Il capo della Sezione del militare e della protezione della popolazione ticinese, Ryan Pedevilla, ci parla dell’importanza di «rifugi» e scorte alimentari
L’Europa invita la popolazione a prepararsi al peggio, lanciando o rilanciando manuali e «kit di sopravvivenza», come racconta l’articolo a lato. In questo contesto come si muove la Confederazione? Esistono dei prontuari nostrani, organici ed esaustivi, per affrontare le emergenze? «L’opuscolo svedese e la guida finlandese per prepararsi alle crisi sono iniziative interessanti», osserva Ryan Pedevilla, capo della Sezione del militare e della protezione della popolazione del Cantone Ticino. Questi documenti contengono consigli utili per resistere alcuni giorni senza aiuti esterni: scorte d’emergenza, comportamenti anti-panico, modalità di difesa psicologica e di cyber-resilienza, e così via. «Non sarebbe una cattiva idea distribuire documenti simili anche qui. Il vero nodo, però, è come verrebbero interpretati: in un quadro già segnato da notizie quotidiane di conflitti e devastazioni, la popolazione potrebbe intenderli in modo troppo allarmistico. Paesi come la Finlandia vivono una pressione geopolitica più diretta, anche per la vicinanza con la Russia. In Svizzera la percezione del rischio è diversa. Il nostro compito, dunque, è quello di evitare il panico e promuovere consapevolezza».
Tutto il necessario
La popolazione deve tenere presente due aspetti, sottolinea il nostro interlocutore. Il primo: l’importanza delle scorte domestiche. A questo proposito si trova online il documento «Scorte d’emergenza – per ogni evenienza» (febbraio 2025), pubblicato dall’Ufficio federale per l’approvvigionamento economico. «Le scorte sono pensate per affrontare una carenza momentanea. Si tratta di predisporre alimenti a lunga conservazione e cibi pronti al consumo, acqua (9 litri a testa), oltre a una radio a batterie, una torcia, candele, fiammiferi e un accendino. È raccomandata anche una riserva minima di denaro contante – utile in caso di blackout – nonché prodotti per l’igiene personale e medicamenti di base». Sull’opuscolo citato è inoltre disponibile un calcolatore (tramite codice QR) per determinare le quantità consigliate in base alle proprie esigenze.
Cinque giorni di tempo
Il secondo elemento essenziale, afferma Pedevilla, è l’importanza delle costruzioni protette, chiamate «rifugi» (e, impropriamente, «bunker»). In Svizzera, infatti, ogni abitante deve disporre di un posto protetto, privato o pubblico, raggiungibile in tempo utile dalla sua abitazione, come previsto dalla Legge federale sulla protezione della popolazione. In caso di emergenza, il Consiglio federale può ordinarne «la messa in prontezza», che deve avvenire entro cinque giorni (una misura mai attuata finora). «Questo significa che i rifugi devono essere accessibili e funzionanti entro quel lasso di tempo».
L’intervistato spende qualche parola anche sui cosiddetti «kit di sopravvivenza» che si trovano online. «Ritengo che quei pacchetti preconfezionati siano diventati un prodotto poco efficace. Hanno un costo elevato e, pur avendo una lunga durata, non verranno mai utilizzati. Inoltre i cibi liofilizzati inclusi, oltre a essere poco appetibili, non rispondono alle reali esigenze delle persone comuni. È molto più efficace seguire la checklist summenzionata, creare una scorta in autonomia e scegliere prodotti che rispondono davvero ai propri bisogni e che vengono consumati regolarmente». Sarebbe inoltre saggio verificare periodicamente le date di scadenza e aggiornare il proprio piano d’emergenza una volta all’anno (la prova delle sirene d’allarme potrebbe essere un buon promemoria).
Preparare e gestire razionalmente le scorte – dice Pedevilla – rappresenta un contributo concreto che ognuno può dare per superare un’eventuale crisi: conflitti, attacchi cyber, catastrofi naturali quali terremoti e alluvioni, penuria energetica e blackout ecc. «Grazie ai vostri preparativi possiamo impegnare tutte le risorse a disposizione per gestire al meglio i soccorsi e garantire un supporto efficace alla popolazione. Per contro, azioni puntuali o capillari sul territorio richiedono un enorme sforzo logistico e l’impiego di mezzi e persone necessarie altrove».
Il manuale del 1969
Tornando ai manuali di difesa civile, la Svizzera uno ce l’ha avuto: si intitolava appunto Difesa civile. Nel 1967 il Consiglio federale decise di farlo distribuire a tutti i fuochi, come ricorda il sito dell’Archivio federale, ma la spedizione cominciò solo due anni più tardi. Nel contesto della Guerra fredda, il suo scopo era preparare la popolazione a resistere in caso di guerra, invasione o attacco nucleare, promuovendo la cosiddetta «difesa spirituale della Nazione». Il libro fu oggetto di critiche per il suo tono patriottico, poco oggettivo, didascalico e drammatico. In Parlamento si sollevarono dubbi sullo scopo e sul finanziamento del progetto, che costò quasi 4,8 milioni di franchi, superando il budget previsto. Molti cittadini lo accolsero con scetticismo, alcuni lo rispedirono al mittente. Resta un oggetto di studio interessante, espressione del clima dell’epoca.
