Nell’ultimo mese ho contato almeno quattro migranti annegati al largo della costa sud-occidentale di Lesbo, in Grecia; quattordici vicino a Bodrum, in Turchia; una quarantina non lontano dalla costa di Salakta, in Tunisia; e sette cadaveri ripescati sulle spiagge di Porto Empedocle, la cittadina siciliana che ha ispirato ad Andrea Camilleri la fittizia Vigàta.
È accaduto nell’indifferenza generale e, soprattutto, dentro un mare di menzogne. Qualche tempo fa, un amaro articolo di «Le Monde» ha spiegato come sui social media la migrazione clandestina verso l’Europa venga spesso raccontata in modo idealizzato. Sette adolescenti algerini, ad esempio, hanno documentato la traversata da Algeri a Ibiza a bordo di una barca rubata, trasmettendo il viaggio in diretta e celebrandolo con video da influencer, animazioni e colonne sonore trionfali. Il risultato? I protagonisti sono diventati icone della migrazione felice. I social si trasformano così in strumenti di propaganda, alimentando l’immaginario di un’Europa come terra del bengodi e ignorando le tragedie: nel 2025 oltre 1600 migranti sono scomparsi tra i flutti.
Non sono solo gli influencer (veri o presunti) a illudere i migranti. Lo fanno anche i trafficanti. Un articolo di InfoMigrants – piattaforma multilingue nata nel 2017 per fornire notizie affidabili e imparziali ai migranti – elenca le principali menzogne diffuse per convincere i potenziali passeggeri a partire e a pagare profumatamente:
• Sulla distanza tra Libia, Tunisia e Italia: si fa credere che le luci che baluginano in mare siano già quelle delle coste italiane, mentre sono quelle delle piattaforme petrolifere. Lampedusa, l’isola italiana più vicina, dista circa 300 km dalla Libia e 100 km da Sfax.
• Sui «forfait» di viaggio: vengono promesse traversate garantite verso l’Europa, con prezzi che salgono da 500 fino a 1500 euro per assicurare la possibilità di ritentare il viaggio più volte. In realtà, sono viaggi unici di sola andata senza garanzia d’arrivo.
• Sulla sicurezza delle imbarcazioni: sono bagnarole, in legno o plastica, assemblate alla meglio, che si sfaldano facilmente e dove si viaggia stipati all’inverosimile. Col senno di poi molti le definiscono «bare galleggianti».
• Sui telefoni satellitari: non permettono di contattare direttamente le navi delle ONG, ma solo Alarm Phone o i guardacoste. I passatori sostengono che le navi umanitarie attendano poco lontano, ma in realtà operano in aree limitate e non possono garantire il soccorso.
• Sull’accoglienza generosa dei Paesi europei: e su questo punto sospendo i commenti.
Secondo InfoMigrants, molte bugie vengono tuttavia raccontate anche a noi europei:
• Ci assicurano che politiche più restrittive scoraggiano la migrazione. In realtà, muri e controlli non affrontano le cause profonde – conflitti, povertà, cambiamenti climatici – e spingono i migranti verso rotte più pericolose. Le restrizioni possono persino aumentare temporaneamente i tentativi di ingresso. Politiche più aperte favoriscono la migrazione circolare, come nel caso dei lavoratori stagionali.
• Si sostiene che lo sviluppo economico in patria riduca le partenze. Al contrario, nelle fasi iniziali dello sviluppo, più persone possono permettersi di partire e perciò lo fanno. Solo a lungo termine la migrazione tende a diminuire.
• Si afferma che la migrazione danneggi l’economia. Tuttavia numerosi studi dimostrano che nei Paesi avanzati i migranti contribuiscono più di quanto ricevano in termini di welfare. Non c’è dubbio che la loro presenza possa generare tensioni, ma anche favorire la crescita economica.
Non ho gli strumenti per misurare con precisione il peso di tutte queste bugie né il valore esatto delle loro smentite. Ma è indubbio che ogni mese decine di bambini, donne e uomini annegano in un abisso di acqua torbida e di frottole.