Museo di Val Verzasca: lo scambio di esperienze organizzato durante la giornata del racconto ha unito migranti e popolazione locale: un incontro così arricchente da dare il via alla nascita di un nuovo progetto. Parla la curatrice Veronica Carmine
Storie di migrazioni, di accoglienza e purtroppo anche di espulsione. In poche settimane la valle Verzasca ha vissuto questa miscela di emozioni. L’incontro promosso lo scorso 16 marzo dal locale Museo in occasione della giornata mondiale del racconto – lo Storytelling Day che cade il 20 marzo – ha favorito un prezioso contatto fra popolazione locale di ogni età e richiedenti l’asilo alloggiati a Gerra Verzasca. Spunto per l’iniziativa la piccola mostra In giro per il mondo – Storie di partenze e arrivi visibile fino all’11 maggio all’Istituto Scolastico di Brione Verzasca. Qui si sono riuniti circa trenta partecipanti, di cui una decina di richiedenti l’asilo, portando ricordi di famiglia legati all’emigrazione verzaschese da un lato e il proprio vissuto di migranti contemporanei dall’altro. Ne è seguita una relazione a livello del Gruppo maglia e da sviluppare con altre attività ancora da definire. Fra i protagonisti dell’evento il giovane afghano Alisina, volonteroso e in grado di esprimersi piuttosto bene in italiano. Il suo destino ha però conosciuto una svolta drammatica il successivo 3 aprile, quando è stato arrestato di notte e trasferito a Zurigo in attesa di essere rinviato in Croazia (dove era stato registrato) secondo il Regolamento di Dublino. La partenza forzata è avvenuta a metà aprile.
L’apertura a tematiche attuali in dialogo con i valori del passato è una caratteristica del Museo di Val Verzasca, che ha inaugurato la stagione lo scorso 18 aprile. Lo scambio di esperienze avvenuto durante la giornata del racconto ha unito persone che abitano il medesimo territorio per tradizione o passaggio. Le rispettive radici affondano quindi nella valle ticinese e in Paesi lontani come Afghanistan e Somalia. Per Veronica Carmine, curatrice e mediatrice del Museo, l’esperienza si è rivelata così arricchente da dare il via alla nascita di un nuovo progetto. La presenza per alcuni mesi all’Istituto scolastico di Brione Verzasca di una piccola parte della mostra realizzata nel 2024 da Helvetas (organizzazione svizzera di cooperazione allo sviluppo) al Museo all’aperto del Ballenberg ha creato il presupposto per la giornata di storytelling, organizzata in collaborazione con Tandem al Museo. «L’esposizione – spiega la curatrice – mette in relazione la migrazione ottocentesca di una famiglia di Cugnasco-Gerra con quella contemporanea di un uomo del Bangladesh. Per quanto riguarda il nostro incontro, ho chiesto ai partecipanti locali di portare una lettera, una foto o un altro ricordo di famiglia legato all’emigrazione dal quale partire con il proprio racconto di una quindicina di minuti». Il pomeriggio è stato organizzato in due momenti. «Abbiamo dapprima previsto quattro postazioni con un narratore o una narratrice che raccontava la propria storia, offrendo al gruppo la possibilità di spostarsi in tutte le postazioni così da ascoltare e descrivere le proprie esperienze in piccoli gruppi. In un secondo tempo è stata aperta la discussione durante la quale è emerso da parte dei giovani richiedenti l’asilo il desiderio di conoscere meglio la valle e i suoi abitanti, come pure di imparare l’italiano, desiderio che però spesso resta in sospeso». Il contatto fra migranti e popolazione locale in genere non è infatti immediato, ma grazie a questo incontro si è superato lo scoglio iniziale. Prosegue l’organizzatrice: «I giovani locali hanno invitato i coetanei ad allenarsi insieme a calcio, il gruppo delle donne che lavora a maglia a raggiungerle perlomeno per ascoltare l’italiano, altri hanno suggerito incontri culinari».
La storia di Alisina
Accoglienza e solidarietà si sono quindi manifestate con spontaneità, tanto che nei giorni successivi alcuni giovani stranieri hanno subito aderito alla proposta del Gruppo maglia. Bisogna infatti sempre tener presente – rileva Veronica Carmine – che i soggiorni dei richiedenti l’asilo sono temporanei, per cui è opportuno agire senza indugi. Il caso di Alisina è purtroppo emblematico. Poche settimane dopo la giornata del racconto il giovane 24enne è stato prelevato di notte e trasferito in un carcere amministrativo a Zurigo in attesa del suo rinvio in Croazia, Paese dove era stato registrato. Veronica Carmine, come le altre persone coinvolte nell’iniziativa, è rimasta senza parole di fronte a questo avvenimento, in particolare in relazione alle difficili condizioni nei centri detentivi croati raccontate da Alisina durante l’incontro in Verzasca. Il giovane era inoltre uno dei più integrati a livello linguistico e sociale, in grado di aiutare con la lingua i nuovi arrivati. Il 10 aprile lo abbiamo sentito mentre si trovava a Zurigo nell’incertezza totale, anche perché gli erano state comunicate due diverse date di partenza. «Ho paura del futuro e sono stanco di dover sempre ricominciare tutto daccapo» ci ha raccontato. «In ogni Paese ci vuole tanto tempo per imparare la lingua, conoscere le persone e cercare lavoro». Partito dall’Afghanistan nel 2022, Alisina ha vissuto otto mesi in Iran prima di proseguire, come la maggior parte dei suoi connazionali in fuga, verso Turchia e Grecia per raggiungere l’Europa. Il giovane, sempre attivo, con alle spalle due anni di studi universitari nel suo Paese e iscritto a un corso statunitense online di bachelor in informatica, ha molto apprezzato l’incontro proposto dal Museo di Val Verzasca proprio perché ha permesso di parlare con numerosi autoctoni, altrimenti più difficili da avvicinare. «Sono andato due volte dal gruppo delle donne che fanno maglia, parlando con loro e imparando anche un po’ questo lavoro».
Sul Sentiero delle Leggende
Il futuro progetto di integrazione del Museo perde quindi con Alisina – come riferisce Veronica Carmine – una preziosa figura in grado di spronare gli altri asilanti a partecipare alle attività. In attesa che la proposta venga strutturata in modo adeguato, la responsabile intende organizzare a giugno un altro evento proprio per sfruttare lo slancio del primo incontro. Veronica Carmine: «In genere i progetti partecipativi, caratterizzati dal coinvolgimento attivo delle persone cui sono destinati, richiedono molto impegno a livello di motivazione. In questo caso il desiderio di ascoltare, raccontare e coinvolgere è stato forte e naturale, per cui vale la pena sfruttare al meglio e in tempi brevi questa dinamica. A giugno desidero proporre una passeggiata intergenerazionale (invitando le famiglie) sul Sentiero delle Leggende realizzato alcuni anni fa valorizzando alcune narrazioni della valle. Ai richiedenti l’asilo chiederò di raccontare a loro volta storie e fiabe dei loro Paesi d’origine».
Il Sentiero delle Leggende è uno dei cinque itinerari etnografici proposti dal Museo di Val Verzasca, che a sua volta conta tre sedi. A Sonogno si trova l’edificio storico (Casa Genardini) con vicina la nuova sede costruita nel 2017, mentre a Frasco sono situati il mulino e la centralina elettrica e a Odro il Museo del fieno selvatico, piccolo rustico con esposti gli attrezzi per la fienagione.
A Sonogno, oltre all’allestimento permanente, è stata prolungata fino al 31 ottobre prossimo l’esposizione temporanea Osservare per capire. 45 anni di ricerca etnografica in Verzasca curata da Christian Besimo, autore dei metodi e dei risultati illustrati. Originario della valle ma cresciuto nella Svizzera tedesca, Besimo è un profondo conoscitore della Verzasca e dall’anno scorso fa parte del comitato direttivo del Museo per il quale si occupa in particolare delle attività sul territorio proponendo numerose escursioni. La sua presenza completa a livello di team il focus del Museo che comprende sia il territorio sia gli aspetti sociali sviluppati da Veronica Carmine, etnologa specializzata in progetti partecipativi.
Accoglienza e solidarietà sono i concetti che riassumono l’esperienza vissuta negli ultimi mesi in Val Verzasca, dove l’entusiasmo generale è stato interrotto dalla brusca partenza di Alisina. Da parte del Museo c’è però la volontà di far crescere un progetto che non è nato come tale, ma che dimostra come si possano unire le azioni umane del passato e del presente esplorando con partecipazione la complessità della società in cui si vive.
