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Capodanni, graduatorie e l’inevitabile rituale di inizio anno

/ 08/01/2024
Benedicta Froelich

Anche stavolta, come avviene dopo ogni Capodanno, ecco che ci si ritrova perseguitati dall’immancabile rituale delle classifiche – ovvero, dalla necessità di decidere cosa di davvero stimabile o significativo rimanga dell’anno appena concluso; in altre parole, cosa valga la pena di portare con sé nel 2024. Normalmente, questa usanza si applica a qualsiasi prodotto commerciale nell’ambito della cultura popolare – ai dischi di musica leggera, così come ai film giunti nei cinema nel corso dei mesi, e perfino a videogiochi, programmi televisivi e, secondo le mode del momento, siti web e affini; per non parlare dell’obbligo, ormai sancito ufficialmente dalle maggiori riviste di costume, di scegliere quali figure pubbliche del momento incoronare come «personaggi dell’anno».

Tutto ciò, però, pone anche ovvie problematiche; ad esempio, non è sempre facile definire quale sia l’elemento su cui si basano le decisioni dei media – se la scelta di una determinata opera o candidato sia legata alla qualità del lavoro artistico, o piuttosto alla sua popolarità. E, soprattutto, non è dato sapere quale dovrebbe essere il criterio alla base di tali classifiche – se il gradimento del pubblico vi giochi un ruolo, o se siano piuttosto le decisioni «ai vertici» a determinare le scelte dei fruitori.

D’altra parte, se il parametro è costituito dalla notorietà, non si può negare come siano sempre più numerosi i casi di personaggi saliti alla ribalta per motivazioni quantomeno fatue, destinate a divenire rapidamente obsolete: in un mondo governato da influencer e trendsetter, è sufficiente qualche dichiarazione ardita per ritrovarsi non solo sulla bocca di tutti, ma, quel che più conta, ampiamente citati dai maggiori social network. Eppure, spesso tale audacia corrisponde, anziché a effettiva grandezza, al semplice desiderio di ritrovarsi sotto i riflettori; quello stesso desiderio che, troppo spesso, conduce a un’effimera ma travolgente fama – nonché all’ingresso nelle ambitissime classifiche di fine anno. E poiché i social, e il web in generale, consentono a chiunque di ottenere i propri «quindici minuti di fama» – il più delle volte senza alcun merito apparente – c’è da scommettere che molti tra quelli che appariranno nella lista degli eventi più «gettonati» del 2023 saranno, infine, poco più che semplici bravate: basti pensare alle miriadi di ragazzini che, pur di conquistare poche centinaia di like su TikTok, sono disposti a lanciarsi in sfide (le cosiddette challenges) nelle quali rischiano – e, a volte, addirittura perdono – la vita.

Del resto, val la pena ricordare che a tutt’oggi, nel Guinness dei Primati, il titolo di «video live più visionato su Facebook» è detenuto da un capolavoro come Chewbacca Mask Lady (2016) – filmino amatoriale realizzato da una mamma texana che, indossata la maschera del celebre personaggio di Guerre Stellari, viene presa da un attacco di fou rire (l’intento: celebrare le piccole gioie della vita). Mentre oggi, la classifica dei filmati più «cliccati» del 2023 vede figurare, tra gli altri, uno degli exploit di Dumpy – celebre rana australiana la quale, grazie al sapiente editing operato dallo YouTuber di turno, in ogni video appare come a dir poco enorme accanto al suo proprietario: un trucco che ha tratto in inganno molti spettatori, presto convintisi dell’esistenza di una nuova razza di rane giganti. Il che sembra spingerci a considerare come l’ambiguità – l’incapacità di distinguere il vero dal falso, specie quando ottenuto tramite manipolazioni digitali – sia oggi giunta a rappresentare qualcosa di perfino desiderabile, in netto contrasto con il passato.

Eppure, dato che l’esperienza ci insegna come non vi sia modo di sottrarsi all’eterno rituale delle retrospettive di fine anno, forse l’unica soluzione al riguardo consiste nel tenere a mente che non tutto è riconducibile a una graduatoria, e neppure dovrebbe esserlo – tantomeno l’arte, la quale, per sua stessa definizione, non necessita di alcuna legittimazione da parte di organismi che, seppure più o meno validi, troppo spesso sembrano autoproclamarsi detentori della verità. Una volta appurato questo, forse anche l’inizio di un nuovo anno ci peserà un po’ meno.