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Il perché delle differenze salariali

/ 08/04/2024
Angelo Rossi

La pubblicazione della statistica sulla struttura dei salari per il 2022 ha sollevato quest’anno un interesse particolare. In ritardo rispetto all’evoluzione effettiva, non può dirci niente sull’andamento del potere di acquisto dei lavoratori durante l’ultimo biennio che, come si sa, è stato caratterizzato da un’impennata dei prezzi. Per avere queste informazioni dovremo aspettare ancora due anni. I dati appena pubblicati sono interessanti però perché ci consentono di conoscere l’evoluzione della struttura dei salari nel corso del periodo del Covid. Come i lettori ricorderanno, allora molte aziende furono obbligate a chiudere i battenti. Quali sono stati gli effetti di questo lockout (blocco) sui salari? La statistica citata ci informa che per l’insieme della Svizzera i salari bassi sono cresciuti nella stessa misura dei salari alti, mentre a perdere velocità sono stati, tra il 2020 e il 2022, i salari medi.

Altra costatazione: la differenza tra i salari degli uomini e quelli delle donne si è ridotta senza per questo sparire. Infine la statistica salariale indica che i lavoratori stranieri che non hanno competenze direttive si ritrovano nei livelli salariali più bassi. Sembrerebbe quindi che il modello «pane e cioccolata», dal titolo del film che Franco Brusati dedicò nel 1973 all’emigrazione degli stagionali, continui ancora a reggere, almeno in parte, i rapporti salariali tra lavoratori svizzeri e stranieri. Il Covid infine ha accentuato le differenze salariali tra le cinque grandi regioni del Paese, in particolare quelle tra il salario mediano ticinese e quello mediano nazionale. Nel 2018 e nel 2020, infatti, la differenza tra il salario mensile mediano del Ticino e quello nazionale era pari al 17,3 e 17,8%. Con il Covid questo divario è rapidamente aumentato e, nel 2022, è salito al 24,5%. Per quel che riguarda la crescita del salario, la pandemia di Covid ha dunque penalizzato di più i lavoratori occupati in Ticino rispetto a quelli attivi nelle economie degli altri Cantoni. Vedremo tra due anni se questo scarto verso l’alto del divario salariale è stato corretto verso il basso, o se invece rimarrà come eredità negativa del periodo pandemico.

Così è molto probabile che il Ticino resti, anche nel futuro, la regione con i salari più bassi. Lo era in ogni caso nel 2022. Allora, mentre il salario mensile mediano della Svizzera toccava i 6788 franchi, in Ticino il salario mediano era di 5590 franchi: una differenza dunque di 1198 franchi. Tanti lavoratori occupati nell’economia ticinese considerano il divario salariale con il resto della Svizzera come una vera e propria ingiustizia. È come se, per il medesimo tipo di lavoro, a Baden o a Lucerna, per non parlare di Zurigo o Basilea, un lavoratore ricevesse un 20 e rotti per cento di più di salario che non in Ticino. La realtà è un’altra: anche se non si può escludere, specie nell’insegnamento e nella pubblica amministrazione, che per il medesimo tipo di lavoro si paghi, in Ticino, un salario mensile inferiore, la maggior causa del divario salariale è da ricercarsi nella diversa struttura di produzione dell’economia ticinese nei confronti dell’economia svizzera. Il problema delle differenze salariali tra le regioni è analogo a quello delle differenze salariali tra i sessi. Gran parte della differenza è dovuta alle differenze nella struttura dell’occupazione per rami. La statistica ci dice che, mentre nel ramo dei servizi finanziari in Svizzera nel 2022, il salario mensile mediano era superiore ai 10’000 franchi, nel ramo della ristorazione restava inferiore ai 5000. Vi sono quindi forti differenze nel salario mensile mediano da un ramo di produzione all’altro. Di conseguenza la regione nella quale la quota nell’occupazione dei rami di produzione con salari mediani bassi è elevata sarà anche una regione con un salario mensile mediano inferiore alla media.

Il Ticino ha una quota più alta di occupati nei rami di produzione con salari mediani bassi (sanità, edilizia, commercio al dettaglio, albergheria e ristorazione) rispetto alla media nazionale. Inoltre negli ultimi anni ha conosciuto, in seguito alla ristrutturazione del settore bancario, una riduzione significativa della quota di lavoratori nei settori ad alto salario. Nel prossimo futuro, purtroppo, queste caratteristiche della struttura dell’occupazione si rafforzeranno per la crescita dell’occupazione nel ramo della sanità, che è un ramo a bassi salari, e per la probabile ulteriore diminuzione dell’occupazione in quello dei servizi finanziari, che è un ramo a salari elevati.