Il dilemma dei telefonini tra i banchi di scuola

by Claudia
7 Luglio 2025

Nidvaldo, Argovia, Vallese e Ginevra hanno deciso di proibirli nelle aule scolastiche ma anche durante le pause

Non sarà una pausa estiva come tutte le altre per diverse scuole del nostro Paese, confrontate con l’introduzione del divieto dell’uso del cellulare in aula, a partire dal prossimo mese di agosto. Prima di affrontare nei dettagli questi provvedimenti, val la pena di dare un’occhiata alle astuzie usate dai ragazzi per continuare a usare lo smartphone in aula. E qui la fonte è fede degna, lo abbiamo chiesto a direttamente ad alcuni allievi che frequentano la scuola media in Ticino, dove il cellulare può essere portato con sé, ma deve rimanere spento o non visibile e in «modalità aereo». Alla voce «trucchi», il primo in classifica pare essere quello dell’astuccio: il cellulare, acceso, viene nascosto tra penne e matite, per poi guardarlo di tanto in tanto durante la lezione.

Al secondo posto c’è lo stratagemma dell’auricolare: lo si mette nell’orecchio, lo si copre con una mano appoggiando il gomito sul banco, e così si può ascoltare un po’ di musica mentre il docente porta avanti il suo programma. Al terzo posto, un ultimo sotterfugio, decisamente dispendioso: avere a disposizione un secondo telefonino, da usare quando il primo viene ritirato dal docente, dopo aver colto l’allievo in «flagranza di reato». Una serie di furbizie che ci fa capire come la discussione sui divieti debba tener conto anche delle sfide con cui sono confrontati gli insegnanti, chiamati a vigilare pure sugli abusi digitali dei ragazzi. Un fenomeno sempre più invadente che in queste settimane ha portato diversi cantoni a voler cambiare marcia, a passare da una modalità tutto sommato «soft», come lo è quella ticinese, a misure più severe, come appunto quella del divieto, non solo in aula ma anche durante le pause. Quattro finora i cantoni che hanno deciso di muoversi in questa direzione: Nidvaldo, Argovia, Vallese e Ginevra. In quest’ultimo cantone il cellulare, e altri dispositivi elettronici, saranno proibiti nella scuola dell’obbligo, a partire dal prossimo rientro in aula dopo le vacanze. In un comunicato dello scorso 26 giugno il governo ginevrino sottolinea che questa decisione ha lo scopo di «preservare la qualità dell’apprendimento, la salute mentale degli allievi e anche di incoraggiare l’interazione sociale tra gli allievi». La posta in gioco è dunque molto elevata, «la scuola deve rispondere alla crescenti preoccupazioni dei genitori e dei professionisti del settore, dovute agli effetti nefasti dell’uso sproporzionato di questi strumenti, come ad esempio l’abbandono scolastico e il cyberbullismo». Lo scorso 28 maggio il Governo del canton Argovia ha deciso che il telefonino sarà vietato non solo in classe ma anche durante le gite, e questo fino al termine della scuola media. Ci potranno essere delle eccezioni: se il cellulare «permette di raggiungere precisi obiettivi pedagogici» o per motivi legati alla salute di un allievo.

In Argovia si punta molto anche sulla formazione, pure quella dei genitori, per accrescere la «competenza mediatica» della società nel suo insieme. Esprimendosi sulla stampa d’Oltralpe, il consigliere di Stato Christophe Darbellay, responsabile in Vallese del Dipartimento della formazione, si è detto «allarmato, nel constatare che parecchi ragazzi hanno delle difficoltà di apprendimento e di lettura». In Vallese il «divieto totale» vale anche nella scuola post-obbligatoria, apprendistato compreso, anche se sono possibili delle eccezioni, definite singolarmente da ogni sede scolastica. Sul tema si è espressa anche la Conferenza dell’istruzione pubblica romanda e del Ticino, che sottolinea come a scuola i cellulari debbano essere spenti o depositati in appositi scaffali, e questo anche durante le pause. In Svizzera la scuola è di stretta competenza dei cantoni e dei comuni, le misure da adottare possono dunque differire parecchio da una realtà all’altra.

Anche perché su questo argomento ci sono opinioni divergenti. Basti dire che l’Unione dei docenti svizzeri si oppone a un divieto generalizzato. In un suo ampio rapporto pubblicato l’anno scorso si legge tra l’altro che «è arrivato il momento di avvicinare i giovani a questi strumenti in modo responsabile, per far leva sui loro aspetti positivi, riducendo con misure appropriate quelli negativi». Per questa associazione «gli smartphone possono essere una risorsa importante durante le lezioni, se utilizzati in modo mirato e sensato». E qui si apre un altro tema, perché in questo modo la scuola dà per scontato che ogni allievo disponga di un cellulare, aumentando così la pressione sulle poche famiglie che, a fatica, scelgono di posticipare l’entrata dei loro figli in questo mondo.

Anche in Ticino il dibattito è aperto. Il partito del Centro è pronto a lanciare un’iniziativa popolare per introdurre il divieto del cellulare, che «non sarà consentito portare con sé». In altre parole il telefonino dovrà rimanere a casa, anche se delle deroghe potranno essere previste per «esigenze scolastiche o in presenza di gravi motivi». Un approccio sostenuto anche dalla Ccg, la Conferenza cantonale dei genitori, come ci ha confermato il suo presidente Pierfranco Longo. In un recente documento la Ccg elenca una serie di rischi a cui sono esposti i ragazzi a causa del cellulare, tra cui: isolamento sociale, disturbi del sonno ed esposizione a contenuti pornografici in età precoce. Occorre dunque una «presa di coscienza collettiva». Nell’abituale conferenza stampa di fine anno scolastico, la Consigliera di Stato Marina Carobbio ha affermato che «la dipendenza dai dispositivi elettronici pone dei seri problemi di salute pubblica che vanno affrontati con urgenza». E lo ha detto da ministra ma anche da medica. Anche per questo motivo i suoi servizi stanno pensando di estendere il divieto dell’uso del cellulare già a partire dalla scuola elementare. Oggi vale solo per le medie. E forse uno dei punti da chiarire sta proprio qui, cosa si intende davvero per divieto: lasciare il cellulare a casa? Depositarlo a scuola? Oppure metterlo in modalità aereo ma tenendolo a portata di mano? Ben sapendo che qualche trucco i ragazzi riusciranno sempre a trovarlo. Una sfida che potremmo definire «epocale» e che a ben guardare, con le stesse problematiche e fragilità, investe anche il mondo degli adulti.