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L’illusione di una vita di coppia sempre felice

/ 19/02/2024
Silvia Vegetti Finzi

Gentile dottoressa, non avrei mai pensato di scriverle e invece eccomi qui. Sposata da trent’anni con un imprenditore di successo, mi sono sempre considerata fortunata anche se il nostro matrimonio non è stato coronato dalla nascita di figli. Abbiamo fatto insieme tante cose: costruito e arredato due splendide ville, viaggiato in tutto il mondo, seguito grandi manifestazioni musicali e artistiche. Ci siamo circondati di amici meravigliosi con cui ricambiamo visite, crociere e festeggiamenti vari. Non chiedevo altro alla vita e invece la vita ha chiesto altro a me.
Come succede a tante donne, ma non credevo di essere tra queste, ho scoperto che mio marito aveva da tempo una relazione con la segretaria, che ha diciotto anni meno di lui. Ora mi spiego tanti sotterfugi! E mi chiedo come ho fatto a non accorgermene prima.
Sono sconvolta, frastornata e non so da che parte ricominciare. La mia miglior amica mi consiglia di lasciarlo subito per non farmi compiangere da tutti. «Meglio invidiati che compianti» è il suo motto. Ma non so cosa fare: ho perso ogni cosa, compresa me stessa. /
Eleonora

Per prima cosa, cara Eleonora, datti tempo, fermati e pensa. Diffido delle persone che, come la tua amica, sanno sempre quello che devono fare gli altri. Una buona amica ascolta, conforta ma non esprime sentenze stereotipate.

I tempi cambiano e mutano i comportamenti. Un tempo l’ingiunzione rivolta alle donne era di aver pazienza e di difendere il matrimonio restando al proprio posto di moglie e di madre. Ora, al contrario, il comando è di essere orgogliose e di separarsi al più presto dimostrando così autonomia e indipendenza. Penso che in questi casi spetti a ognuno/a decidere il da farsi a partire da sé, dalla propria storia, dai propri desideri profondi, spesso ignorati.

La tua biografia mi sembra caratterizzata dalla convinzione, rivelatasi un’illusione, che tutto sarebbe proceduto di bene in meglio accumulando ricchezze, relazioni sociali, piaceri e onori. In realtà tutte le vite sono a rischio: è sempre possibile che intervengano ostacoli, trabocchetti, inciampi, interruzioni e perdite. Negare la nostra fragilità, la nostra vulnerabilità ci lascia particolarmente sprovveduti dinnanzi agli imprevisti, che non mancano mai.

«Il tradimento ci pone di fronte – scrive Gabriella Turnaturi, in Tradimenti – alla più grande tragedia dei rapporti umani: l’inconoscibilità dell’altro». Io aggiungerei: e di noi stessi. Certo, d’ora in poi nulla sarà più come prima ma i cambiamenti non sono sempre catastrofici.

Se ti confronti con tuo marito senza rabbia, rancore, voglia di vendetta, vedrai che anche lui è spaventato da una passione che, avendolo colto sul viale del tramonto, fatica a gestire. Credo che atteggiamenti diversi dovrebbero caratterizzare le differenti stagioni della vita. All’irruenza della giovinezza dovrebbe far seguito la riflessione della tarda maturità. Se vi siete scelti e avete felicemente convissuto per trent’anni significa che vi lega una affinità elettiva, una segreta sintonia.

La vostra vita è stata così fortunata, così facile, che non avete avuto bisogno di rinnovare il rapporto, di chiedervi: «Qual è il senso della nostra vita?». Non vorrei fare un elogio del dolore secondo la morale tradizionale. Penso che non il dolore, ma l’elaborazione del dolore, lo scavo interiore che provoca, ci renda migliori, più attenti al bisogno degli altri, al grido di aiuto che si leva da chi soffre, da chi rimane solo.

Perciò non obbligarti a reagire subito, a cancellare la frustrazione e l’umiliazione che ogni tradimento provoca. Ristabilire la gaia spensieratezza precedente non può essere una priorità.

Procedere come se «nulla fosse» immobilizza la freccia del tempo in un eterno presente governato dalla coazione a ripetere che impedisce di apprendere dall’esperienza.

Soltanto quando avrai compreso chi sei e che cosa vuoi potrai riprendere il racconto della tua vita e procedere verso un progresso che non sia soltanto accumulo di beni e di piaceri ma ricchezza interiore, capacità di empatia e di solidarietà.