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Quando i figli si allontanano
Cara Silvia,
nostro figlio Guido, diciottenne, sta frequentando il primo anno d’università all’estero. È sempre stato un bravo bambino e un ottimo figlio. Persino l’adolescenza è trascorsa senza problemi, alternando lo studio con lo sport. Siamo genitori piuttosto anziani e, sappiamo bene quanto i giovani siano problematici. Leggiamo ogni giorno che ne fanno di tutti i colori: stanno fuori la notte, cantano e suonano a qualsiasi ora, incuranti di chi dorme e riposa, di chi è vecchio e malato. Non le dico in che condizioni lasciano le piazze dopo le feste! Nei cosiddetti Rave parties sfuggono a ogni controllo trovandosi clandestinamente in luoghi isolati dove, storditi da muri di casse che sparano musica a decine di kilowatt, consumano alcol, fumo e spinelli. Leggiamo di episodi di bullismo tra compagni di classe, d’insegnanti aggrediti dagli alunni, di gare automobilistiche ad alta velocità. Anche lei, nelle sue lettere, ci ha spesso parlato di ragazzi che si ritirano dalla realtà e, abbandonando scuola e amici, si chiudono nella cameretta, catturati dal mondo virtuale che sta dietro lo schermo.
Come vede, siamo attenti a quello che accade, informati su come vanno le cose. Con la differenza che sino a settembre ci sentivamo tranquilli. Giulio era un ragazzo modello e altrettanto i suoi amici. Gli siamo sempre stati vicini e lui, che ci raccontava tutto, ha sempre seguito con convinzione i nostri consigli.
Ma da quando è partito, non lo riconosciamo più. Alle nostre telefonate serali risponde a monosillabi e, con la scusa che non può perdere le lezioni, è tornato a casa una volta sola. Ma il peggio è che qualche giorno fa abbiamo saputo che ci ha mentito. Da quel momento siamo pieni di ansia e di paura. Persino il passato ci sembra un inganno. Ci siamo forse illusi che andasse tutto bene? Che cosa ci attende, ce la faremo? / Genitori preoccupati
Cari genitori,
innanzitutto non drammatizzate. Se Giulio è partito ai primi di settembre, sono passati solo due mesi. Un periodo in cui deve ambientarsi, capire come funziona la macchina universitaria, affrontare nuovi modi d’insegnare, di vivere e di relazionarsi con gli altri.
Comprendo la vostra apprensione: anche voi state affrontando cambiamenti che vi trovano impreparati. Ma dovete pensare che il ragazzo sta crescendo e che, per diventare adulto, deve rendersi autonomo e indipendente anche tacendo e raccontando qualche frottola. La presa di distanza avrebbe dovuto iniziare prima, ma probabilmente Giulio ha preferito salvaguardare la vostra serenità. In quanto genitori anziani, vi percepisce fragili e vulnerabili per cui cerca di ammortizzare il distacco. Incontro sempre più spesso figli che si fanno genitori dei loro genitori.
All’allontanamento fisico sta corrispondendo, non una rottura dei legami, ma un distacco psichico che, essendo fisiologico, non va contrastato ma compreso. Inutile e controproducente telefonargli ogni sera aspettandovi, con apprensione, che vi racconti la sua giornata. D’ora in poi concedetegli margini di silenzio e di segreto.
Aspettate che sia lui a chiamarvi accettando di ricevere solo le informazioni che intende darvi. Se vi ha detto una bugia, non sarà certo «a fin di male» ma probabilmente per salvaguardare l’immagine ideale che avete di lui e per mostrare a sé stesso che può farcela da solo, senza pareri e consigli altrui.
Le neuroscienze ci avvertono che, in soggetti minorenni, la bugia non può essere valutata soltanto col metro morale, ma va inserita in una prospettiva evolutiva. Nel caso invece di bugiardi coatti, per lo più narcisisti estremi, ci dobbiamo preoccupare e intervenire con terapie adeguate. Ma, tenendo conto che sto riflettendo da lontano, mi sembra che Giulio meriti da parte vostra atteggiamenti di stima, fiducia e speranza: il miglior viatico per aiutarlo a crescere e a diventare una bella persona.