azione.ch
 



King Roger: modello inimitabile, almeno in Svizzera?

/ 12/02/2024
Giancarlo Dionisio

L’Italia si gode il trionfo di Jannik Sinner agli Australian Open. Da giorni stracoccola il suo nuovo idolo. In Ticino accogliamo con soddisfazione la convocazione nella Nazionale rossocrociata di Coppa Davis del luganese Rémy Bertola. Dieci anni or sono, la preziosa insalatiera, la si vinceva grazie alle magie di Roger Federer e Stan Wawrinka. Nel 2008, i due avevano già conquistato l’oro nel doppio ai Giochi Olimpici di Pechino. Insieme, avevano riportato a casa 23 tornei del Grande Slam, 20 per Roger, 3 per Stan. Un Paese di sciatori stava dominando il tennis. Si poteva immaginare che i due fenomeni riuscissero a fungere da modello e che facessero scuola. Missione fallita.

Dopo di loro si sono affacciati alcuni buoni giocatori da top 100 con qualche sporadica impennata. Tutto qui. La palla cade ora nel campo dell’Italia dove la Sinnermania, a distanza di un paio di settimane dal trionfo del giovane tennista altoatesino, sta lievemente scemando. Se ne percepisce tuttavia il gusto lungo. Tutti lo osannano. Tutti lo vogliono, come il Figaro rossiniano. Il suo percorso straordinario sta avendo un effetto deflagrante. La «Gazzetta dello Sport», tra sabato 27 gennaio (vigilia della finale contro Novak Djokovic) e mercoledì 31 gennaio, gli ha dedicato 56 pagine. Prime comprese, ovviamente.

Inimmaginabile per Calciolandia. Probabilmente neppure ai tempi di Tomba la Bomba, del Doctor Valentino Rossi o del Pirata Marco Pantani. È comprensibile. I media rincorrono le eccezioni, e Jannik lo è. L’Italia, dopo Pietrangeli e Panatta, ha prodotto dei buoni tennisti, come Matteo Berrettini, finalista a Wimbledon nel 2021, o come Francesca Schiavone e Flavia Pennetta, rispettivamente vincitrici del Roland Garros e degli US Open. Ma una sbronza di emozioni come quella provocata da Sinner, forse gli italiani non se l’erano mai neppure sognata, tanto più che fino allo scorso anno, l’erede designato al trono di Federer-Nadal-Djokovic pareva essere l’iberico Carlos Alcaraz.

Dopo molti tentativi di scardinare la leadership della Triade, forse, a Melbourne, il colpaccio è riuscito. Ora, per questa Generazione Z, il percorso si complica. Si tratta di dare continuità alla loro rivoluzione. Roger, Rafa e Nole hanno governato per vent’anni, e l’ultimo dei tre non pare neppure così convinto di dover abdicare.

Nel Belpaese, si godono l’attimo. Jannik, per una settimana ha posto in secondo piano il derby d’Italia tra Inter e Juventus. Sinner al Quirinale dal presidente Mattarella. Sinner dalla premier Giorgia Meloni. Sinner che rifiuta l’invito al Festival di Sanremo. Sinner con mamma e papà, cuoco e cameriera in un rifugio. Sinner col fratello adottivo. Sinner con la fidanzata, ma lontano dai riflettori. Sinner che stima Rafa e Nole, ma riconosce che il suo modello è Roger. Sinner che, udite udite, presta il fianco anche a qualche critica, poiché domiciliato nel paradiso fiscale di Montecarlo.

Sui social media spuntano come bucaneve migliaia di esperti di dritto, rovescio, passante e volée. La capacità di reinventarsi e di proporsi al mondo con apparente autorevolezza è nel DNA di questo popolo di navigatori, artisti e inventori. Chissà se la Sinnermania metterà radici. Chissà se fra cinque, dieci, venti anni sarà il tennis oppure sarà ancora il football a dettare le leggi del mercato. Nutro dubbi e perplessità sulla prima ipotesi. Manzoni insegna che il biglietto dall’altare alla polvere costa molto poco.

In Francia, in Germania, nel Regno Unito, il rapporto tra media-impresa-campione è meno inquinato. Mi chiedo se da noi, che siamo improntati su un tradizionale temperamento riservato e sobrio, i media non abbiano contribuito al fallimento della missione dei nostri due eroi. Abbiamo dedicato loro troppo poco spazio? Non abbiamo enfatizzato le loro imprese? Non li abbiamo osannati a sufficienza? Non abbiamo acceso nei cuori e nelle menti di migliaia di giovanissimi praticanti il sogno di potercela fare? Un sogno all’americana, alla Yes we can, che in Italia sanno sdoganare non appena sentono il profumo di qualcuno o qualcosa di fenomenale?

Perdonaci, Roger, se non ti abbiamo adorato con la necessaria devozione. Ripromettiamoci di non ripetere l’errore con Marco Odermatt. Sebbene forse nello sci – neve permettendo – non sarà difficile continuare a fare scuola, come in Svizzera si fa bene da decenni.