azione.ch
 



Basterebbe amare di più il nostro territorio

/ 12/02/2024
Mattia Keller

Ritorno sul tema a me caro del consumo interno, motore di ogni economia. Non è mia intenzione puntare il dito e nemmeno giudicare, bensì sensibilizzare le cooperatrici e i cooperatori che leggono il nostro settimanale. In qualità di più grande datore di lavoro privato del Canton Ticino, la Cooperativa si sente responsabile per quanto accade nella nostra regione.

In questo momento, particolarmente impegnativo per tutta l’economia cantonale, il consumo interno viene indebolito da più fattori: una situazione che potremmo paragonare a un’insufficienza cardiaca. Gli elementi che influiscono sullo stato cardiovascolare sono molteplici e si cumulano in maniera sfavorevole. In medicina si parlerebbe di paziente con un quadro clinico complesso: il cambio euro-franco, l’inflazione (malgrado stia costantemente rallentando e sia tornata sotto al 2%), la popolazione residente ticinese che diminuisce, fenomeno in controtendenza rispetto al resto della Svizzera, i conti dello Stato in difficoltà, la transizione ambientale e i costi correlati, i prezzi di materie prime e trasporti in aumento, le guerre, la densità record di supermercati nella regione insubrica, il numero di frontalieri che supera le 80’000 unità e la penuria di forza lavoro qualificata. Si potrebbe dire che dopo tanti anni di prosperità, ora lo spazio di manovra per imprese e Stato sembra sciogliersi come neve al sole, oppure che il paziente ha bisogno di cure urgenti.

Le decisioni dolorose si impongono: ne è una prova tangibile la fine annunciata di LATI. Una brutta doccia fredda per il settore agricolo e per coloro che, come Migros Ticino, collaborano strettamente con i produttori locali. Le avvisaglie di tagli e ristrutturazioni si moltiplicano e anche Migros non fa difetto, con l’annunciata riorganizzazione interna, di portata storica, che toccherà anche il Ticino. Non sono esclusi licenziamenti. Le ragioni che impongono dei cambiamenti nel Gruppo Migros sono di ampiezza nazionale, ma il Ticino denota un’evoluzione nettamente più drammatica a causa di quanto descritto sopra. Lo ribadisco: il consumo interno è motore di ogni economia.

Le difficoltà di LATI sono molteplici, e la mancanza di consumo interno è una di queste, che dimostra il suo lato peggiore, non permettendo alle aziende di operare efficacemente. Rammento che la grande distribuzione del Nord Italia è il più importante concorrente e attore del commercio al dettaglio ticinese, ma senza pagare stipendi e senza creare indotto locale.

Ora il Ticino si sveglia lentamente dal sonno da Bella addormentata e mentre noi discutiamo sull’abbassamento della franchigia doganale da 300 a 150 franchi, su proposta di Berna, scopriamo che l’Italia è molto più virtuosa e rapida: dal 1° febbraio 2024 la soglia per l’esenzione dall’IVA italiana (l’emissione del tax free) è stata abbassata a 70 euro, ampliando ulteriormente i vantaggi concorrenziali dovuti al quadro normativo. De facto gli acquisti oltre frontiera dei ticinesi sono esenti sia dall’IVA svizzera sia da quella italiana! Ciò costituisce uno svantaggio concorrenziale rilevante per le nostre imprese. Se poi si mette in conto il fatto che, secondo comparis.ch, il 54% dei ticinesi intervistati effettua acquisti oltre frontiera, mentre in Romandia e in Svizzera tedesca la percentuale, con il 23% rispettivamente 22%, è sensibilmente più bassa, si comprende l’incisivo impatto sul quadro economico ticinese. Come se non bastasse, il nostro Governo cantonale si dimentica dell’importanza del consumo interno e segnala a Berna che l’abbassamento della franchigia doganale svizzera in fondo non s’ha da fare. Ancora più sorprendente è il fatto che tale posizione non sia stata nemmeno preventivamente discussa con gli ambienti economici più toccati.

Come ha fatto notare un radioascoltatore ticinese la settimana scorsa «basterebbe avere un po’ più di amore per il nostro territorio».