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Navalny come un eroe risorgimentale

/ 26/02/2024
Aldo Cazzullo

Come ha reagito l’Europa alla morte di Navalny? Con freddezza. Qualcuno ha scritto: «E allora Assange?». Assange non c’entra nulla. Altri dicono: «Condannare è prematuro, aspettiamo che i giudici russi facciano chiarezza». Anche Matteo Salvini, vicepremier italiano e leader della Lega, ha preso questa posizione. Ma cosa volete che chiariscano i giudici di un Paese totalitario, in cui – come ha scritto Michele Serra – la condizione di dissidente molto spesso coincide con quella di morto? È dovuto intervenire il presidente Mattarella a ricordare che, quando un dissidente muore in carcere, la responsabilità è del dittatore che l’ha imprigionato e detenuto in condizioni disumane. Resta una domanda: perché la Lega fa così? Perché ha tanto a cuore Putin? E che senso ha appoggiare il Governo Draghi e rivendicare l’eredità di Berlusconi, per poi fare opposizione a Meloni non dal centro ma da destra? Questo è solo un aspetto di una questione molto più grande.

La morte di Navalny apre molti interrogativi, ed è spia di altrettanti pericoli. Vladimir Putin ha dimostrato di essere pronto a tutto. In tanti tengono gli oppositori in galera, al mondo ci sono più dittature che democrazie. Ma pochi dittatori combattono guerre d’aggressione come quelle scatenate da Putin in Georgia e in Crimea, pochi hanno massacrato interi popoli come ha fatto Putin con i ceceni. Ma i ceceni sono musulmani, e la Georgia è lontana. Poi Putin ha aggredito l’Ucraina, ai confini dell’Europa, imprimendo un’escalation a un confitto che esisteva già. Di Navalny diceva: «Se l’avessi fatto avvelenare io, sarebbe morto». Ora è stato accontentato. Intendiamoci: Navalny era un nazionalista russo. Non era un liberale e neppure un uomo di sinistra. Era un patriota che, a differenza di Putin, voleva il bene del suo Paese, per cui ha messo in gioco il suo patrimonio, i suoi cari, la sua stessa vita. Era un eroe. Come i patrioti risorgimentali che hanno passato i migliori anni della loro vita nel carcere dello Spielberg. Come Giacomo Matteotti assassinato dai fascisti, proprio cent’anni fa.

Navalny aveva passato oltre un anno agli arresti domiciliari. È stato avvelenato, è finito in coma, ha rischiato di morire. La Germania l’ha accolto. Ma Navalny non voleva vivere in esilio. Navalny voleva combattere e, se necessario, morire in patria. Così è tornato a Mosca, dimostrando un coraggio anche fisico d’altre epoche, degno di un eroe risorgimentale. Garibaldi però era al suo tempo l’uomo più famoso del mondo. Purtroppo non possiamo dire lo stesso di Navalny. Il suo arresto, la persecuzione dei suoi collaboratori, la brutale repressione dei manifestanti scesi in piazza a sua difesa non hanno suscitato nell’opinione pubblica globale l’emozione che meriterebbero. Poi, certo, molte idee di Navalny erano discutibili. Ma Navalny non è del tutto isolato. L’ultima volta che poté presentarsi alle elezioni, quando nel 2013 si candidò sindaco di Mosca, raccolse il 27%. Le sue denunce sulla corruzione del regime sono state confermate dai fatti. Di solito le dittature cadono quando perdono le guerre.

Sconfiggere la Russia è molto difficile, probabilmente impossibile. Un negoziato andrà aperto, un compromesso andrà trovato. Ma non si può chiudere questa guerra senza trovare una soluzione duratura che garantisca la sicurezza delle frontiere orientali dell’Europa. È un errore fatale non capire che se Putin vince tutti noi perdiamo. Se capiremo questo, il sacrificio di Navalny non sarà stato vano; per il suo popolo e per il mondo. Ora restano due donne. La moglie del dissidente, Yulia Navalnaya, è una donna importante: economista, attivista politica, dopo la scomparsa del marito è di fatto la leader dell’opposizione russa. Il primo partito che la candiderà al Parlamento europeo farà qualcosa di opportuno. La madre, Lyudmila Navalnaya, ha diffuso un video con un appello a Putin perché le sia restituito il corpo del figlio. Una forma di civiltà antica come l’uomo. Achille restituì a Priamo il corpo straziato del figlio Ettore, dopo un duello spietato. Putin avrà il coraggio di fare altrettanto? Consentirà a Navalny di avere almeno una sepoltura, una memoria, un culto, che sarà un delle tante manifestazioni dell’inestirpabile culto per la libertà? Di sicuro non stupisce che la fiaccola della battaglia per la dignità dell’uomo passi di mano in mano, di generazione in generazione, grazie alle donne.