Fermo restando che Swisscom è libera di fissare la procedura di scelta dei suoi apprendisti come vuole, la sua decisione di rinunciare a consultare le note ha aperto un dibattito nel quale viene discusso se la procedura sia estendibile ad altre aziende, se esista o no una relazione tra le note scolastiche e i risultati conseguiti nel periodo dell’apprendistato e, per finire, se le note scolastiche possano servire per accertare se i candidati posseggano certe doti che oggi appaiono indispensabili per affrontare con successo una carriera professionale. Alla domanda se questa procedura di scelta sia estendibile ad altre aziende la risposta è negativa. Un processo di selezione dei candidati analogo a quello della Swisscom può essere applicato solo da grandi aziende che assumono decine e decine di apprendisti e quindi si trovano a dover scegliere tra centinaia di candidati. In generale le aziende svizzere sono di piccole dimensioni e quindi non sono confrontate a problemi di scelta su grande scala.
Sulla relazione tra le note scolastiche e il successo nell’apprendistato non esistono molti studi. Quelli che ci sono, poi, non giungono a conclusioni univoche. Sembra assodata, tuttavia, l’esistenza di una correlazione tra cattive pagelle e insuccesso nell’apprendistato (misurato in diversi modi). Le note scolastiche permetterebbero quindi di prevedere il futuro degli apprendisti solo se sono cattive. Nel qual caso si può anticipare che i candidati avranno problemi. Non esiste invece una relazione unica tra buone note scolastiche e grado di successo nell’apprendistato. La terza questione è più delicata in quanto mette in discussione non solo il significato delle note scolastiche, ma addirittura i contenuti della formazione nella scuola dell’obbligo. Ai responsabili delle risorse umane delle aziende che devono selezionare i nuovi apprendisti le note scolastiche non servirebbero, perché tanto le stesse non dicono loro niente su attitudini e conoscenze come «competenze sociali, spirito di iniziativa, creatività» che sono rilevanti per una carriera professionale.
A questa critica si risponde dapprima che non è forse compito della scuola dell’obbligo quello di sviluppare simili attitudini e conoscenze. In seguito, che le note scolastiche consentono comunque di farsi un’idea di come siano sviluppate nei candidati altre doti e conoscenze, come la diligenza, la capacità di resistenza e quella di analisi, che pure sono importanti qualunque sia la professione scelta. Un mio collega di Politecnico, con il quale, per anni, ho intervistato candidati a corsi di master professionali, sosteneva che i migliori candidati erano quelli che avevano pagelle con un profilo frastagliato con tanti cinque, ma anche con qualche tre. Glielo suggeriva la sua trentennale esperienza di selezionatore di candidati. Per finire, però, anche l’esperienza è un dato soggettivo.