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Un aiuto digitale

/ 04/03/2024
Alessandro Zanoli

È molto interessante e per certi versi rincuora venire a sapere che La Posta ha deciso di istituire un servizio di consulenza per fornire informazioni ai suoi «utenti digitali» in difficoltà. Da tempo sosteniamo che le piattaforme web proposte da Postfinance non siano il massimo (per usare un eufemismo) in termini di usabilità e di praticità d’uso. La notizia che a Lugano e a Locarno saranno aperti degli specifici Info point per la clientela risponde a un bisogno che chi scrive ha spesso riscontrato nella semplice cerchia dei propri parenti, in particolare quelli più avanti negli anni, e non solo in loro.

Ma se gli anziani che hanno fra le mani (ormai inevitabilmente) uno smartphone sono spesso protagonisti di una relazione diremmo quasi masochista con l’oggetto, non si può dire nemmeno che i giovani siano degli esperti informatici. L’impressione che si ha osservandoli è che per loro il telefono sia semplicemente un giocattolo un po’ più sviluppato, usato in prevalenza proprio per videogiochi e affini, oppure limitato alla consultazione dei-tre quattro social di riferimento.

Quello che incuriosisce è notare il gap generazionale. Gli utenti anziani spesso vivono un senso di colpa costante, per non essere in grado di padroneggiare le funzionalità dell’apparecchio. Le immaginano tanto estese quanto inafferrabili. Nei giovani invece spesso è più lampante il totale disinteresse per gli aspetti più complessi e strutturali dell’oggetto: le conoscenze su come funziona. Quando le due modalità d’uso si incontrano (ad esempio nel caso in cui un anziano chieda aiuto a un proprio giovane parente sulla soluzione di qualche piccolo problema di gestione quotidiana) i due tipi di approccio vanno in conflitto. Il giovane tende a risolvere il problema a tutta velocità, con rapidi smanettamenti incomprensibili, senza saper spiegare al suo interlocutore la logica di quello che sta facendo. L’adulto vorrebbe «capire» ma non trova un dialogo né un interesse alla didattica, semplicemente perché il giovane in realtà non sa cosa sta facendo.

Il contrasto negli approcci si trova apparentemente proprio lì: l’anziano cerca spiegazioni logiche al funzionamento dell’utensile. Il giovane dà per scontato che l’oggetto in qualche modo debba funzionare e non si preoccupa di comprendere il contesto generale delle procedure. Detto questo, e per tornare all’iniziativa messa in campo dalla Posta, occorre dire che la digitalizzazione della vita quotidiana, avvenuta in modo molto veloce, rispondendo a una logica di risparmio economico e di inevitabile telematizzazione del lavoro, ha quanto meno creato un bisogno di alfabetizzazione ai sistemi informatici.

Un ruolo molto interessante in questo campo lo sta svolgendo da tempo l’Associazione ticinese per la terza età, che da qualche settimana ha aperto un suo «Sportello digitale» nelle sedi di Biasca, Bellinzona, Locarno, Lugano e Chiasso. Dopo aver organizzato negli scorsi anni dei corsi di informatica che miravano a introdurre all’uso del computer e dei programmi più conosciuti, oggi ha riorientato la sua offerta. Visto e considerato che ormai la gran parte delle persone anziane usa regolarmente tablet e PC per le proprie necessità quotidiane, l’associazione ha pensato che potesse essere interessante proprio fornire più concretamente informazioni sull’uso delle attrezzature partendo dalla necessità delle singole persone.

Gli sportelli offrono la consulenza di un gruppo di volontari che sono a disposizione del pubblico un pomeriggio alla settimana in varie sedi dell’ATTE (si veda per informazioni più precise il sito www.atte.ch/sportello-digitale/). In questo caso gli interlocutori sono ex professionisti del settore, appassionati di informatica e persone che hanno acquisito competenze in virtù della loro passione. Nello spazio dello sportello digitale rispondono alle domande più svariate, ma, soprattutto cercano di fornire quelle informazioni di base che possono servire a capire meglio come funziona uno smartphone. L’esperienza si è dimostrata molto positiva. Molte persone, dopo essersi annunciate per curiosità, tornano con sempre nuove domande e con una voglia di capire che merita una risposta, ma che, principalmente, indica un concreto bisogno.