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Il consumo interno, motore di ogni economia

/ 15/01/2024
Mattia Keller

Le ultime settimane sono state contraddistinte da un vero e proprio walzer di cifre e numeri rimbalzati sulla stampa: raggiunta la soglia di 80’000 frontalieri, salario minimo mensile di un importante attore internazionale del commercio al dettaglio a 4700 franchi, tasso di cambio sotto alla soglia dei 0,93 franchi per euro, riduzione della franchigia doganale a 150 franchi per gli acquisti degli svizzeri all’estero e imminente riduzione a 70 euro della soglia per richiedere l’esenzione dall’IVA in Italia (tax free). Come non aggiungere al quadro le vendite natalizie in calo rispetto al 2022 e la forte inflazione percepita, ma in continuo calo negli ultimi mesi? Il commercio al dettaglio non si è fatto proprio mancare nulla sul volgere del nuovo anno.

In tutto ciò non va perso di vista quanto veramente serve all’economia di una nazione e di una regione, in particolar modo se di frontiera come il Ticino: il consumo interno. Il consumo indigeno è il sangue che fa funzionare l’organismo oppure il motore che fa girare l’economia. Ogni volta che i salari versati a chi lavora in Ticino vengono spesi principalmente altrove il sistema, dunque la nostra economia, ha un calo di pressione; il medico direbbe un problema cardio-vascolare serio. Quando si parla di cuore, tutti sanno istintivamente che la questione è seria e lo è ancor più quando la miriade di numeri e valori sopraccitati rischia di disorientarci. 

In qualità di direttore di Migros Ticino mi sento di dover informare le lettrici e i lettori e soprattutto di mettere in luce quanto di buono la nostra Cooperativa fa per il nostro territorio. Migros Ticino è d’esempio per più aspetti. Solamente il 9% delle nostre collaboratrici e dei nostri collaboratori sono frontalieri, a fronte di una quota globale di frontalieri attivi nel commercio al dettaglio ticinese che si attestava nel 2021 al 40,7% (fonte: USTAT, ultimo dato disponibile): 41 collaboratori nel commercio al dettaglio su 100 in Ticino sono domiciliati in Italia. Visto il numero di frontalieri in continua crescita ci si può ragionevolmente aspettare che il dato reale a fine 2023 superi ampiamente il 40,7% del 2021. La ricerca di nuovo personale si svolge tramite gli enti cantonali preposti e l’assunzione di personale residente è assolutamente prioritaria. A ciò va sommata la nostra volontà ferrea di investire in Ticino, coinvolgendo produttori, aziende, maestranze e artigiani locali. Gli esempi più tangibili di questo attaccamento al territorio sono principalmente due. Da un lato, la costruzione e la ristrutturazione delle nostre filiali e infrastrutture, un’attività di grande importanza per Migros Ticino, che genera forti ricadute per l’economia ticinese, visto che tutto quanto possibile viene sistematicamente acquistato in Ticino. Dall’altro, la nostra gamma di prodotti Nostrani del Ticino, che annovera più di 50 fornitori locali e 687 prodotti del territorio. Per essere più concreti e sommando anche i salari versati, la ricaduta economica annuale della presenza di Migros Ticino in Ticino ammonta a ca. 177 milioni di franchi all’anno. Se qualcuno mi chiedesse «perché lo fate?» risponderei: perché siamo l’unico attore della grande distribuzione ticinese domiciliato e che paga le tasse qui.

Il nostro credo è che l’economia ticinese vada difesa con scelte lungimiranti, responsabili e consapevoli al momento delle assunzioni, ma anche quando facciamo la spesa come consumatori, altrimenti il sistema va in crisi. In questo contesto mi preme sottolineare di nuovo l’importanza del consumo interno. Per finire mi permetto di porre una domanda provocatoria, alla quale ognuno può dare istintivamente la propria risposta: chi fa sistematicamente la spesa in Italia dovrebbe ricevere uno stipendio svizzero o italiano?