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Dourga poteva davvero diventare una stella

/ 01/04/2024
Melania Mazzucco

«Un’indovina mi ha detto che sarei morta uccisa da un colpo d’arma da fuoco». Così scrisse Dourga alla rivista di cinema diretta da Lucio D’Ambra. Era accaduto a Pondichéry, la città del Tamil Nadu, allora possedimento coloniale francese, nella quale era nata. «L’anno dopo la chiromante ha predetto che sarei annegata, il che ha rassicurato molto mia madre. Ma le induiste sono molto superstiziose e per tutta la mia infanzia ho portato il peso di queste lugubri profezie. Ma adesso che ho visto La danzatrice d’oriente sono molto meno inquieta. Certo, l’indovina ha detto il vero, ma tutto quello che mi ha predetto non mi succederà che al cinema». Aveva infatti appena interpretato La danzatrice d’oriente, prodotto dalla Rinascimento Film e diretto da Amleto Palermi. La novellizzazione della sceneggiatura – tipico dramma esotico anni 20 – pubblicata sulla stessa rivista ci spiega che il protagonista si lascia sedurre dalle selvagge lusinghe della straniera, la quale lo trascina in un vortice di sensuale depravazione. Il maschio bianco così irretito è incapace di redimersi. Lo libererà «dall’incantesimo» la sua fidanzata, sparando, in teatro, alla «danzatrice indiana».

La lettera – datata 3 marzo 1921 – faceva parte della strategia promozionale. All’esordio come attrice, Dourga veniva presentata al pubblico come famosa ballerina di danze tradizionali indiane. Benché spesso le informazioni fossero inventate dagli uffici stampa, per creare un’aura seducente intorno alle straniere che le Case di produzione speravano di trasformare in dive, nel caso di Dourga erano vere. Aveva esordito all’Opéra-comique di Parigi il 9 luglio del 1916 nel balletto Lakmé. Danza marouf, affascinando con le sue movenze aggraziate. Il suo ammiratore più fervido era lo scultore Auguste Rodin – appassionato di danze orientali, che nel 1913 aveva scritto un testo sulla danza di Shiva. Dourga posò per lui. Attirata l’attenzione dell’ambiente artistico parigino, era stata chiamata da Abel Gance a interpretare una ballerina indù nel film Soleil noir (Ecce homo), che il giovane regista e futuro maestro andò a girare nel sud della Francia nella primavera del 1918. Gance poi interruppe il film e lo abbandonò, ma Dourga ormai era stata scoperta dai cineasti. Il produttore Louis Nalpas la sottrasse all’operetta musicale del Varietés, dove era tornata a esibirsi, e la scritturò per danzare in La sultana dell’amore, che Dourga girò sempre a Nizza, in una villa, nell’estate del 1919. Fu distribuito nel mese di dicembre e ottenne un tale successo da inaugurare la rinascita del cinema francese. Per questo Dourga venne chiamata in Italia dalla Rinascimento Film. I produttori però intendevano farne un’attrice. Non era la prima: anche se, grazie ai successi dei Ballet Russes di Diaghilev, di solito le ballerine erano russe, o nate nell’impero zarista. Ma nel dopoguerra il pubblico voleva soprattutto evasione. E i film esotici appagavano quella richiesta di divertimento e di oblio. I produttori bramavano volti e corpi dai tratti, lineamenti e colori non europei. Arruolavano giapponesi, cinesi, «negri e vere negre» – anche con annunci sui giornali. Il cinema italiano li trattava – nella realtà e sul set – con inconsapevole razzismo esotizzante, e affettuoso paternalismo. Dourga – flessibile come un giunco, dai grandi occhi neri e dalla pelle bruna – poteva davvero diventare una stella.

Dopo la riapertura delle frontiere, il cinema italiano era entrato in agonia: ignorato e perfino osteggiato dai governi che non ritenevano strategica l’industria del cinema (benché desse lavoro a migliaia di persone). Le sale erano invase da prodotti americani, attori e registi emigravano in Germania. Le case principali avevano tentato di consorziarsi per resistere, ma le indipendenti e finanziariamente fragili fallivano. Non era un buon momento per esordire nel cinema. Dourga però non aveva altra scelta. Problemi di salute la spingevano a sud. Era umile. «Le ballerine non parlano, io danzo. Se il cinema mi vorrà, mi troverà pronta. L’amo, e dicono che mi ami. Spero che ci intenderemo bene». Firmato (anche in alfabeto hindi): Dourga.

La sua identità è rimasta misteriosa. Conosciamo solo il suo cognome: Derny. Studiosi del balletto ritengono fosse meticcia.