Graphic novel biografiche: ben oltre i confini del Sol Levante: Osamu Tezuka e il suo dono all’Occidente in un ritratto devoto, ma non definitivo
Sebbene solo i grandi appassionati ne siano a conoscenza, l’invenzione del cosiddetto «fumetto manga» – ovvero, la definizione dello specifico codice grafico ed espressivo che regola l’oggi popolarissimo universo dei comics giapponesi – è cosa relativamente recente: per la precisione, risale al 1947, quando il giovane Osamu Tezuka (1928-1989), all’epoca agli esordi come fumettista, lanciò uno stile di disegno destinato a gettare le basi del manga moderno. Certo, all’epoca Tezuka non poteva immaginare che, a partire dagli anni Ottanta in poi, il mondo occidentale ne sarebbe stato letteralmente conquistato, secondo una vera e propria «invasione culturale» guidata dalla crescente popolarità degli anime, come sono definiti i cartoni animati nipponici; e se oggi quella del Sol Levante è divenuta per molti la scuola fumettistica di riferimento, non è esagerato affermare che nulla di tutto ciò sarebbe stato possibile senza l’opera dello stesso Osamu Tezuka, oggi soprannominato dai connazionali «il Walt Disney giapponese».
L’uomo che ha inventato il manga moderno, ispirando con i suoi disegni anche Disney, e cambiandoil fumetto per sempre
Autore di immortali epopee disegnate, molte delle quali traslate in popolarissimi film d’animazione, Tezuka ha dato vita a personaggi indimenticabili: dall’eroico Kimba, il leone bianco (al quale il Disneyano Re leone deve ben più di una vaga ispirazione), all’adorabile Principessa Zaffiro, per arrivare fino all’infelice androide Astro boy, protagonista di amare e problematiche riflessioni sulla sfuggente linea di confine tra «umano» e «artificiale» (tema particolarmente attuale in tempi di IA). Eppure, non molti sanno che la vita del grande mangaka è, per molti versi, affascinante quanto le sue opere, e che il percorso umano e professionale di Tezuka è stato ben più complesso e drammatico di quel che si possa pensare.
A educare il pubblico su questo tema vi è, fortunatamente, una graphic novel di notevole importanza storica, che, pubblicata per la prima volta in italiano dalla Coconino Press nel lontano 2003, è stata in questi ultimi anni ristampata nel catalogo J-Pop delle Edizioni BD, così da poter essere fruibile da una nuova generazione di lettori e appassionati. Commissionata proprio dalla Tezuka Productions, Osamu Tezuka: Una vita a fumetti è infatti un’opera firmata tra il 1989 e il ’92 da Toshio Ban, un tempo stretto collaboratore dello stesso Osamu, che qui si cimenta in una lunga incursione – ben quattro volumi, per un totale di oltre novecento pagine – nella vita e nell’opera del sommo Maestro.
Scopriamo così che Tezuka, ossessionato dal disegno fin da bambino, aveva riempito decine di quaderni con disegni infantili di buffi omini, destinati a evolversi nei personaggi che avrebbe utilizzato per tutta la sua carriera; e che nemmeno la devastazione causata dalla Seconda Guerra Mondiale gli impedì di riuscire nell’ardua impresa di fare del fumetto un legittimo, stimabile mestiere. Per non parlare della vera «scena madre» della graphic novel, in cui un giovane Tezuka, all’epoca brillante studente di medicina, assiste alla proiezione del capolavoro disneyano Bambi – rendendosi d’un tratto conto di voler abbandonare la promettente carriera di medico per dedicarsi invece al disegno fumettistico, le cui immense potenzialità gli vengono rivelate proprio in quella cruciale serata. E il resto, come si suol dire, è storia.
Tutto ciò viene presentato in modo narrativamente ineccepibile grazie all’intelligenza delle scelte stilistiche di Ban, qui disposto a mettersi totalmente al servizio del protagonista scegliendo un codice espressivo agile e lineare – volutamente molto simile a quello di Tezuka – finendo così per tratteggiare anche lo stesso Osamu nel medesimo modo in cui questi amava ritrarsi occasionalmente nei propri fumetti. In tal modo, l’artista arriva a incarnare un efficace senso di continuità, mettendo in scena un ideale «passaggio del testimone» tra passato e presente: un ausilio narrativo che si fa particolarmente importante nelle sequenze più evocative, in cui vengono svelati i retroscena della creazione delle opere di Tezuka, vere e proprie indagini sulla natura umana intrise di una profondità narrativa comparabile a quella dei drammi shakespeariani.
Le tante saghe disegnate di Osamu – spesso destabilizzanti nell’acuta caratterizzazione psicologica dei personaggi, in grado di turbare il lettore per spingerlo a scomode riflessioni – divengono così il fulcro della narrazione di Ban; un aspetto che la graphic novel esplora con delicata intensità, mostrandoci da vicino le profonde affinità che legavano Tezuka ai suoi personaggi (ognuno dei quali è, a modo suo, un riflesso dell’anima del proprio creatore), nonché il profondo coinvolgimento emotivo da lui provato verso le storie che raccontava: lo stesso che gli ha consentito di creare capolavori assoluti come la monumentale biografia Buddha (1972), o il manga storico La storia dei tre Adolf (1983).
Purtroppo, la stessa prolificità che permise a Osamu di divenire un semidio della letteratura disegnata fu anche l’elemento principale a contribuire alla sua morte prematura, a soli 60 anni: in effetti, si può dire che l’artista si sia letteralmente immolato sull’altare della propria arte, arrivando a produrre, nell’arco della sua vita, circa 150mila tavole – molto più di quanto qualsiasi altro disegnatore abbia mai realizzato. E se la dedizione maniacale di Tezuka verso il proprio lavoro costituisce il leitmotiv di Una vita a fumetti, è purtroppo altrettanto vero che la graphic novel tende a sorvolare sugli aspetti più controversi (e interessanti) della vita artistica del suo soggetto; come, ad esempio, i tentativi di censura seguiti alla critica dell’establishment medico da lui perseguita tramite le storie del chirurgo fuorilegge Black Jack, uno degli antieroi più complessi e suggestivi della storia del fumetto.
Così, se l’impressione finale è comunque quella di un tributo estremamente meticoloso e devoto al Maestro, non si può fare a meno di provare un po’ di amarezza davanti alla mancanza di audacia della Tezuka Productions; il che, tuttavia, nulla toglie al vero merito di questa biografia a fumetti – quello di aver saputo trasformare il suo protagonista in un vero e proprio eroe, degno dei personaggi scaturiti dalla matita dello stesso Osamu. Ricordandoci come, nell’arco di oltre quarant’anni di lavoro, questi sia riuscito a lasciare ai posteri un’eredità inestimabile, in grado di annullare completamente gli ingannevoli confini tra cultura orientale e occidentale per scuotere le coscienze dei lettori di tutto il mondo.

