Altri campioni: incontro con Fabrice Descloux, allenatore della nazionale svizzera
Tennistavolo paralimpico: così viene comunemente chiamato questo sport. Uno dei giochi preferiti dai bambini durante le pause scolastiche o nei pomeriggi d’estate in piscina. Il suono è sempre lo stesso: ping pong.
È quel medesimo ritmo che accompagna anche la nostra intervista a Fabrice Descloux, nella palestra del Centro paraplegici di Nottwil. Qui, però, a colpire la pallina non sono bambini, ma atleti adulti. Il suono resta identico, solo più intenso e veloce.
Attorno a noi domina il verde dei tavoli da tennistavolo – così si chiama ufficialmente quando il gioco diventa sport. A praticarlo oggi è la squadra paralimpica svizzera, guidata proprio dal suo allenatore nazionale, Descloux.
Condurre l’intervista in palestra, però, si rivela presto un’impresa. La cadenza del «ping-pong» è costante, quasi ipnotica. Racchetta, pallina, tavolo, racchetta, pallina, tavolo… un ritmo incessante che ci costringe a cercare un luogo più tranquillo. Ci spostiamo in una sala del Centro medico di Swiss Olympic, che gli atleti conoscono bene, poiché vi si recano ogni anno per i test fisici di routine.
Obiettivo di Swiss Table Tennis e di Sport Svizzero in Carrozzella è la diffusione del tennistavolo paralimpico
Da questa prospettiva sopraelevata possiamo osservare l’intera palestra. Colpisce subito la presenza di numerosi atleti in carrozzella, accanto ad altri con disabilità diverse. È il punto di partenza perfetto per comprendere meglio il mondo del tennistavolo paralimpico.
«Come puoi vedere – spiega Descloux – esistono diverse categorie nel para tennistavolo, che è uno degli sport paralimpici più importanti sin dal 1960. Gli atleti sono divisi tra chi gioca in carrozzella e chi gioca in piedi con disabilità.»
Le categorie sono undici, suddivise in base al grado di disabilità. Categorie 1–5 per atleti in carrozzella. Più il numero è basso, maggiore è l’impatto della disabilità sul gioco. Nelle classi 1 e 2 sono coinvolti anche gli arti superiori. Categorie 6–10: per atleti in piedi. Anche qui, più il numero è basso, più la disabilità limita i movimenti. Le classi 6, 7 e 8 interessano almeno un arto inferiore, mentre le classi 9 e 10 riguardano disabilità più lievi o meno visibili. Categoria 11: riservata ad atleti con disabilità intellettiva.
«Inoltre – aggiunge Descloux – esistono competizioni organizzate da Special Olympics per atleti con disabilità mentale, mentre la PingPongParkinson promuove attività e tornei per persone affette dal morbo di Parkinson.»
La maggior parte degli atleti della nazionale svizzera paralimpica gioca in carrozzella.
«Il regolamento è praticamente identico a quello del tennistavolo per persone normodotate – spiega Descloux. Le uniche differenze riguardano il servizio: è vietato l’effetto retroattivo (la palla che torna verso la rete) e non si può servire dai lati corti del tavolo. Nel doppio, i giocatori in carrozzella non devono colpire la palla a turno, come avviene nel tennis. È inoltre permesso adattare la presa della racchetta con un’ortesi o una fascia, se necessario. Tutti i giocatori in carrozzella, indipendentemente dal tipo di lesione, colpiscono la palla molto presto dopo il rimbalzo, generando scambi brevi e veloci. I paraplegici, grazie alla maggiore forza nella parte superiore del corpo, riescono a imprimere potenza e rapidità; per i tetraplegici, invece, tattica e posizionamento sono fondamentali. Esiste anche un colpo tecnico tipico: la chandelle rétro, una palla altissima che ricade appena dietro la rete e torna indietro nel proprio campo. Difficile da eseguire, ma molto efficace».
Lasciamo per un momento il campo da gioco e concentriamoci sulla figura dell’allenatore. Il ruolo di Fabrice Descloux si articola in tre compiti principali.
«Il primo è l’allenamento e il coaching – spiega Descloux. Pianifico, dirigo gli allenamenti e seguo gli atleti in gara. Segue la parte amministrativa, in cui Descloux si occupa di tutta l’organizzazione necessaria per garantire agli atleti le migliori condizioni possibili. Infine, la terza area riguarda il reclutamento: «Cerco nuovi sportivi motivati, con l’obiettivo di far crescere il numero di atleti della squadra nazionale.»
Una nazionale svizzera che è oggi di fatto in piena crescita, trainata da uno dei suoi atleti di punta, Silvio Keller, tre volte paralimpico e medaglia di bronzo agli Europei del 2019. Attualmente è tra i migliori 20 al mondo nella sua categoria. «Oltre a Silvio Keller, nella squadra nazionale abbiamo anche Dirk Kretschmar e Philipp Bregy. Tutti e tre sono tetraplegici. Infine, c’è Leon Schüep, che gioca in categoria 6 (in piedi) con un’amputazione congenita dei quattro arti.»
L’obiettivo di Descloux è chiaro: portare più atleti svizzeri nella top 20 mondiale nei prossimi anni.
«In Svizzera il tennistavolo paralimpico è ancora poco sviluppato – spiega Descloux. Alcuni club in carrozzella affiliati all’Associazione Svizzera dei Paraplegici organizzano allenamenti specifici, ma l’obiettivo di Swiss Table Tennis e di Sport Svizzero in Carrozzella è di diffonderlo ancora di più, rendendolo popolare e inclusivo. In Svizzera ci sono oltre 250 club di tennistavolo, e un atleta in carrozzella può tranquillamente allenarsi con un giocatore “normodotato”. Sviluppare lo sport di base è la chiave per far crescere anche l’élite».
E questo vale anche per il Ticino, dove oggi il tennistavolo è praticato in modo inclusivo e non competitivo, da persone normodotate e atleti in carrozzella. E forse a motivare ulteriormente gli sportivi ticinesi saranno proprio i Campionati svizzeri Elite e Para, in programma il 21 e 22 marzo 2026 al Centro Sportivo di Tenero: un evento inclusivo che riunirà i migliori atleti, con e senza disabilità. Un sogno che si realizza: quella di una competizione davvero aperta a tutti.
E a proposito di sogni, Fabrice Descloux ne coltiva uno in particolare: vedere la Svizzera conquistare più medaglie ai Giochi Paralimpici del 2028 o del 2032.
