Fumetti: l’affascinante trilogia di Fabrizio Dori ruota intorno alle divinità greche che non riescono a integrarsi alla modernità
I miti greci, già nell’Antichità , si raccontavano con varianti diverse, alle quali oggi se ne aggiungono altre nuove e soprattutto, molto in voga da alcuni anni, le reinterpretazioni ambientate in epoca contemporanea. Può rientrare in questo filone anche la trilogia a fumetti di Fabrizio Dori per Oblomov Edizioni, iniziata con Il dio vagabondo nel 2018, e continuata fino al 2024 con un seguito in due parti intitolato Il figlio di Pan (volumi 1 e 2).
La particolarità di questa ambientazione moderna è che le divinità greche non si sono integrate, ma vengono invece emarginate da una società troppo scettica per accoglierle.
Il protagonista è il più emarginato e solo di tutti. Si tratta del satiro Eustis, come tutte le creature immortali sopravvissuto fino in epoca contemporanea, dove si sente spaesato, ma per di più condannato da una maledizione a non poter vedere le altre divinità . Per distrarsi, trascorre il suo tempo raccontando storie mitologiche appassionanti agli umani che gli regalano del vino. La trilogia di fumetti racconta le avventure che Eustis intraprende, in realtà un po’ per caso come si addice a un antieroe, per cambiare questa sua condizione e ricongiungersi al corteo di Dioniso.
La cosa che più colpisce, mentre Eustis procede nelle sue peripezie attraverso le pagine, è lo stile di disegno. O meglio, gli stili. Fin dal primo volume si riconosce un tratto prevalente molto pittorico, simile a quello di Van Gogh (e si scoprirà nel corso della storia cosa c’entri il pittore con il satiro). Spesso però lo stile cambia, e cita altri artisti o movimenti, soprattutto delle avanguardie del Novecento: Liberty, Munch, Futurismo, Espressionismo, Mondrian, Monet, Toulouse-Lautrec, i manifesti strappati di Mimmo Rotella, Roy Lichtenstein, e poi gli scheletri sorridenti del Dia de los Muertos, le ceramiche greche, graffiti, xilografie, in un tripudio di colori e forme sempre cangianti.
Questa varietà di stili ha una funzione narrativa ridotta: solo a volte l’aspetto grafico specifico amplifica la scena che raffigura; e comunque per adattare il registro visivo a questa necessità basterebbero accorgimenti minori, senza cambiare del tutto corrente artistica e perfino, sembrerebbe, tecnica utilizzata. Potrebbe dunque apparire come un espediente esagerato e superficiale, puramente estetico, per suscitare stupore. E in questo è efficace. Ma in realtà la variazione stilistica marcata ricopre anche un’altra funzione importante, anzi fondamentale per completare l’esperienza di lettura: concentra il significato essenziale dell’intero racconto. Il puro divertimento visivo non manca del tutto di utilità pratica, ma le preferisce intenzionalmente il potere di ammaliare e ubriacare attraverso la bellezza, anche fine a sé stessa. Questo è proprio ciò che fa Eustis con le sue storie.
La filosofia del satiro si fonda interamente sull’euforia per le cose belle e il divertimento, senza alcuno scopo produttivo. Per questo desidera ritrovare i compagni di feste divine, e nel frattempo cerca un pochino di magia nella narrazione. Non solo lui, ma anche altre divinità nel corso del fumetto rimpiangono l’epoca in cui i mortali accoglievano i misteri del mondo e cedevano volentieri al fascino dell’irrazionale senza volerlo risolvere, al contrario del presente ultra-logico ed efficiente da cui i miti greci sono banditi. Lo stile di disegno volubile, perciò, ricalca questa visione e rende le pagine a fumetti finestre su un’esperienza disordinata e ammaliante per chi le legge.
La sensazione dell’ebbrezza tanto cara a Eustis si avvale anche di una struttura narrativa adeguata. Ritrovare la famiglia divina del satiro costituisce in realtà solo un pretesto per avviare un susseguirsi di incontri e missioni concatenate, in un fiume di rievocazioni mitologiche nel quale si dimentica anche quale fosse l’obiettivo iniziale. Per fare un esempio: nel primo volume Eustis, per guadagnarsi lo scioglimento della maledizione, deve compiere un favore per una divinità , che implica il rilascio temporaneo di un defunto dagli Inferi, e per persuadere Ade a questa concessione bisogna prima procurargli un oggetto magico, la cui ubicazione è però nota a un unico personaggio, consultabile solo attraverso altri incontri… La trama principale inoltre si intreccia spesso con vicende secondarie, analessi, voli pindarici, racconti nel racconto, e sogni: le storie si mescolano in un vortice trascinante.
Nelle pagine abbondano i riferimenti non solo alla mitologia ma anche a diverse usanze della Grecia Antica; tuttavia, un pubblico inesperto può godersi appieno la trilogia grazie al ruolo chiaro di ogni personaggio, sia che provenga dalla tradizione mitica millenaria, sia che esista solo in un paio di vignette. La meraviglia della storia e dei disegni può catturare chiunque lo desideri, come la possessione divina durante un corteo dionisiaco, o anche come il capogiro piacevole di una giostra.


