Un’opzione discutibile o un passo avanti? Sarà il popolo a deciderlo nelle votazioni del prossimo 30 novembre
Introdurre l’obbligo di prestare un servizio civico a beneficio della collettività e dell’ambiente per tutti i cittadini svizzeri, donne comprese. È quanto chiede l’iniziativa popolare «Per una Svizzera che si impegna (iniziativa Servizio civico)», in votazione il 30 novembre prossimo. Il progetto vuole trasformare il servizio militare in un servizio civico obbligatorio, che potrebbe essere svolto sia nell’esercito che nella protezione civile, ma anche in ambiti come la sanità , l’agricoltura, l’istruzione e la protezione dell’ambiente.
Per Governo e Parlamento l’iniziativa va troppo lontano, tra l’altro imponendo costi eccessivi per Confederazione e Cantoni. Gli oppositori sostengono che il testo è ingannevole e servirebbe soltanto a rafforzare l’esercito. Inoltre andrebbe a scapito delle donne che già svolgono quotidianamente una mole significativa di lavori non retribuiti, dalla cura familiare al volontariato in una moltitudine di ambiti, poco riconosciuti. Secondo i fautori, invece, il servizio civico rafforzerebbe il sistema di milizia e la coesione sociale. Stando a recenti sondaggi, il progetto verrebbe bocciato dal 68% degli interrogati. L’iniziativa è stata lanciata da un comitato diretto da Noémie Roten, soldata e giudice militare. Ha ricevuto l’appoggio di vari deputati federali, sia di sinistra che di destra, che nel progetto vedono una risposta concreta alle difficoltà di reclutamento per l’esercito e la protezione civile. Sono favorevoli anche il Partito verde-liberale (PVL), il Partito evangelico (PEV), il Partito pirata e i giovani del Centro.
Costi per le indennità di perdita di guadagno
L’iniziativa Servizio civico va dunque oltre l’attuale obbligo di prestare servizio nell’esercito (per motivi di coscienza, si può optare per il servizio civile, con una durata pari a 1,5 volte quella del servizio militare) o nella protezione civile. Ogni anno attualmente sono circa 35’000 le persone che sottostanno all’obbligo di servire. Circa 28’000 militano nell’esercito, nella protezione civile o nel servizio civile. In totale si registrano annualmente circa 8 milioni di giorni di servizio, con costi per le indennità di perdita di guadagno che ammontano a 800 milioni di franchi e oneri provocati dall’assicurazione militare per 160 milioni. Le persone che non prestano alcun servizio – circa 7000 – devono versare una tassa d’esenzione, che frutta circa 170 milioni di franchi all’anno. Se l’iniziativa fosse accolta, il numero delle persone sottoposte all’obbligo di prestare servizio raddoppierebbe a 70’000 e, di conseguenza, si moltiplicherebbero per due anche i costi annui per le indennità di perdita di guadagno (1,6 miliardi) e quelli per l’assicurazione militare (320 milioni). L’iniziativa esige che gli effettivi dell’esercito e della protezione civile siano garantiti, senza tuttavia precisare la strategia per raggiungere questo obiettivo.
Le persone che non possono essere arruolate nell’esercito e nella protezione civile dovrebbero svolgere un servizio di milizia equivalente, ciò che comporterebbe la creazione di nuovi posti d’impiego. Al riguardo il comitato d’iniziativa cita alcune possibilità in vari ambiti: prevenzione delle catastrofi, assistenza o sicurezza alimentare. Spetterebbe poi al Parlamento fissare in una legge quali servizi di milizia sarebbero riconosciuti, con i relativi investimenti e la struttura amministrativa. Per i sostenitori della proposta si tratta di una riforma equilibrata dell’obbligo di servire. Attualmente solo un giovane su tre presta servizio. Con l’approvazione dell’iniziativa – ricordano – i giovani di ambo i sessi potranno acquisire competenze pratiche che rappresentano un prezioso complemento alla loro formazione scolastica e professionale.
Donne nell’esercito
Il Servizio civico – sostengono sempre i fautori – consentirebbe di mettere donne e uomini sullo stesso piano. L’accesso all’esercito aprirebbe alle donne le porte di settori per loro finora inaccessibili. Si tratterebbe di un cambiamento radicale in seno all’esercito, dove le donne non sarebbero più l’eccezione e dove le condizioni sarebbero per loro probabilmente più favorevoli. Tuttavia il comitato d’iniziativa garantisce che, per le donne, non vi sarebbe un obbligo esplicito di servire nell’esercito. Qual è la posizione degli oppositori? Oltre che dalla maggioranza parlamentare e dal Consiglio federale, l’iniziativa è avversata da un comitato che raggruppa membri dell’intero spettro politico elvetico. In sostanza, per loro questo progetto causerebbe danni all’esercito come pure all’economia e rafforzerebbe le inuguaglianze tra uomini e donne. Il capo del Dipartimento federale della difesa Martin Pfister sostiene che l’iniziativa è «eccessiva». L’attuale obbligo di prestare servizio si prefigge di fornire abbastanza personale alle due organizzazioni di sicurezza, ossia l’esercito e la protezione civile. Tuttavia, con il reclutamento di 70’000 persone all’anno, il servizio civico supererebbe nettamente il fabbisogno delle citate due organizzazioni di sicurezza.
Gli oppositori rilevano pure la contraddizione tra libera scelta del servizio e la garanzia degli effettivi dell’esercito. Risultato: al posto di rafforzare il sistema di milizia, l’iniziativa tenderebbe ad indebolirlo. Inoltre il servizio obbligatorio avrebbe non poche conseguenze per la società , ai livelli familiare, scolastico, sanitario, agricolo e aziendale. Ne risentirebbero soprattutto le imprese. Infatti circa il doppio di persone rispetto a oggi si assenterebbe dal posto di lavoro per espletare il servizio obbligatorio. I partiti di sinistra temono poi che l’iniziativa possa favorire il dumping salariale, in particolare nei settori delle cure o del sociale.
Oltre al raddoppio dei costi che il servizio civico comporterebbe, a suscitare critiche è soprattutto il suo impatto sull’esistenza delle donne. Esse già oggi sostengono gran parte del lavoro domestico, educativo e di cura, contribuendo in modo decisivo al bene comune, senza che questo venga adeguatamente riconosciuto e valorizzato. Con l’introduzione di un servizio civico obbligatorio, le donne si vedrebbero costrette ad assumere ulteriori mansioni nei settori delle cure, della scuola, dell’ambiente e dell’agricoltura. Secondo il Consiglio federale, imporre loro nuovi compiti significherebbe andare decisamente contro il principio di uguaglianza di genere.
