Il prossimo 30 novembre si voterà sull’iniziativa popolare promossa dalla Gioventù socialista «Per una politica climatica sociale finanziata in modo fiscalmente equo – Iniziativa per il futuro»
Le grandi successioni sono nel mirino dell’iniziativa popolare della Gioventù socialista (GiSo) «Per una politica climatica sociale finanziata in modo fiscalmente equo», detta anche iniziativa «Per il futuro», in votazione il 30 novembre prossimo. Per promettente e positivo che possa sembrare, il titolo di questo progetto costituisce in realtà una proposta fiscale che genera molti interrogativi. Per «combattere la crisi climatica» l’iniziativa chiede infatti l’introduzione di un’imposta federale del 50% sulle successioni e le donazioni per i patrimoni superiori ai 50 milioni di franchi, imposta che si aggiungerebbe a quelle applicate a livello cantonale e comunale. L’intenzione è di ottenere un gettito annuo di 6 miliardi di franchi, due terzi dei quali a favore della Confederazione e un terzo dei Cantoni.
Ridurre a zero le emissioni di CO2 entro il 2050
Il popolo svizzero si era già pronunciato nel 2015 su un’iniziativa delle sinistre che proponeva l’introduzione di un’imposta federale sulle successioni e le donazioni, allora per sostenere l’AVS. Era però stata bocciata con una maggioranza del 71%. Ora, dopo dieci anni, si torna alla carica. Tuttavia, anche questo nuovo tentativo, stavolta per il clima, dovrebbe – secondo i sondaggi – essere respinto da oltre il 60% dei votanti. Per l’approvazione dell’iniziativa occorre la doppia maggioranza di Popolo e Cantoni.
Attualmente la Confederazione dispone di circa 2 miliardi di franchi all’anno per ridurre a un saldo netto pari a zero le proprie emissioni di CO2 entro il 2050, conformemente all’Accordo di Parigi sul clima. Per i promotori dell’iniziativa la Svizzera non fa abbastanza in questo settore. Secondo loro, per il clima il nostro Paese dovrebbe investire circa 11 miliardi di franchi supplementari, al posto di prevedere tagli di bilancio. I fautori affermano poi che i principali responsabili della crisi climatica sono i «super-ricchi», che vanno dunque chiamati alla cassa. Per la presidente del GiSo Mirjam Hostetmann, «le dieci famiglie più ricche in Svizzera producono tante emissioni, quanto il 90% della popolazione nazionale».
Secondo stime dell’Amministrazione federale delle contribuzioni (AFC), sarebbero 2500 i contribuenti in Svizzera che nel 2021 detenevano una sostanza superiore a 50 milioni di franchi. Il loro patrimonio imponibile globale ammonterebbe a circa 500 miliardi di franchi. Ma come funzionerebbe la tassazione chiesta dall’iniziativa? L’opuscolo informativo sulle votazioni cita l’esempio di una successione/donazione di 200 milioni di franchi. Togliendo l’importo di 50 milioni esente da imposta, i 150 milioni rimanenti verrebbero tassati al 50%. Al fisco dovranno dunque essere versati 75 milioni. Agli eredi resterebbero 125 milioni, ossia i 50 esentasse più l’altra metà .
Per il comitato d’iniziativa, questa imposta produrrà un gettito annuo medio di 6 miliardi di franchi. L’AFC lo valuta a 4,3 miliardi. Il gettito effettivo dipenderà però in ampia parte dalle reazioni dei diretti interessati. Se molte persone facoltose dovessero lasciare la Svizzera, la nuova imposta genererà entrate nettamente inferiori, senza dimenticare il conseguente calo delle imposte sul reddito e sulla sostanza. Secondo l’AFC, Confederazione, Cantoni e Comuni registrerebbero una diminuzione del gettito fiscale oscillante tra i 200 milioni e i 3,6 miliardi di franchi, a seconda degli scenari.
Il testo dell’iniziativa non fissa con esattezza la ripartizione dei fondi, né la loro attribuzione. Il testo esige che le successioni/donazioni vengano imposte dal giorno della votazione, con effetto retroattivo: se una persona facoltosa muore quel giorno, il suo patrimonio sarà sottoposto alla nuova imposta del 50%. Per evitare poi che i super-ricchi lascino la Svizzera per sottrarsi all’imposta (secondo una perizia realizzata per contro dell’AFC, se ne andrebbe il 49%-74% di loro), la Confederazione è invitata a prendere provvedimenti. Ma il progetto in votazione non dice quali.
Una sostanza superiore a 50 milioni di franchi
L’iniziativa dei GiSo è sostenuta dalla sinistra, PS e Verdi in primis. È appoggiata anche dal Sindacato dei servizi pubblici, dalle Anziane per il clima e dal Gruppo per una Svizzera senza esercito. Senza gli introiti supplementari generati da questa «imposta per il futuro» – sostengono i fautori del progetto – l’intera popolazione sarà chiamata a finanziare la lotta contro la crisi climatica e le sue conseguenze. I GiSo sono invece convinti che la loro iniziativa sia la giusta soluzione, appunto perché fa ricadere i costi della crisi climatica solo sui contribuenti facoltosi.
Consiglio federale, Parlamento, partiti borghesi e associazioni economiche respingono l’iniziativa. Per loro, quest’ultima non è la buona soluzione per raggiungere gli obiettivi fissati dall’Accordo di Parigi sul clima del 2015. Il Consiglio federale ricorda che Confederazione e Cantoni già investono circa 2,5 miliardi di franchi all’anno nei settori dell’energia e del clima (decarbonizzazione e riduzione di CO2). Per la ministra delle finanze Karin Keller-Sutter, l’iniziativa non garantisce un finanziamento stabile ed efficace della politica climatica. Crea infatti falsi incentivi sull’impiego dei fondi: a determinare l’entità delle uscite non sarebbero le esigenze effettive della politica climatica, ma l’ammontare del gettito dell’imposta sulle successioni.
Rispetta il federalismo o no?
Secondo Karin Keller-Sutter, il testo in votazione non rispetta nemmeno il federalismo, che lascia ai Cantoni l’autonomia in materia di fiscalità . Visto che l’1% dei super-ricchi versa attualmente circa il 40% delle imposte (oltre 5 miliardi di franchi all’anno), le perdite fiscali provocate dal loro probabile esodo, potrebbero essere compensate solo attraverso tagli massicci o aumenti d’imposte. A pagare il conto sarebbe ancora una volta il ceto medio. Soluzioni estreme come quella proposta dai GiSo «non appartengono al nostro Paese», ha dichiarato il presidente dell’USAM Fabio Regazzi, ricordando che «per tutta la vita si pagano imposte sul patrimonio; ora non è il caso di introdurne un’altra».
Per le associazioni economiche, l’iniziativa «Per il futuro» rappresenta un «grave pericolo per tutta la piazza economica svizzera». Non va dimenticato che il patrimonio di molte aziende non è costituito da un grosso volume di contanti, bensì da terreni, edifici, macchinari e know-how. Per pagare la nuova imposta molti imprenditori sarebbero costretti a vendere una o l’intera parte della proprietà , con conseguenze deleterie per i posti di lavoro. Sarebbe questo il futuro che l’iniziativa pretende di salvare?, sostengono i critici.
