Un polo culturale alpino

by Claudia
5 Maggio 2025

Politica culturale: artisti internazionali, in Valposchiavo, trovano ispirazione e accoglienza grazie a un territorio in evoluzione

Un tempo considerata periferica, oggi la Valposchiavo è un polo culturale vibrante. Da anni accoglie artisti e artiste in residenza, offrendo loro un rifugio creativo tra le montagne e arricchendo il proprio territorio e la comunità.

Sono le dieci di sera. Il fuoco crepita nel caminetto. Nell’aria c’è profumo di resina e pizzoccheri. Le voci e le lingue si mescolano intorno a un tavolo dopo un concerto di musica d’avanguardia. Siamo a Poschiavo, in un palazzo patrizio e, ancora una volta, si ricrea quell’atmosfera di familiare condivisione e complicità tra gente locale e artisti di mezzo mondo. «La musica parla un linguaggio universale. Devi solo aprire le orecchie per ascoltarla», afferma Cornelia Müller, che da oltre due decenni condivide con la popolazione della Valposchiavo, valle di lingua italiana nei Grigioni, il suo amore per il jazz contemporaneo e la musica improvvisata. Per tredici anni, dal 1999 al 2012, l’artista poliedrica ha organizzato l’Uncool Jazz Festival e dal 2013 propone l’omonimo Artists in residence.

E, come accade quasi ogni mese, di sabato sera, la musica sperimentale ha portato un pubblico di pochi intimi oltre la corona di montagne di una valle remota. A trasportarli altrove, come moderni Caronti, sono Nicoletta Favari, pianista italiana, e Christopher Sanvito, percussionista americano. Il concerto è un loro regalo alla valle. «Siamo affascinati dal modo in cui la musica prende forma ai margini, nei luoghi di transizione e di incontro», racconta Nicoletta. Ad attrarli in Valposchiavo – mentre si trovavano in Giappone, dopo essere stati in quasi sessanta Paesi – è stata la sua posizione di confine, un luogo dove le culture si incontrano e si contaminano: «Ogni luogo ha lasciato un segno nella nostra evoluzione artistica», sottolinea Nicoletta. E il loro passaggio in Valposchiavo ha sicuramente lasciato un’impronta perché la loro musica ha dato vita a un dialogo tra luoghi pieni di storia e suoni effimeri.

Un dialogo fortemente voluto da Cornelia Müller, originaria di Zurigo e con radici poschiavine. Dopo aver vissuto a Düsseldorf e Berlino, Müller è tornata nella casa dei nonni a Poschiavo. «Volevo costruire un centro culturale nella Fabbrica Ragazzi, ma il progetto è naufragato a causa dell’elevato costo dell’immobile», spiega. «Sentivo il bisogno di condividere la musica straordinaria che avevo ascoltato in giro per il mondo con la gente del posto. Ma volevo anche offrire la possibilità agli artisti di trascorrere del tempo in un ambiente ispirante, abbracciati da montagne meravigliose e avvolti, di notte, da una coperta di stelle, ormai invisibili in città». Da questo desiderio è nato prima il festival Uncool, poi il programma di artisti in residenza.

A dodici anni dalla nascita della prima residenza, la Valposchiavo ospita oggi tre centri creativi con identità ben definite: il primo, quello di Cornelia Müller dedicato alla musica; il secondo, di Paola Gianoli, alla danza; e l’ultimo, in ordine di tempo, quello ideato e diretto da Begoña Feijoó Fariña, alla letteratura, alla traduzione e all’illustrazione. Queste iniziative hanno trasformato la valle in un crocevia culturale. «Poschiavo è diventata terra di residenze artistiche», conferma Kaspar Howald, direttore di Graubünden cultura, ricordando che nel Cantone trilingue se ne contino circa una decina. «Le residenze sono un’opportunità di scambio tra centri urbani e periferie e arricchiscono tanto gli artisti quanto il territorio».

L’ex direttore di Valposchiavo Turismo ricorda inoltre che l’aspetto economico non è secondario: le residenze portano turismo culturale, generano un indotto economico e aumentano la visibilità della valle anche all’estero. Alcuni artisti e artiste hanno anche deciso di stabilirsi temporaneamente o definitivamente a Poschiavo, come la cantante siberiana Sainkho Namtchylak, che nel 2021 ha trascorso un anno in valle, oppure la coppia di musicisti di Seattle Wayne Horvitz e Robin Holcomb, che trascorrono ogni anno la primavera nel borgo, tenendo anche dei concerti.

Per Paola Gianoli, danzatrice di contact improvisation e attiva nell’ambiente svizzero della danza, il ritorno nella sua terra d’origine, dopo aver vissuto a lungo a Ginevra, è coinciso con la creazione dell’associazione culturale Riverbero. Il suo obiettivo: portare progetti artistici di danza contemporanea di alta qualità in Valposchiavo.

La terza offerta di residenza è denominata Lettere dalla Svizzera alla Valposchiavo ed è stata ideata da Begoña Feijoó Fariña, di origine spagnola che vive nella valle grigionese e sogna una residenza capace di accogliere simultaneamente artisti e artiste di diverse discipline. Un luogo dove musiciste, danzatori, drammaturghe e pittori possano ispirarsi a vicenda.

Va peraltro detto che i progetti oggi già esistenti si sono concretizzati con buona accoglienza della popolazione, la quale si è dimostrata essere aperta e curiosa. Un’apertura e una curiosità apprezzate anche dal Patrimonio svizzero, che quest’anno ha assegnato il Premio Wakker alla Valposchiavo, riconoscendole non solo la gestione esemplare del patrimonio architettonico, ma anche la vivace offerta culturale, che spazia dai concerti alle mostre d’arte, dagli spettacoli di danza fino alle proiezioni cinematografiche. Una vivacità che affonda le sue radici nel patrimonio storico-culturale lasciato dall’emigrazione. Molti valposchiavini, dopo aver esercitato il mestiere di pasticcieri nelle metropoli europee, al loro ritorno non portarono solo ricchezza economica – testimoniata dai Palazzi patrizi che caratterizzano il borgo – ma anche nuove influenze culturali. Un’eredità che ha saputo convertire il parziale isolamento geografico in un’opportunità per sviluppare una forte identità culturale autonoma, dinamica e all’avanguardia.