azione.ch
 



La pace ha un volto di donna

/ 18/03/2024
Silvia Vegetti Finzi

Care Lettrici, che ne dite se nella lettera del mese di marzo, mese dedicato alle donne, parliamo con voce femminile della Pace? C’è chi obietterà: «Ma che c’entriamo noi? La guerra l’hanno sempre fatta gli uomini senza chiedere il nostro parere!». E altre aggiungeranno: «La Svizzera è un Paese neutrale che la guerra non l’ha mai fatta a nessuno». «Il nostro esercito è esclusivamente difensivo».

È vero ma le conseguenze, anche di guerre lontane, riguardano tutte e tutti perché in ogni caso provocano un arretramento della civiltà e una ferita all’umanità.

Credo che le donne, anche le bambine, siano potenzialmente madri perché nascono con una disposizione materna iscritta nel corpo. Un organismo fatto per contenere, nutrire, dare alla luce, crescere un figlio e lasciarlo poi andare perché si realizzi secondo le sue aspirazioni. Sia chiaro: la maternità non è un obbligo, non è un dovere, ma una scelta. Libera ogni donna di realizzarla, rinviarla, negarla oppure di sublimarla. In questo caso si esprimerà con un modo di pensare e vivere maternamente.

Un potenziale che, essendo essenzialmente creativo, si applica alle relazioni di cura, alla capacità di fare legame sociale, all’innovazione, alle espressioni artistiche. Infatti nessun nato da donna è uguale a un altro: come le opere d’arte siamo tutti unici, irripetibili, non replicabili in catene di montaggio.

La storia che conosciamo e che ancora ci condiziona conserva tratti di patriarcato, un dominio maschile plurisecolare che, benché molto sia stato fatto, sarà difficile superare del tutto perché è iscritto nelle nostre menti e nelle nostre consuetudini.

La Pace, per essere duratura, richiede libertà e pari opportunità. In cambio ci offre un futuro desiderabile, possibile e realizzabile. In questi anni fiducia e speranza sembrano invece collassate, come mostra l’inverno demografico che contraddistingue tanto la Svizzera quanto l’Italia.

L’efficienza, la competitività e la fretta, valori tipicamente maschili che le giovani donne condividono, contraddicono i tempi lunghi e l’apparente improduttività della filiazione.

Eppure abbiamo più che mai bisogno di maternità per contrastare i pericoli che incombono sulla società e sulla natura. Nonostante mille differenze, siamo una sola grande famiglia: quella dell’umanità.

Donne coraggiose, che si sono opposte all’arbitrio di uccidere, ce ne sono sempre state. Penso recentemente alle Donne in nero e alle Madri di Plaza de Mayo ma, per quanto ammirevoli, si sono mobilitate tardi, quando i loro figli erano già caduti. Perché non chiedere o meglio pretendere la Pace prima, quando i nostri ragazzi sono vivi e vegeti e possono fare tante cose, non solo per loro, ma per il progresso della società, della scienza e della cultura? Perché non utilizzare le splendide riflessioni di Maria Montessori per educare i bambini alla Pace?

Nell’età più malleabile, gli ideali s’imprimono nell’anima. Non è mai troppo tardi per ricominciare tutte insieme, uomini e donne perché, come scrive la femminista americana, Adrienne Rich: «Tutta la vita umana sul nostro pianeta nasce da donna. L’unica esperienza unificatrice, incontrovertibile, condivisa da tutti, uomini e donne, è il periodo trascorso a formarci nel grembo di una donna… Per tutta la vita e persino nella morte conserviamo l’impronta di questa esperienza».

Infine, come mamma e nonna, vorrei dire alle ragazzine che la maternità costituisce un impegno senza pari, responsabilità che non finiscono mai. Ma, vi assicuro che questa scelta, se libera e responsabile, vi ripagherà con un’impareggiabile felicità.