A inizio anno è stato pubblicato il rapporto trimestrale sull’andamento congiunturale della Seco. Questa volta era particolarmente atteso perché, a Capodanno, dalla Germania erano arrivate notizie preoccupanti: l’economia tedesca sarebbe entrata in una seria recessione. Erano quindi da attendersi ripercussioni negative anche per la nostra economia. Stando al rapporto della Seco non sembra che questo sia il caso. La prestazione dell’economia svizzera per il 2023 non è certo brillante ma il tasso di crescita del Pil (Prodotto interno lordo) supera comunque l’1%. Siamo lontani dal 2,5% del 2022, però quell’anno era ancora influenzato dalle esigenze di ripresa che avevano marcato la congiuntura dopo il Covid. Per quel che concerne l’evoluzione della domanda globale, l’aggregato che zoppica è, come era da attendersi, quello degli investimenti. Da attendersi perché la Banca Nazionale Svizzera (BNS), a partire dal giugno 2022, ha innalzato il tasso di interesse di riferimento dal – 0,75% all’1,75%. Investire è quindi diventato più caro come può verificare attualmente chi deve accendere o rinnovare un’ipoteca.
Stando alle stime Seco del mese di dicembre, il tasso di variazione annuale degli investimenti nell’industria delle costruzioni sarebbe diminuito nel 2023 del 2%. Ma anche gli investimenti nelle attrezzature e negli impianti delle aziende, che nel 2022 erano ancora aumentati del 4,6%, sarebbero calati dello 0,7%. Gli altri aggregati della domanda globale, i consumi privati e quelli dello Stato, le esportazioni e le importazioni dovrebbero invece conoscere tassi di variazione positivi anche per il 2023. La frenata congiunturale dell’anno scorso è dunque da attribuire al calo degli investimenti e questo, a sua volta, alla lievitazione dei tassi di interesse. Si tratta quindi di una frenata che ha la sua origine soprattutto nella politica di lotta contro l’inflazione praticata dalla BNS. Una politica che sembra aver raggiunto i suoi scopi perché l’indice dei prezzi al consumo dovrebbe assestarsi per il 2023 sul 2%. Di conseguenza la BNS non ha ritenuto, né nella sua valutazione del mese di settembre, né in quella del dicembre 2023, di dover aumentare il tasso di interesse di riferimento. Questa posizione potrebbe essere riveduta anche a breve termine se il tasso di inflazione, che in altri Paesi industrializzati continua a essere alto, dovesse da noi riprendere a salire. Indipendentemente dalle gravi ipoteche della politica internazionale, questa situazione di incertezza quanto all’andamento dell’inflazione a livello globale sembra aver pesato negativamente sulle previsioni per il 2024. Così la Seco prevede per l’anno in corso un tasso di crescita del Pil pari all’1,1%, un poco inferiore insomma alla crescita che si stima sia stata realizzata nel 2023.
I contributi degli aggregati della domanda globale alla crescita saranno diversi da quelli dello scorso anno. Ci si attende infatti che gli investimenti riprendano anche se con tassi di variazione modesti. La frenata congiunturale verrà invece dai consumi privati e dalle esportazioni. Infine i consumi dello Stato (ossia la sua spesa) conosceranno addirittura una diminuzione. I commenti degli esperti a queste previsioni sono in generale molto cauti. Le banche segnalano che l’inflazione è ancora lungi dall’essere stata debellata. Si accenna sia alla ripresa dei prezzi del petrolio, sia all’aumento dei prezzi dei servizi quali possibili focolai di un nuovo rincaro. I rami che esportano ricordano che le ripercussioni negative della recessione dell’economia tedesca e, più in generale, la debole crescita delle economie europee, nonché una possibile ulteriore rivalutazione del franco, potrebbero ridurre i tassi di aumento delle esportazioni di beni ancora di più di quanto venga stimato dalla Seco. Il quadro globale è poi sempre reso incerto dagli sviluppi della politica internazionale in particolare dai conflitti in Ucraina e nel territorio di Gaza. Dovesse la congiuntura dell’economia elvetica potersi sviluppare senza essere influenzata troppo negativamente da questi fattori e le previsioni della Seco realizzarsi, avremmo davanti a noi due anni di crescita modesta, comunque superiore a quella dei Paesi della zona euro, e con un tasso d’inflazione tollerabile. Anche l’occupazione dovrebbe restare relativamente esente da problemi. Nel 2024 il tasso di disoccupazione della Seco per la Svizzera potrebbe infatti addirittura scendere a un valore da record, al disotto dell’1%.