Arriva l’enciclopedia anti-woke

by azione azione
17 Novembre 2025

Non sono mai stato un fan di Wikipedia, l’enciclopedia collaborativa online in costante evoluzione: l’idea che chiunque possa scrivere una voce a piacimento, indipendentemente dalla propria formazione e competenza, mi ha sempre stranito. Se sono un elettrauto, che titoli ho per scrivere la voce «Kant»? E se sono un filosofo, ha senso che mi occupi dell’articolo sull’«airbag»?

È vero che i controlli wikipediani ci sono, eccome, ma avvengono tramite la comunità e linee guida interne, senza un vero comitato scientifico formale. Nella vecchia poderosa UTET, o nella raffinata Treccani, invece, so che gli articoli sono firmati da esperti e sottoposti a revisione rigorosa. La qualità informativa delle enciclopedie tradizionali è altissima. Quella di Wikipedia, meno. Gli articoli sono generalmente ben fatti e aggiornati in tempo reale (cosa impossibile per le vecchie enciclopedie). Alcune voci sono eccellenti, altre ampiamente migliorabili: richiederebbero un’accurata verifica delle fonti, che comunque di solito vengono indicate. Se non c’è consenso, si apre una pagina di discussione. Un meccanismo democratico, nonaccademico.

Oggi, però, mi trovo a tifare per Wikipedia. Leggo su «Le Monde» che l’enciclopedia online è oggetto di un attacco senza precedenti da parte di Elon Musk, che il 27 ottobre scorso ha lanciato Grokipedia, una nuova enciclopedia interamente generata dall’intelligenza artificiale. Il motivo? Secondo Musk, Wikipedia sarebbe controllata da attivisti di estrema sinistra: la si dovrebbe chiamare «Wokipedia», con la «o», perché sarebbe un vettore dell’ideologia woke, cioè quell’insieme di movimenti dediti all’antirazzismo, alla parità di genere, ai diritti LGBTQ+ e all’inclusione sociale. Sinceramente, non ce n’eravamo accorti. Magari ci siamo imbattuti in voci non troppo accurate, o ben confezionate in una lingua e debolucce in un’altra. Ma che Wikipedia sia diventata il catechismo degli attivisti di cui sopra… dai Elon, raccontalo su Marte.

Non vorremmo si replicasse il caso WikiLeaks, il sito che pubblicava documenti riservati ricevuti da informatori anonimi e che ha rivelato scandali mondiali, come gli abusi dei marines in Iraq o le intercettazioni degli hacker cinesi sui governi occidentali. WikiLeaks è finita nel turbine delle accuse e dei processi. Il suo fondatore, Julian Assange, è tornato libero nel giugno 2024 dopo 14 anni di tribolazioni giudiziarie e detenzione. Le differenze tra Wikipedia e WikiLeaks sono enormi, ma una cosa le accomuna: sono temute dai potenti. Sì, qualche peccato ce l’hanno. La prima, qualche voce tendenziosa tra le 64,3 milioni messe online in oltre 7.100 lingue e dialetti (dato aggiornato a gennaio 2025), sicuramente ce l’ha. Il secondo, con le sue rivelazioni improvvisamente desecretate, a volte ha messo in pericolo persone innocenti.

Ma se sono prese di mira dai potenti è per un’altra ragione: perché non possono controllarle, perché mettono in discussione la loro auto-narrazione scintillante. Impossibile addomesticarle e, alla bisogna, epurarle di informazioni scomode e verificabili, come le azioni giudiziarie su Trump o le controversie su Musk. Sono temute per i fatti che presentano, non per le presunte opinioni che veicolerebbero. Uno dei cinque pilastri di Wikipedia è il punto di vista neutrale: se una voce è sbilanciata, viene subito bloccata e corretta.

Non si creda che un’enciclopedia scritta dagli algoritmi sia neutrale. L’obiettivo dichiarato di Grokipedia è eliminare bias, propaganda e «woke ideology», utilizzando un motore di analisi della verità che classifica le affermazioni come: vere, parzialmente vere, false, fuori contesto o propaganda. Ma la verità non la inventano le macchine: discende dalla mente del loro creatore. Un programmatore tecno-libertario, conservatore e populista. Ricchissimo, ovviamente. La verità, quando è programmata, smette di essere verità. Diventa opinione travestita da algoritmo.