranno più di sessant’anni e i candidati non mancheranno. Qui abbiamo già tutto quel che serve: il clima mite (quando non piove…), la bellezza dei luoghi, i servizi sociali e sanitari, la sicurezza.

Naturalmente la forza del franco ci rende attraenti solo per la parte più benestante di questo mercato, che tuttavia è anche la più ambita. Del resto, con una vita media di oltre 85 anni, il Canton Ticino è già la regione più longeva d’Europa. E non a caso pochi giorni fa, quando ancora il cielo era sereno, Lugano, prima città svizzera a farlo, ha aderito alla piattaforma internazionale delle Città della longevità.

Questo futuro ci piace? E, anche volendo, siamo in tempo per cambiare rotta? Sono tutte domande decisamente più interessanti di quella dalla quale siamo partiti.