Vent’anni di freno all’indebitamento

by Claudia
25 Dicembre 2023

La Svizzera è un’eccezione in un mondo con molti debiti in crescita anche al di là dei vincoli costituzionali. Sentenza storica in Germania per quanto concerne la gestione finanziaria dello Stato

Scriviamo queste considerazioni mentre in molti Paesi si stanno mettendo a punto, nei vari Parlamenti, le stesure finali dei preventivi 2024. Dalle nostre parti si stanno vivendo sia a livello nazionale, sia a livello cantonale e comunale. Quella che in Italia viene definita «la manovra» si rivela quest’anno particolarmente difficile. Si teme infatti per il prossimo anno, se non proprio una recessione, per lo meno un ristagno dell’economia. Cioè un momento in cui lo Stato è particolarmente sollecitato da sostegni all’economia e da aiuti alla popolazione più in difficoltà. Situazione condizionata anche dal fatto che la lotta contro la pandemia, sviluppatasi all’inizio di questo decennio, ha provocato forti aumenti del debito pubblico a più livelli. A Bruxelles i maggiori Paesi europei hanno concordato la possibilità di sospendere le direttive per il contenimento del debito per tre anni, in modo da far fronte alle necessità di sostegno di cui si diceva. Si ricorderà che sostanzialmente le regole europee vorrebbero che l’indebitamento globale di ogni singolo Paese non superasse il 60% del Prodotto interno lordo (Pil) e che l’aumento annuale del debito non superasse il 3% del Pil nominale.

In realtà, fra i Paesi europei maggiori, Italia, Francia e Spagna sono già ora sopra il 100%. Al di fuori dell’Europa, Giappone (250%), Gran Bretagna e gli stessi Stati Uniti sono già sopra questo limite. La Svizzera potrebbe essere uno dei Paesi europei che si attengono alle regole. Anche da noi non mancano però le preoccupazioni per aumenti eccessivi delle spese, non compensate da adeguate entrate. Ma un’importante novità in questo campo viene segnalata in Germania. La Corte costituzionale federale tedesca ha emanato una sentenza storica per quanto concerne la gestione finanziaria dello Stato. Ha infatti decretato che i crediti supplementari chiesti dal Governo in aggiunta a quelli votati per il preventivo 2021 (tra l’altro ottenuti solo il 27 gennaio 2022) non erano conformi alla Costituzione federale, essenzialmente perché non utilizzati per l’anno in cui sono stati decisi, tra l’altro richiesti con motivi insufficienti per giustificare una situazione eccezionale. La sentenza potrebbe quindi creare un precedente in caso di scostamento dal principio del pareggio dei conti annuale. Senza inoltrarsi oltre su questioni giuridiche, ricordiamo che la Germania dispone anche di un «freno alla spesa» sul tipo di quello svizzero che chiede un pareggio del bilancio annuale, salvo eccezioni temporanee, poi recuperabili più tardi.

Anche la Svizzera si è dotata, vent’anni fa, del freno all’indebitamento. Il messaggio del Consiglio federale che chiedeva una modifica della Costituzione è stato accettato dall’Assemblea federale il 22 giugno 2001 ed è stato accettato in votazione popolare il 2 dicembre dello stesso anno. L’applicazione delle regole che comporta è avvenuta con i preventivi del 2003. Scopo del freno all’indebitamento è quello del pareggio del bilancio corrente. Quindi lungo l’arco di un ciclo congiunturale le uscite non devono superare le entrate. Bisognerà quindi negli anni positivi realizzare utili in modo da finanziare maggiori spese negli anni negativi. Si definisce dunque un limite massimo per le spese e si attribuiscono eventuali scarti a un conto di compensazione. Se questo saldo è negativo si dovranno colmare le differenze negli anni a seguire. Anche le spese straordinarie sono soggette al freno e eventuali maggiori uscite devono essere ammortizzate tramite la gestione ordinaria. Il freno all’indebitamento ha dato buoni risultati. I debiti della Confederazione sono scesi da 124 miliardi di franchi nel 2003 a 97 miliardi nel 2019, cioè con un calo del 10% e una proporzione del 15% rispetto al Pil. Le spese eccezionali dovute alla pandemia sono state di circa 20 miliardi ma senza il freno sarebbero potute salire a 400 miliardi, secondo alcune stime. Ciò è avvenuto grazie all’applicazione del semplice meccanismo del rapporto fra entrate e uscite, accompagnato da un sistema di sanzioni che prevede tra l’altro l’uso di eccedenze per ridurre i debiti precedenti. Il freno ha avuto un’accettazione eccezionale (85% dei votanti) presso la popolazione, acquisendo quindi anche una precisa autorità politica.

Il meccanismo permette una buona flessibilità nelle spese in casi particolari (per esempio la pandemia), spese che dovranno essere recuperate. Anche in questo caso non si è però rallentato il ritmo degli investimenti, né quello per le spese sociali o per l’istruzione. Grandi investimenti vengono finanziati tramite fondi speciali. Le sole spese diminuite rispetto al Pil sono però quelle per la difesa. Quest’ultima tendenza potrebbe modificarsi alla luce degli eventi in Ucraina e in Medio Oriente. Ma i tempi sono cambiati e anche il freno all’indebitamento ne dovrà tener conto, per esempio in campo sociale o nella formazione. I mezzi a disposizione non saranno più quelli del ventennio trascorso, ma proprio il freno all’indebitamento sarà in grado di dare indirizzi precisi. Del resto, in questi tempi che si annunciano difficili la Svizzera si trova ancora in una situazione privilegiata rispetto a Paesi – oltre quelli già citati – che mostrano un debito pubblico in crescita, rispetto al Pil, del 123% (USA), o del 104% (Gran Bretagna). Sono dati del Fondo monetario internazionale, il quale indica che sono pochi i Paesi che, dal 2003, hanno potuto ridurre il proprio indebitamento.