Il duro lavoro dei fornaciai nelle storie di famiglia

by azione azione
3 Novembre 2025

Oggi le antiche fornaci di Riva San Vitale rivivono per merito dell’iniziativa di recupero del Comune e dell’impegno personale di famiglie come i Pellegrini e i Vassalli

Le Fornaci di oggi, le fornaci di ieri. Le prime, dopo un’operazione di recupero voluta dal Comune di Riva San Vitale, con l’inaugurazione dello scorso settembre sono diventate a tutti gli effetti un centro culturale d’eccellenza dedicato alla ceramica e alla terracotta. In passato erano invece luoghi di produzione artigianale di materiale laterizio (coppi e mattoni), attività complementare a quella contadina comune a numerose famiglie che sfruttavano a questo scopo la presenza di cave d’argilla ai margini dell’abitato e la vicinanza del lago. Grazie ai reperti conservati in particolare dalle famiglie Pellegrini e Vassalli e alle testimonianze dei loro discendenti è possibile tornare alle fornaci di fine Ottocento e della prima metà del Novecento, scoprendo non solo le caratteristiche della catena produttiva, ma pure aspetti legati alla vita privata dei fornaciai e a quella pubblica del villaggio.

Con Danilo Pellegrini, nipote di uno degli ultimi fornaciai del comune lacustre, apriamo la prima porta proprio sulla fornace che oggi è il fulcro del comparto culturale nel nucleo di Riva San Vitale. La famiglia Pellegrini nel 2021 ha infatti venduto al Comune i tre edifici – fornace, essicatoio, garage (oggi demolito) – oggetto dell’impegnativo intervento di restauro condotto dall’architetto Enrico Sassi e dall’ingegnere Giorgio Galfetti (vedi Azione del 27 gennaio 2025). Una porta in legno con la data del 1651 l’ha aperta fisicamente (e conservata) anche lo stesso Danilo Pellegrini: «Permetteva l’ingresso dall’aia della fornace alla grande stanza dei forni in alternativa al portone principale tuttora esistente». Da ricordare che l’attività dei fornaciai consisteva nel modellare un impasto di argilla e acqua, lasciarlo essiccare e poi cuocerlo in una camera riscaldata dal forno sottostante. Prosegue l’intervistato: «La data della porta potrebbe corrispondere alla costruzione della fornace, ma anche già essere incisa al momento del suo collocamento per chiudere il passaggio. È invece certa la data del 21 aprile 1874 quale primo rendiconto dell’attività produttiva della famiglia. Da mio padre Domenico (1937-2021), che li ha sempre conservati nella sua scrivania, ho ereditato sette libri delle entrate e delle uscite. Elencano i conti dell’attività fornaciaia e contadina dei miei antenati (nonno, bisnonno e trisnonno) appunto dal 21 aprile 1874 al 22 dicembre 1959, un arco di 85 anni che ha visto succedersi tre generazioni di fornaciai».

Libri di conti e di vita

Oltre ai conti delle attività lavorative, i libri, che Danilo Pellegrini sta trascrivendo e analizzando, racchiudono le spese correnti della famiglia (alimenti, medicine, vestiti) arricchite da aneddoti familiari, ma pure da indicazioni su avvenimenti della vita di paese e su eventi naturali significativi come scosse di terremoto e grandi nevicate. Fra questi, menzionato dal bisnonno Domenico, persino il catastrofico terremoto di Messina del 1909 per il quale si apprende che «il Governo ha fatto fare una colletta a tutti i Comuni del Cantone» alla quale si sono aggiunte le somme versate dai cittadini, Domenico Pellegrini compreso.

Ancora Danilo Pellegrini: «Ho trovato, fra tante informazioni, la fabbricazione di tegole per la copertura della cupola della chiesa di Santa Croce commissionata a mio bisnonno Domenico nel 1916 o ancora, risalente al 1922, la fornitura di coppi per il locale Battistero». La religione appare come un aspetto rilevante della vita dell’epoca: «I miei antenati frequentavano con devozione alcuni santuari e chiese della regione come testimoniano i pellegrinaggi annotati con regolarità nei libri contabili». Emergono anche baratti, il pagamento delle imposte (ad esempio nel 1906 la prima rata dell’imposta comunale pari a fr. 1,45), le spese per il veterinario e di conseguenza le condizioni di salute degli animali. Il discendente, attivo in ambito culturale e appassionato della storia dei suoi antenati, conserva inoltre documenti, diari, fotografie (dal 1899 a oggi), attrezzi di lavoro, stampi per realizzare i coppi, i mattoni, i quadrelli e le tavelle per il sottotetto, ai quali si aggiungono esempi di prodotti finiti. A questo proposito va ricordato che durante il restauro del comparto Fornaci si è riutilizzato nel limite del possibile il materiale laterizio trovato sul posto (in particolare i mattoni). In occasione dell’inaugurazione Danilo Pellegrini ha raccontato la storia della sua famiglia e del lavoro alle fornaci, arricchita da una visita guidata del comparto e della collezione Vassalli, altra famiglia protagonista di questa attività a Riva San Vitale.

Una collezione da valorizzare

Nei primi decenni del Novecento erano ancora in funzione cinque fornaci, mentre in precedenza se ne contava una quindicina. La famiglia Vassalli possiede tuttora due fornaci, di cui una particolare perché di forma ovale, e innumerevoli testimonianze dell’attività artigianale di famiglia e della civiltà contadina, raccolte e riunite da Giovanni Vassalli (1940-2024). «La collezione è conservata nell’edificio delle fornaci – spiega ad Azione la figlia Annalisa Vassalli – restaurato e utilizzato fino a qualche anno fa quale laboratorio per attività legate alla ceramica da una fondazione che opera a favore delle persone disabili. Gli oggetti sono in parte rappresentativi della produzione laterizia e in parte legati ad attività collaterali a quella delle fornaci. È il caso ad esempio delle numerose seghe di tutte le misure utilizzate per tagliare la legna necessaria a far funzionare le fornaci. Questo lavoro si svolgeva prettamente in inverno, mentre la lavorazione dell’argilla occupava piuttosto i mesi estivi». Annalisa Vassalli, pur non avendo vissuto di persona l’attività fornaciaia, è fonte orale di storie e aneddoti tramandati di generazione in generazione. Fra i racconti che l’hanno colpita, figurano i ragazzi che dormivano nel cortile sotto un riparo ma con i piedi all’aperto per fungere da sentinelle contro la pioggia. «Ciò avveniva nelle notti d’estate incerte, quando i prodotti erano disposti all’esterno ad asciugare e bisognava correre a metterli al riparo in caso di pioggia. La produzione era un lavoro duro che coinvolgeva l’intera famiglia, ognuno con il suo ruolo». Molti reperti, come martelli e altri attrezzi, mostrano inoltre riparazioni ingegnose per prolungarne la durata di vita. Un’altra particolarità è costituita da coppi e mattoni finiti arricchiti da singolari incisioni, non tutte volontarie. Ne possiedono sia Danilo Pellegrini che Annalisa Vassalli. L’impronta di un gatto incurante della procedura di essicazione è casuale, mentre disegni, calcoli e nomi sono opera degli stessi fornaciai. «Il chiodo fisso di mio padre – precisa al riguardo Annalisa Vassalli – è stato il “quadrato magico” SATOR che ancora oggi si presta a diverse interpretazioni quanto al suo significato. Si tratta di un’iscrizione in latino palindroma, poiché leggibile in tutte le direzioni. Questo reperto è molto importante essendo uno dei pochi se non l’unico ritrovato in Svizzera».

Un passato che rivive

I due discendenti conservano quindi un patrimonio di rilievo sulla rispettiva storia familiare, così come su quella locale e su quanto avvenuto fuori dai confini lacustri di Riva San Vitale. La posizione geografica del villaggio, oltre alla disponibilità della materia prima, ha favorito lo sviluppo dell’attività fornaciaia grazie alla presenza del lago che forniva l’acqua per lavorare l’argilla e fungeva da via di trasporto per i prodotti finiti sfruttando un barcone posseduto in comune dai fornaciai. Oggi le fornaci rivivono per merito dell’iniziativa di recupero del Comune e dell’impegno personale di famiglie come i Pellegrini e i Vassalli. La presentazione di Danilo Pellegrini ha già suscitato l’interesse di scuole e associazioni per ulteriori visite. Alcune testimonianze di questo passato della sua famiglia figurano pure nelle composizioni che caratterizzano la sua produzione fotografica. Annalisa Vassalli da parte sua è impegnata a trovare la giusta via per valorizzare la fornace e la collezione. Pellegrini e Vassalli rappresentano due famiglie vicine di fornace e tuttora legate al loro significativo passato. La loro attività e quella degli altri fornaciai ticinesi, come rileva Sandra Eberhardt-Meli nel libro Artigiani della terra. I laterizi in Ticino e il lavoro dei fornaciai (Armando Dadò Editore e Centro di dialettologia e di etnografia, 2005), è comparabile a quanto avvenuto in altri Paesi in differenti epoche, elevando il loro ruolo nell’ambito di una catena produttiva che a Riva San Vitale, attestata a partire dal 1431, si concluse negli anni Cinquanta del secolo scorso. Un passato che oggi rivive in altre forme.