Divagazioni attorno a immagini e concetti che ritornano in questi tempi disordinati e conflittuali.
Intelligenza artificiale
Da oltre un anno assistiamo a una corsa verso tutto quanto riguarda, anche solo marginalmente, l’intelligenza artificiale (IA). L’elenco dei possibili influssi sul futuro della nostra società di questa scoperta legata al digitale e all’informatica è sterminato e si allunga ogni giorno creando, assieme a speranze e illusioni, anche preoccupazioni. Per dire: mentre qualcuno invoca leggi per imporre un’etica digitale o perlomeno dei controlli «veri», giunge notizia che siamo già arrivati al primo premio letterario (autorevole in Giappone) a una scrittrice che ammette di aver usato ChatGpt, cioè un’applicazione basata sull’intelligenza artificiale! Di sicuro non tranquillizza chi relativizza i pericoli affermando che in fondo l’IA è pur sempre un prodotto dell’ingegno umano. Vero, un po’ simile al nucleare, e per questo a generare preoccupazione sono le ricerche su impiego e sfruttamenti. Così, immaginare che un giorno l’IA possa essere installata (pc, smartphone, cloud o… cervelli?) come una sorta di TomTom dei viaggi mentali di ogni singolo individuo dovrebbe bastare a decretare se non la messa al bando, perlomeno ferrei controlli.
Quello che manca
Su Twitter (mi rifiuto di chiamarlo X) incontro un messaggio con un elenco che mi colpisce: Amazon non ha negozi, Uber non possiede macchine, Facebook non ha contenuti, Airbnb non ha immobili, Alibaba non ha merci, Netflix non è una tv, Bitcoin non è denaro fisico. Mi suona un po’ come il consuntivo dei cambiamenti degli ultimi decenni, anche perché a ognuna delle mega-aziende citate possono essere aggiunte decine di proliferazioni nate su internet e diventate una conferma pratica e impressionante dei mutamenti in corso nella nostra società. Per provare a commentare questa asserzione mi avventuro in diverse ricerche senza risultati concreti, fintanto che in un articolo dedicato ai fenomeni geopolitici che stanno creando disordine e conflitti un po’ ovunque nel mondo, incontro un pensiero del Mahatma Gandhi che illumina: «A distruggere l’uomo sono la politica senza principi, la ricchezza senza lavoro, la sapienza senza carattere, gli affari senza morale, la scienza senza umanità, la religione senza fede, l’amore senza sacrificio». Non ho gli attrezzi né la capacità di commentare oltre. Riesco solo ad augurarmi che le nostre scelte future tengano sempre conto delle parole del Mahatma.
Riferimenti
Si susseguono, anzi, si sono intensificati sui media in questi ultimi tempi i rimandi che ricordano giudizi espressi da noti pensatori e personaggi sui grandi temi ritornati di attualità, ad esempio su fascismo, comunismo, oscurantismo, populismo ecc. Me ne accorgo durante la ricerca accennata prima e conclusasi con l’aforisma di Gandhi, tanto che mi sfiora l’idea di riempire il mio spazio (sarebbe facilissimo compilare un’intera pagina di giornale) con una raccolta di pensieri finiti nella cartella «Memento del momento» del mio disordinatissimo archivio digitale. Ne propongo solo uno che mi sembra il più appropriato per i momenti che stiamo vivendo: «Il vero oscurantismo non consiste nell’impedire la diffusione di ciò che è vero, chiaro e utile, ma nel mettere in circolazione ciò che è falso». Più o meno duecento anni fa J. W. Goethe aveva già individuato lo Zenit e il Nadir che oggi ritroviamo nelle nostre preoccupazioni e che un po’ ovunque, dai dibattiti politici ai talk show televisivi, vengono abbinati ai condizionamenti delle moderne tecnologie.
«Resisti!»
Ormai da tanti anni tra i sempre brutti e indecifrabili graffiti sui muri delle case capita di vedere anche la parola «Resisti», scritta in corsivo. Ci ho fatto caso pochi giorni fa, mentre in auto sostavo in colonna. «Certo che lui resiste» mi son subito detto. La colonna si è mossa lentamente e, sempre suggestionato da quel graffito, giocando un po’ sulla parola, mi sono interrogato: chissà fino a quando resisteranno le scritte di chi resiste da anni a scrivere «Resisti» sui muri? Altra domanda: arriverà mai il giorno in cui non si avvertirà più l’esigenza di esortare gli altri a resistere?