Avevo cinque anni quando, una volta, andai con mia madre a fare una spesuccia. Per uno di quei ghiribizzi trasgressivi infantili, mi venne voglia di rubare qualcosa. Chissà perché, scelsi una piccola confezione di burro avvolta in carta argentata. Quando, sulla strada di casa, lei se ne accorse, mi riportò dalla cassiera tirandomi letteralmente per un orecchio e mi costrinse a confessare il reato. Finì così la mia carriera di ladro.
Eppure, ancora oggi mi affascinano le storie di furti. Da settimane non smetto di pensare ai gioielli sottratti al Louvre e fantastico su un’idea assurda: nel bendidio di capolavori di quel museo, al posto dei cambrioleurs, che cosa avrei rubato io?
Restando ai gioielli, nella stessa Galleria d’Apollo dove sono state scassinate le teche, c’è la corona di Luigi XV, realizzata nel XVII secolo e usata per la sua incoronazione nel 1722, quando aveva solo 12 anni. Mi piace pensare che fu davvero posata sul suo testolino. È uno dei rarissimi gioielli superstiti dell’Ancien Régime, sopravvissuto alla furia rivoluzionaria del 1792 (che, tra l’altro, da quel momento in poi per le teste dei re non prevedeva più la corona, ma la ghigliottina). Rubarla, però, sarebbe stato un magro affare, visto che nel 1885 la Terza Repubblica decise di vendere le pietre preziose della corona, sostituendole con gemme di cristallo. Ma forse mi sarei sentito meno in colpa.
Osando di più, non mi sarebbe dispiaciuto mettere la statua della Nike di Samotracia in salotto, a esclusivo godimento degli occhi miei e dei miei cari. Ma avrei poi dovuto cambiare salotto, perché portarsi a casa un affare di marmo alto 3,28 metri, con un’apertura alare di 2,40 e un peso tra le 15 e le 20 tonnellate, è probabilmente al di là delle mie possibilità.
Sarebbe stata più alla portata – e molto carina su un bel tappeto rosso – la statua del Canova Amore e Psiche (meno di 2 tonnellate), ma hai voglia a portarla giù dalle scale del montacarichi piazzato fuori dal museo e a farcela stare sullo scooter in fase di fuga.
Per analoghe ragioni avrei dovuto rinunciare alla Zattera della Medusa di Géricault, un quadro alto quasi 5 metri e largo più di 7. Sotto il cappotto non ci sarebbe stato. Peccato: sai che figurone appenderlo in garage?
Mi avrebbe tentato la Gioconda? Mah. Vero che è piccola, 77 x 53 cm, ma sarebbe stato un furto del tutto privo di originalità. In tanti hanno sognato di portarla via, arrotolata come la pasta sfoglia nella carta da forno. E uno, che viveva non lontano da Ponte Tresa, a Dumenza in provincia di Varese, ci era perfino riuscito. Ma è un capolavoro troppo esposto e tecnologicamente sorvegliato per un ladro scarsino come me.
Mi sarei però accontentato di un’altra opera di Leonardo, a mio avviso infinitamente più affascinante della Monna Lisa: il Ritratto di dama, ribattezzato dai francesi La Belle Ferronnière, che mostra una ragazza in eleganti vesti di velluto color carminio, con uno sguardo intenso e corrucciato che fulmina, fuori dal quadro, non si sa quale incauto ammiratore.
Ma alla fine, forse, mi sarei fiondato su una preda unica nel panorama artistico di tutti i tempi: un quadretto di appena 58 cm per 33, La nave dei folli di Hieronymus Bosch, comico, visionario e surreale come questa fantasia su carta.
Purtroppo, però, i miei primi passi da cambrioleur furono stroncati sul nascere dal feroce puntiglio educativo materno, e devo accontentarmi di qualche sogno a occhi aperti.
E voi, potendo, che cosa avreste rubato al Louvre?