Dimitri, un affare di famiglia

by Claudia
7 Luglio 2025

In occasione del Merci Tour, Das Zelt (La tenda) farà tappa anche in Ticino

Per festeggiare i 100 anni dalla sua fondazione, Migros ha dato vita anche al «Merci Tour», tour di ringraziamento che fa tappa in molte località con attività diverse. Fra queste vi è anche la collaborazione con Das Zelt, la tenda che ospita il più grande palcoscenico mobile della Svizzera. 15 location, 168 spettacoli e oltre 250’000 biglietti venduti al prezzo di 100 anni or sono, ossia 9 franchi!

Das Zelt farà tappa anche in Ticino, con quattro diversi programmi ad hoc (replicati due volte ciascuno) per il pubblico di lingua italiana. Fra gli artisti presenti per l’occasione, David Dimitri, che grazie ai suoi numeri su una corda sospesa, si è già esibito per i pubblici di mezzo mondo.

Già sicuro di volere diventare un artista di circo a 14 anni, David Dimitri – figlio di Dimitri – si è diplomato in danza alla prestigiosa Juilliard School di New York, cui sono seguite innumerevoli collaborazioni con i grandi circhi del mondo, ma anche con registi come Franco Zeffirelli o John Huston, e progetti per Disney e l’Opera di Zurigo. Lo abbiamo incontrato in vista dell’appuntamento autunnale ad Agno.

David Dimitri, negli anni lei si è fatto un nome a livello internazionale: come si gestisce un’eredità come quella di suo padre Dimitri?
Non è sempre stato facile, lo devo ammettere. Fino a una certa età non avevo mai riflettuto sulle potenziali difficoltà legate al nome Dimitri, ma retrospettivamente penso ve ne fossero: la gente aveva delle aspettative molto alte nei miei confronti, oppure mi metteva subito su un piedistallo non giustificato. Credo infatti che il mio lavoro sia modesto se paragonato a tutto quanto fatto da mio padre. La difficoltà però non risiedeva tanto nel padre famoso, quanto più nel desiderio di fare a mia volta qualcosa di nuovo e abbastanza interessante per il pubblico, e che mi consentisse di vivere senza dipendere da alcun tipo di sussidio.

Come ha capito come muoversi?
Ho dovuto misurarmi con colleghi più bravi di me, poiché ero un principiante. Guardando loro ho capito ciò di cui avevo bisogno: per avere successo dovevo inventare qualcosa che interessasse alla gente, che la incuriosisse, che potesse piacere. Per me non aveva senso fare una bella produzione artistica senza che nessuno la vedesse.

È stato anche sul punto di abbandonare?
Io sono molto autocritico: se non sono convinto di quello che faccio o se le reazioni di pubblico e professionisti (alle quali sono molto sensibile) non sono quelle che mi aspetto, non riesco a essere soddisfatto. Mi sembrava sempre di sentire un certo scetticismo, anche se magari era solo la mia percezione.

E quindi cosa è successo?
All’epoca lavoravo con grandi circhi come il Knie, o il Big Apple Circus di New York, facevo cinema, teatro… Tutto sembrava andare bene, giravo il mondo con il mio numero di 7 minuti su un cavo, ma mi mancava qualcosa, volevo fare altro. Così, era il 2007, mi misi in testa di creare un circo da solo. Volevo una cosa mia dove nessuno mi dicesse cosa fare.

E come andò?
Mi ritrovai in grande difficoltà: avevo investito tutto, soldi e speranze, in un tendone da circo, ma non sembrava interessare nessuno al di fuori di mio padre, che fu sempre un grande motivatore. Pensai allora di andare al Festival di Avignone, nella speranza di incontrare qualche agente o direttore. Quando arrivai nella città francese, dapprima non trovai un solo centimetro di muro libero su cui appendere i manifesti del mio spettacolo, poi mi impedirono di montare il tendone perché non riconoscevano i miei documenti, e infine mi ritrovai a proporre il mio spettacolo all’aperto. Cominciai a esibirmi, ma non veniva quasi nessuno a vedermi. Si sa, ad Avignone bisogna farcela nei primi dieci giorni, altrimenti è meglio lasciare perdere. Stavo decidendo del mio futuro quando nella terza settimana arrivarono due uomini che mi invitarono al Festival Janvier dans les Etoiles che avrebbe avuto luogo il gennaio successivo nel sud della Francia. Nonostante il mio scetticismo, accettai. Quando arrivai trovai un’organizzazione gigantesca, e la sera, quando mi recai al mio circo per lo spettacolo, vidi che c’era una coda lunghissima! Pensavo di sognare… Fu una serata meravigliosa, con un pubblico da sogno. E al termine, ricevetti almeno quindici proposte di collaborazione.

Qual era la particolarità dello spettacolo?
Alla fine della serata la corda usciva dal circo e saliva fino a un’altezza di quindici metri verso il cielo. Dopo il Festival feci una lunga tournée attraverso tutta la Francia. Oggi, per fortuna, il ritmo è rallentato un poco; faccio qualche spettacolo e mi occupo della Fondazione Dimitri a Verscio.

Lei dà un’idea di leggerezza quando è sulla sua corda: è solo lavoro o la corda ha ancora una dimensione magica?
Ci sono dei momenti nello spettacolo che sono più impegnativi, ma la corda per me è sempre rimasta un piacere. La disciplina è molto importante nel nostro mestiere, anche perché si ha a che fare con dei pericoli reali. A me piace soprattutto la parte finale del mio spettacolo, quei tre minuti in cui esco dalla tenda e mi avvio verso il cielo. Qualche settimana fa ero in Francia, e quando sono salito sulla corda è scoppiato un violento temporale, avevo sottovalutato la situazione, ed è stato abbastanza rischioso. Per fortuna ho potuto avvalermi della grande esperienza accumulata negli anni e del mio istinto, ma ho avuto davvero paura.

A settembre sarà finalmente anche in Ticino, ad Agno. Vuole raccontarci cosa presenterà nella tenda del Merci Tour?
La serata prevede due spettacoli. Dapprima comincerò io con il numero sulla corda, quello dell’uomo cannone e altre, diciamo, follie circensi! Poi seguirà uno spettacolo di famiglia, un po’ come facevamo ancora con mio papà, quando ci esibivamo tutti insieme. Lo spettacolo è stato ripreso da mia sorella Nina, e insieme a lei si esibiranno sua nuora Mor Dovrat e la comica Silvana Gargiulo. Nel frattempo anche il figlio di Nina, Samuel, ha deciso di intraprendere la carriera d’artista, anche se non sarà presente ad Agno.

L’eredità artistica di Dimitri è dunque garantita, poiché siete tutti molto legati al mondo dell’arte…
Certamente! È un affare di famiglia!