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Come aumentare la natalità?

/ 12/02/2024
Angelo Rossi

Delle iniziative parlamentari presentate dal Centro qualche settimana fa si potrà dire molto, in negativo o in positivo, ma una cosa non si potrà negare, ossia che le stesse hanno il merito di mettere finalmente le difficoltà demografiche sul tavolo della politica del Cantone. La situazione è conosciuta. Il Ticino è uno dei Cantoni con la maggior quota di popolazione con più di 65 anni. Detiene anche il record, in Svizzera, delle persone con oltre 100 anni. Sono diversi i fattori che contribuiscono al super-invecchiamento della popolazione ticinese, ma forse il più importante è il secolare declino del tasso di natalità. Nel 2022 il Ticino figurava all’ultimo posto della classifica dei Cantoni per il tasso di natalità (6,9 per mille). Non solo, ma il citato tasso era nettamente inferiore non solo a quello del Cantone più prolifico, Friburgo, ma anche dal penultimo Cantone della classifica, i Grigioni (8,1 per mille). Invecchiamento della popolazione e bassa natalità sono dunque caratteristiche demografiche tipiche del Cantone Ticino. Date queste premesse, il bilancio del movimento naturale (ossia la differenza tra nati e morti) è negativo e in continuo aumento in Ticino. Tra il 2010 e il 2014 era annualmente, in media, pari a – 71 persone. Tra il 2014 e il 2019 è salito a – 463 e tra il 2020 e il 2022, anche a causa del Covid, si è ancora più che raddoppiato: – 1075 persone. Di conseguenza la popolazione residente non aumenta o aumenta molto lentamente.

Questa evoluzione sta mettendo in pericolo lo «stato del benessere» nel quale viviamo da più di 70 anni. Questo perché lo stesso è stato costruito sull’ipotesi che il rapporto tra le classi di popolazione giovane e le classi anziane non sarebbe mai mutato. Solo l’equilibrio tra le classi di età avrebbe assicurato un finanziamento sicuro per la politica sociale. Aggiungiamo poi che l’invecchiamento agisce in modo negativo sull’evoluzione delle finanze del Cantone. Non esistono analisi approfondite, chi scrive è però convinto che l’invecchiamento della popolazione sia un acceleratore per l’insieme della spesa e un freno sempre più importante per le entrate fiscali provenienti dalle persone fisiche. È quindi più che probabile che una parte delle difficoltà finanziarie attuali del Cantone sia in realtà determinata dalla tendenza all’invecchiamento della popolazione. Ora, una ripresa della natalità potrebbe aiutare a contenere questi effetti negativi anche se non subito. Il partito del Centro vuole favorirla con 4 iniziative. Con la prima vuole creare, in seno al Governo cantonale, un Dipartimento per lo sviluppo demografico; con la seconda chiede di aumentare l’assegno famigliare per i residenti in Ticino; con la terza propone misure per favorire l’attività lavorativa delle madri e infine con la quarta auspica una politica della casa che faciliti ai giovani l’accesso alla proprietà. A parte quella di rendere più visibile la politica per le nascite creando un Dipartimento per incrementarle, le proposte del Centro non sono per niente rivoluzionarie: fanno parte dell’arsenale delle misure già vigenti o, per lo meno, già discusse anche nel nostro Cantone. Nessuno può dire che siano sbagliate. È però lecito dubitare della loro efficacia. Facciamo qualche calcolo.

Per trovare un posto nella prima metà della classifica secondo il tasso di natalità, il Ticino dovrebbe, anno per anno, poter contare su almeno 600 nati vivi in più di quelli che registra attualmente (3100 nascite invece delle attuali 2500). Per raggiungere questo obiettivo il Centro propone un pacchetto di iniziative e di misure che potrebbe costare al Cantone almeno 60 milioni all’anno (la stima è di chi scrive). Confrontati con il totale della spesa del Cantone 60 milioni possono apparire un’inezia. Se però lo paragoniamo con l’obbiettivo di aumentare le nascite questa somma può apparire fuori proposito perché la spesa per ogni nascita supplementare si aggirerebbe infatti sui 100’000 franchi, dei quali un po’ più della metà sarebbero sussidi e il resto spese amministrative. Se i costi della politica della natalità dovessero aggirarsi su queste cifre è difficile che, date le attuali difficoltà finanziarie del Cantone, le iniziative parlamentari del Centro abbiano qualche possibilità di successo in Gran Consiglio. Diverso potrebbe essere il caso se la politica in questione dovesse essere portata avanti dal Centro con una o più iniziative popolari. Per lanciare le stesse occorrerà però trovare il momento giusto.