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Situationship

/ 05/02/2024
Simona Ravizza

Situationship è un nuovo termine della Gen Z per definire le loro relazioni, tanto diffuso da essere addirittura studiato da sociologi come Elizabeth Armstrong dell’Università del Michigan che sintetizza così il suo significato: «È un rapporto che una o entrambe le parti non vedono andare da nessuna parte». Il Dizionario di Cambridge la definisce «una relazione romantica tra due che non si considerano una coppia, ma che hanno più di un’amicizia»: una situazione a metà tra il primo incontro e una storia impegnata. State pensando alla trombamicizia che definisce i cosiddetti Amici di Letto, i Friends with Benefits, diventato anche il titolo di un film, dove i due amici Jaimie (Mila Kunis) e Dylan (Justin Timberlake) iniziano una relazione fatta di rapporti occasionali con l’intenzione di non rimanere legati sentimentalmente? Ebbene, vi sbagliate! La trombamicizia è qualcosa di definito, una sorta di accordo tra le parti coinvolte che si vogliono bene e ogni tanto condividono anche il letto; mentre il Dna della situationship è proprio la sua natura indefinita. Mancanza di impegno. Nessuna pianificazione del futuro. Ambiguità. Zero esclusività del rapporto. Connessione instabile. On-off. Incertezza. Assenza di responsabilità. Fatica o disinteresse a capire i sentimenti reciproci: difficilmente ce li si confessa. Il suo colore è il grigio: chi vive una situationship è in una zona grigia. Oltre la trombamicizia, meno di una relazione stabile. Il diktat è: vivere il momento, senza dovere rendere conto di nulla, tanto meno di quel che sarà!

Come sanno gli affezionati di questa rubrica capire Le Parole dei figli anche in ambito sentimentale è un modo per essere in grado di decifrare i loro stati d’animo o almeno provarci. È il motivo per cui siamo diventati edotti sulle crush che nel loro gergo stanno a definire le cotte adolescenziali; abbiamo capito che corrono il rischio di essere friendzonati, ossia di ricevere il due di picche dopo una dichiarazione con la classica frase: «Per me sei solo un/a amico/a!»; e abbiamo scoperto che la via di fuga può essere ghostare, cioè interrompere improvvisamente ogni forma di comunicazione, per esempio ignorando i messaggi e le chiamate (vale anche dopo una storia d’amore). Per una Generazione come la nostra cresciuta con Harry, ti presento Sally… , il film cult con Billy Crystal e Meg Ryan e scritto da Nora Ephron, può essere difficile comprendere lo slancio degli Gen Z verso la situationship: Sally interrompe immediatamente il rapporto di amicizia con Harry dopo esserci finita a letto proprio per la necessità di non restare intrappolata in una relazione indefinita. I due si riappacificano solo dopo che lui a Capodanno le chiede di sposarla con una dichiarazione rimasta nella storia del cinema: «Ti amo quando hai freddo e fuori ci sono 30 gradi. Amo la ruga che ti viene qui quando mi guardi come se fossi pazzo. Mi piace che dopo una giornata passata con te, sento ancora il tuo profumo sui miei golf, e sono felice che tu sia l’ultima persona con cui chiacchiero prima di addormentarmi la sera. E non è perché mi sento solo, e non è perché è la notte di Capodanno. Sono venuto stasera perché, quando ti accorgi che vuoi passare il resto della vita con qualcuno, vuoi che il resto della vita cominci il più presto possibile».

È sbagliato però, a mio avviso, considerare la situationship come la fine del romanticismo decretata dagli Gen Z che sono i nostri figli. La BBC di recente titola un articolo: Situationship: Why Gen Z are embracing the grey area (Perché la generazione Z sta abbracciando la zona grigia). Risposta della sociologa Elizabeth Armstrong: «È una sfida all’idea che le partnership intime debbano avere una struttura lineare con l’obiettivo di raggiungere traguardi relazionali convenzionali, come la convivenza, il fidanzamento e il matrimonio. Il concetto di situationship va contro questa nozione secondo cui stare con qualcuno dove non si va da nessuna parte è una perdita di tempo». La sua diffusione a mio modo di vedere è tipica anche di una Generazione che non ama mettere etichette alle cose, neppure ai rapporti. Dopotutto anche l’amore è fluido al motto di: «Noi non ci innamoriamo di un maschio o di una femmina, ma della persona!».