La musica d’autore come spazio libero

by azione azione
3 Novembre 2025

Contaminazioni d’autore: la Generazione Z si scopre innamorata di brani e artisti del passato

Molte volte per provare a capire chi sono i nostri giovani ci troviamo a spulciare nelle classifiche, nella musica così come in altri ambiti. Si vanno a scoprire così gli artisti che si sono conquistati il titolo di icone. Oggi il rap e la trap occupano uno spazio importante nelle classifiche della Gen Z, che comprende le persone nate tra la metà degli anni Novanta e il 2012. Ma non è tutto qui. Oltre alle canzoni di trapper – a volte violenti nei loro testi (e purtroppo non solo in quello) – c’è un universo tutto da analizzare.

Uno dei fenomeni che ultimamente sta catalizzando l’attenzione di studiosi di tutto il mondo è quello della riscoperta, da parte delle nuove generazioni, di nomi della musica del passato. I motivi sono molteplici. Da un lato, è merito del dilagare del citazionismo anni Ottanta all’interno di serie tv popolarissime. Basti pensare al ritorno in classifica di Running Up That Hill di Kate Bush che, dopo essere stata inclusa nella colonna sonora della quarta stagione di Stranger Things, ha raggiunto nel 2022 la prima posizione della classifica di vendita in Gran Bretagna (questo #1 ha segnato il più lungo divario di tempo tra due «numeri uno» di un artista, visto che l’ultima volta che Bush aveva conquistato la vetta dei singoli era stata nel 1978). Oppure alla riscoperta di Save a Prayer dei Duran Duran (nella foto), dopo essere stata inserita nella colonna sonora di Bones and All di Luca Guadagnino nel 2022.

Un altro motivo di questo ritorno di nomi del passato nelle classifiche è fortemente legato a quanto raccontato finora. A ricordarci brani più agé ci pensano i prodotti audiovisivi ma anche gli stessi musicisti (come Miley Cyrus, che ha più volte riproposto successi delle scorse decadi, tra cui Smells Like Teen Spirit dei Nirvana). Ma c’è un luogo in cui questa riscoperta diventa virale: i social network. In particolare TikTok.

È sulla piattaforma che i trend scelgono chi eleggere a paladino del momento (e questo oggi funziona parecchio). Non a caso molte giovani star internazionali stanno producendo canzoni con sempre più riferimenti a un mondo musicale del passato: Dua Lipa per Future Nostalgia ha abbracciato il synth-pop e la new wave degli Ottanta, così come ha fatto Harry Styles per il suo Fine Line. Oggi «va di moda» riprendere il passato e riproporlo in una chiave nuova. I social lo sanno e lo validano con le proprie regole.

Ma non è tutto qui. Anche in Italia i giovani artisti hanno più volte dimostrato di essere fortemente attratti dal sound del passato e dai suoi rappresentanti. La popstar del momento Annalisa ha esplicitamente dichiarato di essere influenzata da Raffaella Carrà (e il suo ultimo recentissimo progetto Ma io sono fuoco lo dimostra), non solo per il sound ma anche per il simbolo di emancipazione e leggerezza che rappresentava. Anche qui sta uno dei motivi di questa inedita riscoperta di icone del passato: le nuove generazioni hanno sempre più bisogno di guide, che a volte definiscono frettolosamente «icone» o «queen», non approfondendo il proprio bisogno di avere esempi positivi a cui guardare e con cui dialogare, ancora prima di «idolatrare».

Ad assecondare questa nuova tendenza ci pensano anche molti artisti, popolari negli ultimi decenni, che hanno deciso di inaugurare questo dialogo con le nuove generazioni. Non solo prestandosi a un nuovo linguaggio (basti pensare alla viralità delle clip di Ornella Vanoni mentre è ospite a Che Tempo Che fa di Fabio Fazio), ma scegliendo di contaminare la propria musica e la propria storia artistica con quella dei nuovi rappresentanti della Gen Z. Così è possibile vedere la stessa Vanoni duettare con Mahmood o con Colapesce Dimartino.

Ma l’elenco è lungo: Gianni Morandi ha cantato con Sangiovanni e Fabio Rovazzi, Loredana Bertè ha collaborato con Fedez e Achille Lauro, Mina ha cantato un brano scritto per lei da Blanco. Sono tutti ponti tra le generazioni che nascondono un ultimo aspetto: i giovani stanno riscoprendo la musica d’autore perché è una fucina di libertà, estranea a ogni tipo di omologazione, oggi per certi versi dilagante.

Il fascino del vintage, insomma, si fa sentire. E anche il mondo della musica – così come tutti gli altri ecosistemi audiovisivi – non è esente dall’effetto nostalgia che colpisce tutti. L’unico modo per non esserne travolti è accettarla, questa nostalgia. E trasformarla, rendendola materiale dei nostri giorni. Come fanno le vere icone della musica, di ieri e di oggi, che considerano ancora le canzoni come uno spazio di libertà.