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Chi è Gabriel Attal, il nuovo premier francese

/ 15/01/2024
Paola Peduzzi

Il nuovo premier francese, Gabriel Attal, ha 34 anni, è popolare e forse è l’erede del presidente Emmanuel Macron. Le analisi sulla successione sono premature, non solo perché il voto in Francia è previsto per la primavera del 2027, ma anche perché la storia francese (e non solo) mostra che la scelta di un delfino è accidentata, piena di colpi di scena. Però la situazione di Macron è particolare: nel 2016 ha creato un modello politico che prima non c’era e che rischia di finire con lui, appunto perché non ha una tradizione cui affidarsi. Per questo il presidente deve fare calcoli anticipati e in questo caso audaci, perché è la prima volta che sceglie come primo ministro un politico attivo e ambizioso e non un esecutore. Attal è simile al Macron che sconvolse la Francia con la sua marcia né di destra né di sinistra 7 anni fa. Ex ministro dell’Istruzione e prima portavoce dell’Eliseo, Attal è nato a Clamart, alle porte di Parigi, e ha trascorso buona parte della sua vita tra il sesto e il settimo arrondissement della capitale: dunque élite pura. I suoi genitori hanno divorziato, sua madre viene da una famiglia di Odessa e lo ha cresciuto cristiano ortodosso.

Suo padre, ebreo tunisino, è forse la persona più importante nella formazione di Gabriel. Si chiamava Yves Attal, era un avvocato e produttore cinematografico, ha lavorato con Bernardo Bertolucci e Pedro Almodovar. È morto di un tumore fulminante nel 2015. Nel 2019, quando era stato nominato segretario di Stato nel Governo Macron – il più giovane della storia della Quinta Repubblica – Attal si era commosso durante una conversazione con il quotidiano francese «Libération» ricordando una cattiveria che era stata scritta sul suo rapporto con il padre: in un pamphlet politico c’era scritto che Attal era stato sollevato dalla morte del padre perché così avrebbe potuto vivere la sua omosessualità senza bugie. L’autore era Juan Branco, un suo coetaneo che ha fatto le sue stesse scuole, che è parte del mondo sovranista e anti-sistema dei gilet gialli e che di mestiere fa il distruttore del macronismo. Branco ha «un’ossessione» per Attal, tanto che in un’intervista dello scorso autunno il neopremier francese l’aveva denunciata, questa fissazione. Non aveva fatto il nome ma «il compagno» che lo bullizzava per il suo aspetto fisico, che mandava messaggi ai suoi amici fingendosi lui e facendolo litigare, che ha svelato la sua omosessualità quando Attal avrebbe voluto farlo a modo suo, era Branco. Metterli sullo stesso piano come fanno in molti è sbagliato: Attal lavora in incarichi ministeriali da quando aveva 23 anni (ha iniziato nel Partito socialista) mentre Branco è un polemista accalorato che fa la gioia delle emittenti sovraniste con il suo misto di pettegolezzi, allusioni e politologia. Però l’intreccio di queste due vite è molto rappresentativa sia del salto generazionale in corso, sia delle due anime della Francia che dominano il dibattito politico di questo secolo.

A proposito di intrecci e di due anime: il duello ideale, questo sì molto più concreto e diretto, che si avrà da qui alle elezioni europee del 9 giugno, è quello tra Attal e l’astro nascente del Rassemblement national (il nuovo nome del Front national di Marine Le Pen), Jordan Bardella. Bardella è ancora più giovane del neopremier, ha 28 anni ed è il capolista del Rassemblement per le europee, come già lo era nel 2019 quando ci fu il pareggio con una manciata di voti in più per i sovranisti. Il partito di Macron, Renaissance, non ha ancora indicato un capolista, e si è detto per un po’ che avrebbe potuto essere Attal, il quale però non pareva interessato. Ora da premier guiderà la campagna per le europee, è «un capolista per procura», come dicono gli analisti, che dovrà cercare di recuperare il grande distacco che ora c’è nei sondaggi: i lepenisti sono dati al 27%, i macroniani non arrivano al 20. Attal e Bardella rappresentano le due anime della Francia. Attal viene da una famiglia benestante della periferia ricca di Parigi, ha frequentato scuole elitarie, conosce più i palazzi che i francesi. Bardella è figlio di immigrati italiani, viene dalla banlieue e pure se suo padre è un dirigente di impresa e ha la casa di villeggiatura, è percepito molto più un politico da popolo che da palazzo. C’è già un elemento deformante in questi brevi cenni biografici, ma quel che si percepisce, nelle campagne elettorali, vale spesso più della realtà, e per questo il freddo Attal e il caldo Bardella saranno i personaggi della campagna elettorale francese per le europee.