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Trasognanti giorni di neve

/ 18/12/2023

Il numero di sciatori da tempo ristagna, ma sono comunque ancora parecchi. Per questo la prima neve dell’anno è stata accolta con visibile sollievo: torna il freddo, si sono detti, le stagioni ritrovano il loro significato e sì, quest’anno si potrà sciare. E invece no, queste premesse sono sbagliate. Per cominciare, qualunque ragionamento sul cambiamento climatico deve fondarsi su serie statistiche e non su singoli fenomeni meteorologici. E purtroppo i dati non sono confortanti perché il novembre 2023 è stato il più caldo mai registrato a livello globale.

Inoltre, a causa della scarsità di neve, la stagione degli sport invernali è sempre più breve: in media oltre un mese in meno rispetto ai decenni precedenti. In generale, poi, la meteo è ormai imprevedibile se si vogliono programmare vacanze invernali con largo anticipo. Insomma, un po’ di neve in più o un po’ prima del solito non cambia la questione, anzi potrebbe alimentare pericolose illusioni e spingere magari verso investimenti azzardati in nuovi impianti, quando invece tutti gli esperti considerano ormai lo sci una pratica residuale. Finché sarà possibile sciare approfittiamone, ma senza illusioni. Progetti di espansione sono da escludere; meglio riservare le risorse a nuovi modelli di sviluppo.

Certo è difficile immaginare che sulle Alpi i numeri (circa 150 milioni di presenze all’anno) possano restare gli stessi in futuro. Ma si può trasformare una disfatta in una ritirata ordinata, per esempio puntando sulle attività all’aria aperta e sul turismo d’avventura, entrambi molto richiesti soprattutto dalle nuove generazioni (Millennial e Gen Z). E dunque trekking, mountain bike, parapendio, zipline eccetera. sfruttando gli impianti di risalita già disponibili per giocare con la forza di gravità. Nel frattempo gli chalet per gli sciatori vengono resi più confortevoli e proposti per ritiri fuori stagione dedicati al benessere e alla crescita personale (corsi di cucina, di scrittura e così via).

Ci sono naturalmente eccezioni alla regola, a volte dove meno ce lo aspetteremmo. In Arabia Saudita si progetta Trojena, una stazione invernale con 36 chilometri di piste, hotel, ristoranti, spa eccetera. E Trojena è solo la quarta parte di Neom, una nuova città sorta grazie a un investimento di cinquecento miliardi di dollari. Il progetto prevede anche un’isola nel Mar Rosso (Sindalah), un’area industriale galleggiante (Oxagon), e infine The Line, una zona residenziale lineare lunga 170 chilometri, per 9 milioni di abitanti. Nel suo insieme il progetto Neom, a regime nel 2030, segna l’ingresso dell’Arabia Saudita in un futuro aperto al turismo e alla tecnologia, meno dipendente dal solo petrolio.

Certo, a prima vista la stazione invernale di Trojena può sembrare un progetto stravagante, come Ski Dubai, la pista da sci costruita in un centro commerciale dell’autoproclamata «città delle meraviglie» (e del cattivo gusto) negli Emirati Arabi Uniti. Ski Dubai è mantenuta sottozero quando fuori il sole arroventa il deserto. Trojena invece sembra muovere da premesse più solide. Per cominciare sorge sulle montagne della regione nord-occidentale del Paese, dove la temperatura di notte scende sottozero per tre mesi l’anno e permette quindi di produrre neve artificiale a condizioni ragionevoli. Inoltre si punta alla sostenibilità, a cominciare dalla desalinizzazione dell’acqua utilizzata. Infine l’energia necessaria per l’innevamento artificiale sarà solare o eolica. Al di fuori dei tre mesi di neve si potrà nuotare o dedicarsi agli sport acquatici in un lago artificiale, realizzato recuperando in forma circolare l’acqua proveniente dallo scioglimento della neve.

Naturalmente un poco di cautela non guasta in tempo di greenwashing e di progetti perfetti solo sulla carta. Ma proprio per la gravità della crisi climatica dobbiamo anche abituarci a pensare in modo nuovo. Con solo il 20 per cento delle stazioni, l’arco alpino registra l’80 per cento delle presenze di sciatori su scala mondiale. Circa due terzi provengono da altri Paesi, anche molto distanti; e dunque nuove stazioni come Trojena potrebbero rispondere a questa domanda di sport invernali, senza bisogno di lunghi (e inquinanti) voli internazionali. La realtà è sempre più complicata – e interessante – dei nostri schemi mentali.