Olimpiadi del doping? Sarebbero da boicottare

by azione azione
20 Ottobre 2025

Anche nello sport, e nella fattispecie nel ciclismo, c’è stato il ventennio nero. Tra la fine degli anni Novanta del secolo scorso e il crollo del mito di Lance Armstrong, si è perso il conto dei casi di doping. L’arresto per frode sportiva di Riccardo Riccò al Tour de France nel 2008 ha segnato un confine. In quegli anni, cocenti delusioni, miti crollati e classifiche riscritte avevano portato molti appassionati e alcuni addetti ai lavori ad affermare: «Lasciamoli fare. Doping libero e indiscriminato per tutti, e che vadano a farsi benedire. Tanto è già così».

Prevalse il buon senso. Non solo, le federazioni sportive investirono energie, risorse finanziarie e scientifiche per debellare il Male. Non a caso, negli ultimi quindici anni, il numero delle frodi è crollato. Lo si doveva soprattutto alle giovani generazioni. Quelle che avevano, e hanno tuttora, il diritto di crescere sane, con valori sani, con esempi virtuosi da seguire.

Oggi però, Satana, si è di nuovo profilato all’orizzonte sportivo. La notizia era nell’aria già da un paio d’anni. La conferma ufficiale risale ad alcune settimane fa. Dal 21 al 24 maggio del prossimo anno si terrà la prima edizione degli «Enhanced Games», ovvero i «Giochi potenziati», oppure, se preferite, le «Olimpiadi del doping». Si svolgeranno in un Resort di Las Vegas. Guarda caso una delle culle del gioco d’azzardo. È un’iniziativa che puzza di business anche per nasi che si trovano al di qua dell’Atlantico.

L’ideatore è Aron D’Souza, un businessman legato al miliardario americano di origini germaniche Peter Thiel. Fondatore e proprietario di PayPal, conservatore, neoliberista, investitore sul fronte delle nuove tecnologie, Thiel è un grande appassionato di fantascienza, con Isaac Asimov e John Ronald Tolkien quali autori culto. In questa sua nuova iniziativa ha saputo fare proseliti fra coloro che hanno sentito, dolce e seducente, il profumo del denaro. Fra di essi anche Donald Trump Junior, che l’ha considerata perfettamente in linea con i principi del movimento Make America Great Again.

Sarà una partenza modesta, in punta di piedi, quella che avverrà la prossima primavera nella città del Nevada: quattro gare di nuoto (50 e 100 stile libero e delfino), quattro di atletica leggera (sulle brevi distanze) e due nel sollevamento pesi. Non ci saranno differenziazioni per sesso. Gli atlet* verranno separat* secondo un’analisi cromosomica. Potranno assumere tranquillamente eritropoietina, e aumentare di conseguenza la cilindrata del motore grazie all’accresciuta percentuale di ematocrito nel sangue. Saranno pure autorizzati a potenziare la muscolatura attraverso l’assunzione di anabolizzanti come il testosterone. Attenzione però a non esagerare, onde evitare un cambiamento di categoria che potrebbe compromettere la classifica.

Gli organizzatori sostengono che tutto verrà messo in atto nel pieno rispetto della salute degli atlet*. Non ci credo. In primo luogo perché, da quanto si legge, al termine delle gare non ci saranno controlli. Secondariamente perché da sempre, il profumo dei soldi ha saputo trasformare l’essere umano da docile agnellino in lupo famelico. A chi vincerà spetteranno 250mila dollari (molto di più rispetto a un oro olimpico). Chi riuscirà ad abbassare un primato mondiale intascherà un milione di dollari. Cifra già conquistata dal nuotatore greco di origini bulgare Kristián Goloméev, 5° a Parigi lo scorso anno nei 50 stile libero. Durante un’esibizione promozionale degli «Enhanced Games», ha abbassato di 2 centesimi il record del brasiliano César Cielo Filho, che resisteva da 16 anni. Un’impresa ottenuta a Greensboro, nel North Carolina, poche settimane dopo aver iniziato la «cura» di potenziamento. Recentemente, il «campione» bulgaro, ha pure demolito il record ufficioso che Caeleb Dressel aveva ottenuto nel 2019 indossando i famosi costumi integrali, realizzati con materiali in grado di migliorare le prestazioni.

Se fossimo in presenza di una storia fantascientifica non mi scandalizzerei. La letteratura ha sempre cercato di anticipare i tempi. A volte suscitando il sorriso. Spesso scatenando inquietudine. Pensiamo al Mondo nuovo di Aldous Huxley, a 1984 di George Orwell, o all’Arancia meccanica di Anthony Burgess. Ma qui non siamo in presenza di una fiction. Assisteremo a un’impresa commerciale travestita da ricerca scientifica. Sarebbe da boicottare, ma temo che crescerà, e purtroppo ne sentiremo ancora parlare.