Snitch

by Claudia
3 Marzo 2025

«A nessuno piacciono gli snitch!», sentenziano in coro l’11enne Enea e la 16enne Clotilde, fratelli coltelli, che quando sono d’accordo su qualcosa in famiglia è già un evento. Il significato è semplice perché basta tradurlo letteralmente dall’inglese: snitch significa spia. È uno snitch chi fa lo spione. Cosa che comporta un marchio d’infamia. L’interessante ne Le parole dei figli è capire per quali comportamenti viene apposta tale lettera scarlatta; e questi cambiano a seconda del contesto e delle età. Il termine arriva in Italia perché, neanche a dirlo, fa parte del gergo dei rapper (utilizzato anche in titoli di canzoni come No Snitch Freestyle del 2017 di Tedua o Snitch e impicci del 2020 di DrefGold e FSK Satellite). Per loro uno snitch è su tutto chi è amico della polizia. L’informatore. Chi tradisce la gang. A tal proposito il mondo del rap ha anche lo snitch più grande della storia dell’hip-hop: è Tekashi da Brooklyn, arrestato dall’Fbi il 18 novembre 2018 per appartenenza alla gang criminale Nine Trey Gangsta Bloods, rapina a mano armata e traffico di droga (per riportare solo i principali capi d’accusa). Che cosa fa Tekashi per non rischiare 47 anni di carcere ma farsi ridurre la pena con un patteggiamento? Ebbene, il rapper testimonia per ore in un tribunale di Manhattan contro gli altri membri della gang. Apriti cielo, il dissing (l’insulto pubblico in musica) è assicurato. Altro mondo, stessa parola.

Per i bambini della Generazione Alpha, i nati dal 2010, uno snitch è chi fa lo spione con i prof. Chi ha l’età di Enea il termine lo usa infatti prevalentemente in ambito scolastico dove la massima autorità sono gli insegnanti e uno snitch è, dunque, un amico dei prof. Chi gli ricorda che non ha dato i compiti se l’insegnate sta uscendo dall’aula dopo essersi dimenticato di assegnarli. Chi gli fa presente che oggi è giornata di interrogazione. Chi fa la spia sulle manchevolezze dei compagni di classe che magari hanno dimenticato il libro o il quaderno a casa. Il codice di onore, che in linea di massima prevede di farsi i fatti propri per non rischiare di essere considerato uno spione, ammette però la possibilità di fare differenze: se due bambini della stessa età si menano spifferare al prof equivale a snitchare; ma se uno più grande picchia uno più piccolo, e considerato indifeso, beh in quel caso (per fortuna!) scatta un campanello d’allarme e allora va anche bene rivolgersi agli insegnanti.

A ogni età, il suo significato. Per gli Gen Z, per i quali la lealtà in amicizia è un valore assoluto, uno snitch è soprattutto chi tradisce gli amici. Ossia chi parla male alle loro spalle oppure racconta in giro i fatti loro. Comportamenti imperdonabili! In questo caso snitch diventa più che mai sinonimo di infame. Gli snitch non piacciono perché si muovono per tornaconto personale. A noi boomer, a mio avviso, è bello che il significato di snitch riporti a un film magistrale che è Profumo di donna (1992). Al Pacino interpreta Frank Slade, un tenente colonnello cieco che trova un’inaspettata ragione di vita nell’amicizia con Charlie Simms, studente della prestigiosa Baird School pur senza essere figlio di una famiglia agiata. Sopra la testa del preside viene fatto scoppiare un palloncino di liquido colorato che lo sporca tutto insieme alla sua nuova auto. Viene aperta un’inchiesta sui colpevoli e Charlie è uno dei due testimoni chiamati a fare la spia. Ma Charlie non è uno spione. A costo di pagarne le conseguenze con l’espulsione da scuola e il sogno di andare ad Harvard mandato in frantumi. Al Pacino-Frank Slade prende la parola davanti a tutta la scuola riunita nell’aula magna per una sorta di processo pubblico: «Ma che significa, qual è il vostro motto qui: basta denunciare i propri compagni per salvarsi il culo? […] Alla Baird state forgiando dei serpenti, una razza di viscidi conigli spioni […]. L’anima di questo ragazzo è intatta, non è negoziabile, e sapete come lo so? Qualcuno qui, e non starò a dirvi chi, lo voleva comprare. Ma il nostro Charlie non vendeva. […]. Io non so se il silenzio di Charlie in questa sede sia giusto o sbagliato, non sono giudice né giurato, ma vi dico una cosa: quest’uomo non venderà mai nessuno per comprarsi un futuro!». In questo senso, gli snitch non piacciono neppure a noi.