Saldo migratorio e politica monetaria: un nodo irrisolto

by azione azione
17 Novembre 2025

La discussione attorno all’iniziativa UDC che intende porre un limite alla crescita della popolazione in Svizzera verte attualmente sulla questione se alla stessa occorre (o no) opporre un controprogetto. Alle Camere, lo scorso settembre, la proposta di controprogetto dell’Alleanza del Centro è stata respinta perché la maggioranza dei parlamentari riteneva che l’iniziativa non avrebbe superato la votazione popolare.

Nel corso delle ultime settimane, però, la situazione è cambiata; partiti ed esperti sono oggi alla difficile ricerca di proposte alternative realizzabili. Questo significa che l’UDC di fatto ha ormai vinto la sua più che decennale campagna contro la libera circolazione della manodopera. Infatti, che passi l’iniziativa o che si affermi un possibile controprogetto, quel che è sicuro è che i lavoratori stranieri incontreranno serie difficoltà per entrare nella Svizzera di domani. Se dal campo della politica, dove domina il discorso sulle possibili misure restrittive, ci spostiamo verso il mondo degli esperti di economia e mercato del lavoro, vediamo che nel dibattito sulla limitazione dell’immigrazione le proposte al centro dell’attenzione sono diverse. Forse lettori e lettrici si ricorderanno, perché ne abbiamo parlato anche in questa rubrica, che qualche mese fa il prof. Eichenberger dell’università di Friburgo aveva proposto di introdurre un’imposta, o tassa, speciale da far pagare ai nuovi immigrati. Questa proposta non sembra aver suscitato molto interesse, nemmeno negli ambienti universitari dai quali è provenuta.

Nel corso delle ultime settimane la discussione fra esperti ha cambiato direzione. Al centro dell’attenzione ora è la politica monetaria e più precisamente la permanente sottovalutazione del franco rispetto alle divise straniere. Questa discussione risale, in origine, a Boris Zürcher, allora responsabile del mercato del lavoro presso la Seco che, qualche tempo fa, in un’intervista rilasciata al momento del suo pensionamento, aveva suggerito che per limitare l’immigrazione di lavoratori in Svizzera la misura più opportuna sarebbe quella di un’ulteriore rivalutazione del franco. La logica di questa proposta è abbastanza chiara. Se il franco dovesse venire rivalutato, la capacità concorrenziale dell’economia svizzera diminuirebbe. Di conseguenza scenderebbe anche la richiesta di lavoratori da parte delle aziende esportatrici del nostro Paese e quindi anche l’immigrazione di lavoratori dall’estero. La finalità di limitare l’immigrazione sarebbe così raggiunta senza dover mettere in piedi l’ingente apparato burocratico necessario per poter realizzare i fini dell’iniziativa UDC. La possibilità di mettere in atto questa proposta è stata verificata, qualche settimana fa, da Peter Stalder, un economista che ha svolto la sua carriera come ricercatore alle dipendenze della Banca nazionale svizzera. Per Stalder, la proposta di Zürcher aveva senso soltanto qualora tra saldo migratorio internazionale e sviluppo dell’occupazione in Svizzera vi fosse una forte correlazione positiva. Se fosse così, una diminuzione dell’occupazione, provocata dalla rivalutazione del franco, potrebbe determinare una riduzione dell’immigrazione di lavoratori. Ma i calcoli di Stalder hanno dimostrato che, nel corso degli ultimi due decenni, la rivalutazione della nostra divisa non ha avuto un effetto negativo sull’immigrazione.

I lavoratori stranieri hanno continuato ad affluire anche quando il cambio del franco peggiorava. Non solo ma, secondo Stalder, per ottenere una riduzione significativa dell’immigrazione la Banca nazionale dovrebbe intervenire in modo così brusco da frenare considerevolmente la crescita dell’economia elvetica. Rivalutare il franco per contenere l’immigrazione non servirebbe dunque a niente. Zürcher ha risposto, di recente, a questa critica. Secondo lui, se l’immigrazione crescesse anche quando l’offerta di posti di lavoro si riduce, allora si dovrebbe costatare una sostituzione di manodopera indigena con manodopera estera, o una riduzione del tasso di attività della popolazione residente. Ora, stando a Zürcher, questo non è mai successo negli ultimi due decenni. In conclusione, quindi, anche la questione se una rivalutazione del franco possa contenere l’immigrazione di lavoratori resta per il momento aperta.