Istanbul, Suite 411

by azione azione
3 Novembre 2025

Netflix: mistero, ucronia e dramma storico in "Midnight at the Pera Palace"

In Mezzanotte a Istanbul (due stagioni da otto episodi su Netflix; attesa è la terza) tutto prende avvio da una ricerca giornalistica e da un’antica chiave d’ottone lucido, quella della camera in cui, si dice, abbia dormito Agatha Christie un secolo fa. Siamo al Pera Palace, l’albergo passato alla storia per aver ospitato la giallista durante la stesura del suo Assassinio sull’Orient Express; rimando letterario utile a stabilire il patto iniziale con lo spettatore, che si ritroverà immerso in una trama fitta di colpi di scena. Non è un giallo classico – nessun ispettore, né lenti d’ingrandimento – ma vanta un meccanismo di tensione crescente costruito per accumulo. Chi tiene la chiave della stanza tra le mani a mezzanotte viaggia in epoche diverse (un piccolo tocco di fantascienza storica) attivando un gioco di specchi che moltiplica l’enigma del tempo in un continuo succedersi di ucronie.

È la curiosità a far sgattaiolare la reporter Esra nella celebre camera 411 che la catapulterà nel 1919. Fuori, Istanbul è occupata dalle truppe alleate; dentro, si muovono diplomatici, rivoluzionari e spie in abito chiaro. Lei si finge Peride, una donna realmente vissuta in quegli anni, e da quell’inganno nasce una catena di intrighi, amori e cospirazioni politiche: ogni gesto cambia il corso della Storia, ogni tentazione modifica le stesse vite dei personaggi coinvolti. La suspense nasce infatti dal rischio continuo che la Storia si incrini. E se da una parte ci è sembrato poco convincente il personaggio di Esra – che dà l’idea di non voler mai prendere sul serio la propria avventura, sostenuta peraltro da due interpreti maschili di notevole presenza scenica – dall’altra sono bravissimi gli sceneggiatori a non lasciare fili in sospeso. Ottima la fotografia che restituisce la consistenza materica delle stoffe, del fumo, dei lampadari. La cura dei costumi, che cambiano di era in era, è incredibile. E Istanbul (finalmente non le solite Parigi o New York), ah, Istanbul, priva di esotismi da cartolina, agisce come un personaggio autonomo: una città del primo Novecento, ancora divisa tra le rovine dell’impero Ottomano e la modernità che incalza. Tant’è che sullo sfondo scorrono echi storici reali che danno profondità alla cornice: le manifestazioni di Sultanahmet del maggio 1919, i primi passi di Atatürk verso l’indipendenza, la figura di Mustafa Kemal e il senso diffuso di un Paese sospeso tra fine e rinascita.